lunedì 13 settembre 2004

l'arte preistorica

Il Giornale di Brescia 12.9.04
L’arte preistorica è il più grande archivio dell’epopea umana
Nella psiche degli antenati

Pubblichiamo uno stralcio della prolusione del fondatore e direttore del Centro camuno di Studi preistorici, creato 40 anni fa, al XXI Simposio internazionale di Valcamonica sull’arte preistorica e tribale. Come abbiamo riferito ieri, il prof. Emmanuel Anati ha anche ipotizzato una lingua comune a tutti i popoli preistorici del pianeta formata da un «alfabeto» di 28 ideogrammi.
Emmanuel Anati

Come consuetudine, i Simposi di Valcamonica propongono nuovi orizzonti, non si limitano a decantare il passato e non sono teatri per esibire erudizione e nozionismo. Anche quest’anno esploriamo territori vergini e molto di inedito sarà detto. Già lo vediamo dai testi delle comunicazioni. Lo studio dell’arte preistorica e tribale sta raggiungendo nuove frontiere. Grazie all’arte si ricostruiscono inediti capitoli di storia dell’uomo, si scoprono le sue vicende emotive, concettuali ed esistenziali. L’arte rivela la psiche di antenati vissuti migliaia di anni fa. L’arte rivela anche le remote origini della religione e del pensiero filosofico. L’arte ci mostra alcuni meccanismi del sistema cognitivo della mente umana nel corso dei millenni. Tutto ciò da un nuovo spessore al nostro bagaglio culturale. Ed è in tale ottica che accogliamo cultori di discipline diverse. Il XXI Simposio Internazionale di Valcamonica apre un nuovo capitolo nella storia della ricerca dell’arte preistorica e tribale, nuove prospettive vengono dalla cooperazione tra archeologia, antropologia e storia dell’arte, con filosofia, semiotica, psicologia, psichiatria, storia delle religioni e storia culturale dell’uomo. Si tende ad una visione globale della cultura e dell’essenza stessa dello spirito della nostra specie, fin da quando i nostri antenati sono definiti Homo sapiens ed hanno cominciato a produrre arte. 50.000 anni di storia dell’umanità prendono una nuova dimensione grazie a questa sinergia innovativa ed alle sintesi che ne derivano... Il 1° Simposio di Valcamonica del 1968, segnò la presenza dell’arte rupestre camuna nella cultura mondiale, aprì la strada che condusse al riconoscimento dell’arte rupestre della Valcamonica come primo titolo italiano nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Ma anche e soprattutto si concepirono allora, in un comune impegno, le linee e gli orizzonti della ricerca sulle origini dell’arte e dell’intelletto umano. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. La dimensione intellettuale della ricerca archeologica nel settore dell’arte preistorica e tribale, il concorso che tale ricerca offre ad altre discipline, il ruolo che viene a ricoprire tra le scienze dell’uomo, hanno raggiunto uno sviluppo che ben pochi avevano previsto e che taluni ancora forse non realizzano pienamente. Le scienze umane sono ad una svolta storica. Nei simposi passati abbiamo coniugato archeologia e antropologia, con estetica e storia dell’arte, abbiamo trovato comuni denominatori tra arte preistorica e storia delle religioni, abbiamo studiato le tracce dei miti e dello sciamanismo nell’arte preistorica, analizzato la logica e le funzioni cognitive rivelate dall’arte, definito paradigmi di semiotica di grafismo. Abbiamo cercato di ampliare gli orizzonti dell’archeologia e della paleontologia. Ogni Simposio è stato una sfida e finora le sfide sono state vinte. Ci auguriamo che ciò avvenga anche per questo XXI Simposio. La sfida oggi è quella di ampliare la sinergia ed il coinvolgimento di varie discipline per la comprensione dell’uomo, della sua epopea... ovvero, della nostra epopea. Dobbiamo approfondire, confrontare e raffinare le nostre nozioni. Il progresso della ricerca è inarrestabile, ma non vi sono soluzioni definitive... L’arte preistorica rivela brani eccezionali della storia dell’umanità. I dati si accumulano. Migliaia di anni di preistoria si stanno trasformando in storia, aprendo nuovi orizzonti alla conoscenza del passato, dell’identità dell’uomo e delle sue culture. L’arte esprime la fame e la sazietà, momenti di vita sedentaria ed episodi di nomadismo, influenze