domenica 26 settembre 2004

Firenze:
La loggia di Isozaki

Repubblica Cronaca di Firenze 26.9.04
La loggia di Isozaki
Parla Cacciari e boccia Urbani
Urbani boccia Isozaki, e Massimo Cacciari boccia Urbani. «La sua guerra al progetto dell´architetto giapponese non è una questione politica. E´ la guerra di un governo di destra ad una città di sinistra».
Il filosofo e lo stop di Urbani alla loggia su piazza del Grano

Cacciari e il caso Isozaki "Una guerra a Firenze"
I sondaggi sull´arte? "Sono risibili"
"Oggi non si può più buttare giù il vecchio Ma almeno si realizzi il nuovo"
La questione è tutta politica, se ci fosse vera volontà si potrebbe risolvere in due minuti
PAOLO RUSSO

MASSIMO Cacciari non ha dubbi: l´architettura e la cultura nel caso Isozaki hanno ceduto il passo alla politica. Anzi alla cattiva politica. Per il filosofo, deputato dal ?76 all´83, sindaco di Venezia dal ?93 al 2000, oggi deputato europeo e consigliere regionale, è ormai solo «la guerra volgare che un governo di destra sta facendo a una città guidata dal centrosinistra. La vicenda specifica del progetto Isozaki non c´entra nulla con i problemi generali relativi agli interventi architettonici e artistici: se ci fosse la volontà la questione si risolverebbe in due minuti». Difficile dargli torto ripensando alla famosa telefonata del ministro Urbani che annunciava informalmente allo stupefatto sindaco Domenici l´annullamento del progetto vincitore del concorso internazionale per la risistemazione dell´uscita degli Uffizi su piazza del Grano. E, prima, andranno rammentate le imboscate di Sgarbi quand´era sottosegretario ai beni culturali, così come l´uso strumentale che del progetto sta insistentemente facendo la destra nazionale e locale.
In merito alla vicenda Isozaki il soprintendente Paolucci ha ribadito l´assoluta autonomia di giudizio e scelta operativa degli intellettuali in materia di cultura rispetto alle opinioni popolari...
«I sondaggi che si dice siano stati fatti sulla bontà dell´intervento di Isozaki sono risibili: un´opera d´arte non può esser sottoposta a referendum. È però evidente che, quando il committente è pubblico, deve tener conto delle correnti fondamentali della sua opinione pubblica. Se fossi stato Lorenzo il Magnifico mai e poi mai avrei rifatto la Fenice dov´era e com´era, avrei cercato piuttosto di creare una nuova opera. Ma avevo di fronte una città che voleva la Fenice dov´era e com´era. È di volta in volta che bisogna decidere, è assurdo dire che è il popolo a valutare la qualità di un´opera, altrettanto lo è dire che sono gli intellettuali a stabilire per conto proprio che cosa fare».
In che modo allora si può ripensare il passato visto che in Italia, a Firenze in particolare, gli interventi nel segno del contemporaneo sono destinati a suscitare ogni volta timori e risse?
«È sempre stato così e continuerà ad esserlo. In Italia c´è un concentrato di passato di tale pregnanza e di tale prepotente presenza che è più difficile che negli Stati Uniti, dove ogni trenta o quarant´anni si rifanno le case, o in qualunque altro paese europeo. Ma è comunque un problema che si pone ogni volta e ovunque ci sia una concentrazione di passato di simile valenza: ogni intervento, ogni innovazione va ripensata alla luce di ciò che è stato. Anche se ci fosse chi vuole abbattere tutto oggi non gli sarebbe consentito. Brunelleschi ha traumatizzato i suoi contemporanei, Alberti buttava giù le chiese gotiche: questo non è più possibile. La mia esperienza è ricchissima da questo punto di vista: ricordo lavori interrotti o protratti per anni per scavi archeologici al profano del tutto indifferenti. Se un paese vive della propria memoria non si può stabilire "questo vale quest´altro no" se non con larga approssimazione. Dovrebbero essere il buonsenso, la pragmaticità, la capacità di relazione fra le autorità, Comune e Soprintendenze, fra Soprintendenze e Ministero, a dettar legge. Non ci possono essere regole astratte e universali».
Qual è la sua opinione in merito alla vicenda Isozaki?
«È una follia di Urbani che fa a pugni con ogni principio autonomistico e federalistico, una delle tante prepotenze dilettantesche e odiose di un governo di destra in guerra con una città di centrosinistra. Ma le due questioni, ripeto, sono scisse: a differenza dei secoli dal Cinquecento al Settecento oggi non è più possibile demolire nulla, questo ha degli aspetti a volte positivi a volte negativi. Ma il progetto Isozaki, ecco l´equivoco, non butta giù nulla, e se non si può più demolire si possono però fare delle cose nuove: questo sì che dovrebbe essere non solo possibile ma anche auspicabile».