Corriere della Sera 26.5.04
Mentre i vescovi chiedono la canonizzazione della regina a 500 anni dalla scomparsa, gli storici accusano: crudele con ebrei ed eretici
Santa o spietata, Isabella divide ancora la Spagna
d Mino Vignolo
MADRID - Si festeggia con mostre, convegni, biografie, restauro di monumenti dell’epoca il quinto centenario della scomparsa di Isabella la Cattolica, la grande regina che, assieme al marito Ferdinando di Aragona, unificò la Spagna nella fede cristiana, riconquistando Granada, l’ultimo regno musulmano in terra iberica, e permise a Cristoforo Colombo di scoprire l’America, fornendogli le caravelle. Isabella, grazie all’aiuto fornito al navigatore genovese, ebbe un ruolo straordinario nella evangelizzazione del Nuovo Mondo, un ruolo riconosciuto dalla Chiesa che già nel 1494, due anni dopo la scoperta dell’America, concesse alla regina di Castiglia e al marito il titolo di «Re cattolici».
Autorevoli voci dell’episcopato spagnolo, come quella degli arcivescovi Antonio Rouco Varela e Braulio Rodriguez, si sono alzate per porre il sigillo finale alla riconoscenza della Chiesa accelerando la canonizzazione della sovrana. La conferenza episcopale ha seguito l’invito ed ha chiesto al Vaticano di riesumare la causa di beatificazione che si è aperta nel 1958 ma che sembra essersi impantanata nel timore, fondato, di ravvivare polemiche. Isabella la Cattolica non fu anche la regina che, assieme al marito, decise di espellere dalla Spagna la comunità ebraica e quella musulmana.
In occasione del quinto centenario della morte è stata organizzata la mostra «Isabella la Cattolica: la magnificenza di un regno», che ha carattere nomade, si è aperta a Valladolid prima di trasferirsi a Valencia, a Santiago e a Granada. Altre rassegne minori si sono tenute a Madrigal de las Altas Torres, luogo di nascita, e a Medina del Campo, località dove la regina morì nel 1504.
Ma in Spagna non si parla solo delle iniziative. Si discute sulla santità di Isabella. E la maggioranza degli storici, pur ammirando le doti della sovrana, non sono d’accordo con i vescovi spagnoli. Manuel Fernandez Alvarez, autore della biografia Isabel la Catolica (Espasa), sostiene che la regina fu una persona devota ma non santa. «È stata una grande regina - dichiara -. Era molto religiosa e tutti i santi sono stati molto religiosi. Ma lei non era una santa. La devozione e la estrema religiosità non assicurano la santità. Era una sovrana, una posizione che implicava a volte essere giustiziera implacabile. Secondo le testimonianze dell’epoca preferiva il rigore nelle pene alla clemenza». E sulla sua figura pesa l’espulsione dal regno di coloro che non erano di religione cristiana e l’impulso dato all’Inquisizione, la caccia agli eretici e ai falsi convertiti. «Non bisogna sottovalutare episodi come quello dell’espulsione degli ebrei dicendo che erano cose dell’epoca. Ci sembra una decisione terribile, oggi, ma era terribile anche allora. E ancora più orrendo è essere bruciati vivi in un falò durante l’Inquisizione. Era così terribile e diffusa la pratica che lo stesso Papa Sisto IV, che diede il via con una Bolla all’Inquisizione in Castiglia nel 1478, chiese di porre un freno. Bisogna tenere in conto le circostanze storiche però il cattivo comportamento rimane cattivo».
Uno dei maggiori esperti di Isabella la Cattolica e della sua epoca, Antonio Dominguez Ortiz, pensa che la regina sia stata una ottima sovrana ma che il Vaticano farebbe bene a trascinare nel tempo la richiesta di beatificazione per non creare polemiche non necessarie. I difensori della beatificazione ricordano, come è scritto nel comunicato ufficiale dei vescovi, che Isabella è stata «una figura eccezionale nella impresa della evangelizzazione dell’America» e pensano che la sua intransigenza religiosa vada inquadrata nello spirito dei tempi. Allora vigeva in Europa il principio «cuius regio, eius religio», in base al quale le persone dovevano professare la religione del re o del signore del luogo in cui vivevano.
Non è d’accordo con questa tesi il segretario della Federazione delle comunità ebraiche Carlos Schorr. Ritiene Isabella indegna di «essere elevata agli altari» perché fu «intransigente con coloro che non la pensavano come lei» e quindi non può diventare, in qualità di beata o santa, un modello da imitare per le schiere dei fedeli.
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