culturali e migrazioni, ci rivela origini dei popoli e del popolamento di vasti territori. Ci dice quando vi fu guerra e pace e quando non esisteva la parola pace perché non c’era guerra. Alcuni popoli cacciatori, ancora oggi, non hanno il termine pace nel loro vocabolario perché non ne hanno bisogno. L’arte preistorica mostra periodi di tranquilla coesistenza e periodi di violenze, svelando anche la dinamica delle relazioni sociali la struttura sociale da periodo a periodo, da popolo a popolo. L’arte preistorica rivela le vicende del pensiero, i sentimenti e le sensazioni e spesso permette anche di giungere alle cause della condizione umana. Ma rivela ben altro; ogni opera d’arte preistorica racconta un brano di vita, un pensiero, un’emozione che ci perviene dal lontano passato. Sta a noi di saperne leggere i messaggi. È il più grande archivio esistente dell’epopea umana: milioni di immagini, in migliaia di siti, in oltre 160 Paesi del Pianeta. L’arte è un comune denominatore di tutta l’umanità. Si è dato inizio all’impresa di memorizzare, alla ricerca di contenuti, di paradigmi e di concetti, questo immenso archivio che ci restituisce 50.000 anni di storia. Il progetto Wara è in atto ed avremo, modo di parlarne. È un’impresa di grande impegno intellettuale, alla quale già alcuni di voi stanno partecipando. Questo XXI Simposio avviene in un momento particolare. Commemoriamo 40 anni da quel giorno del 1964 in cui fu fondato il Centro camuno di Studi preistorici. Commemoriamo anche i 100 anni, approssimativi, dalla prima comunicazione, orale o scritta o riferita, ma che comunque vi fu, sull’arte rupestre della Valcamonica. Ma il momento particolare non viene tanto dalla scadenza delle date quanto dalla realtà in cui viviamo, un mondo che ha urgente e grande bisogno del calore della cultura e dell’emozione della ricerca per colmare temibili vuoti, un mondo che si trova a disagio, pervaso da violenza, rischi di catastrofi ecologiche ed etniche, mentre la tendenza a risolvere i piccoli problemi senza pensare a quelli grandi è un segno di instabilità. Quale funzione possono avere le scienze umane in questo contesto? Quale deterrente può esservi contro la violenza? Quale richiamo può esservi per la saggezza e per i valori dell’intelletto umano? A fronte di tale stato di incertezza, le attività per la cultura e per la ricerca scientifica promuovono tendenze benefiche alla cooperazione, alla comprensione, all’impegno verso temi edificanti che concernono lo spirito e l’essenza dell’intelletto. Eppure la cultura, l’incentivazione della ricerca, lo stimolo a portare i giovani verso interessi sani e costruttivi, sono una concreta via per costruire il futuro, per superare le angosce del presente... Tra le manifestazioni di questo simposio ve ne sono alcune che hanno il senso dell’iniziazione, come il concerto di musica con strumenti preistorici di Walter Maioli e del suo gruppo, o la presentazione di Martin Gray dei luoghi sacri del suo mondo mistico. Altre hanno il senso della rivelazione, come quelle degli psicoanalisti che esamineranno la psiche dell’uomo dall’arte preistorica o quelle che analizzeranno il profondo significato religioso e concettuale, della relazione tra l’arte e gli spazi che questa occupa. Questi eventi offrono la cornice nella quale la nostra settimana ci mostrerà la dinamica e lo spirito creativo del mondo scientifico e culturale, nella prospettiva multidisciplinare e multinazionale che esso propone in questa sede, per una migliore comprensione dell’umana avventura... Possiamo dunque sperare in un futuro più cosciente, più ricco di cultura che, in sintesi, significa un migliore livello di vita, una più serena prospettiva per la società umana. I mali, per essere risolti, richiedono volontà, propizio stato d’animo, e richiedono anche una visione della strada che l’uomo sta seguendo e del bivio al quale egli sta ormai giungendo. Portare coscienza e conoscenza, capire il fenomeno uomo, serve a capire chi siamo, da dove veniamo e dove ci stiamo dirigendo. Serve a capire le ragioni e le vie del malessere e del benessere e quindi a capire un po’ meglio come siamo fatti, e capire è il passaggio obbligato per andare oltre.