Il Giornale di Brescia 27.9.04
Cipriano e Giustina
Sono due martiri ricordati nella liturgia romana al 26 settembre e in quella greca al 2 ottobre, dei quali si è impadronita la leggenda; cosicché risulta difficile, nella tradizione tramandata sul loro conto, distinguere la realtà dall’invenzione. Cipriano è presentato quale negromante e astrologo vissuto nella seconda metà del III secolo, il quale voleva l’apostasia della vergine Giustina; al contrario però egli stesso si convertì, fece penitenza e divenne vescovo di Antiochia; sia Cipriano sia Giustina subirono il martirio sotto Diocleziano. Un componimento poetico dell’imperatrice Eudossia, scritto nel V secolo, racconta tutto questo e precisa che i due martiri furono fatti decapitare a Nicomedia dall’imperatore, dove lo stesso Diocleziano li aveva inviati dopo averli sottoposti a lunghe torture; i loro corpi furono in seguito portati a Roma da alcuni marinai e in loro onore la patrizia Rufina fece edificare una basilica. San Gregorio Nazianzeno invece afferma in un sermone pronunciato nel 379 che il mago Cipriano, dotto in filosofia, si convertì, sì, al cristianesimo, ma fu fatto vescovo non di Antiochia bensì di Cartagine, dove si distinse con le sue virtù e i suoi scritti; durante la persecuzione di Decio, dunque verso il 250, fu prima esiliato e poi decapitato. Talché qualcuno ha identificato questo Cipriano con l’omonimo, famoso vescovo di Cartagine vissuto tra il 200 e il 258, e festeggiato il 16 settembre, il quale era un retore originario dell’Africa proconsalare che, convertitosi e ordinato vescovo, svolse un ruolo molto importante nella storia della Chiesa, compose numerosi trattati su diversi soggetti teologici, sfuggì alla persecuzione di Decio ma fu arrestato e decapitato durante quella successiva di Valeriano. Gli agiografi ritengono che, sebbene il culto di san Cipriano e di santa Giustina si sia diffuso nel Medioevo sia in Oriente che in Occidente, la loro Vita, già nota nel IV secolo, sia priva di valore storico e abbia un puro scopo edificante, e perciò il loro nome compare ora soltanto nei calendari locali. Vi si racconta, fra l’altro, che Cipriano tentò di convertire Giustina su richiesta di un pagano, certo Aglaide, che l’aveva chiesta in sposa ma ne aveva ricevuto un rifiuto poiché la giovane intendeva consacrarsi al Signore. Inutili furono tutti i tentativi e i sortilegi compiuti da Cipriano, il quale finì per riconoscere il suo insuccesso e si convertì; un lungo capitolo è dedicato al pentimento di Cipriano, che bruciò i suoi libri di magia e confessò pubblicamente i suoi misfatti; il giorno dopo ricevette il battesimo, a partire dall’anno successivo il vescovo gli conferì gli ordini sacri fino al sacerdozio e dopo sedici anni lo designò come suo successore. Durante il proprio episcopato Cipriano si adoperò in particolare a combattere gli eretici, mentre Giustina fu fatta diaconessa e messa a capo di un monastero.
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