"Liberazione" 8 ottobre 2004
Le lettere
Cattolici e comunisti
Il Cristianesimo di Cristo e quello di Paolo, il burocrate
Ma quali compagni di strada Caro direttore,
premetto che non sono un settario, concordo sull'utilità di allearci con chiunque nella battaglia concreta contro le guerre imperialiste. Ma da questo a cominciare una più o meno sotterranea opera di "riabilitazione" (anche parziale) degli eredi dei carnefici non solo e non tanto dei vari Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Galileo Galilei, ma, per restare molto più vicino a noi, dei militanti antifascisti in Spagna nel '39, in Jugoslavia nel '41-'45, a Tall-al-Zaatar e in genere nel Libano tra gli anni '70 ed '80. Quindi, per favore, va bene non demonizzarli, ma nemmeno "santificarli", quali fossero "compagni di strada" nostri nella battaglia per un mondo più libero e giusto!
Flavio Guidi
Due culture comunque diverse
Caro direttore,
nel dibattito in corso sul rapporto tra comunisti e cattolici un interrogativo di fondo cui cercare di rispondere è: il progresso umano, dalla metà dell'800 ad oggi ha smentito o confermato la critica marxiana della religione? A me pare che è proprio il progresso, inteso come aumento delle conoscenze e del livello di civilizzazione che, se non vogliamo usare assolutisticamente la parola "conferma", certo accredita seriamente tale critica:. Il primato della razionalità laica e scientifica è conquista di civiltà irrinunciabile ormai, insieme alla ridefinizione dell'umanesimo secondo concezioni introdotte proprio dal pensiero comunista: lo stesso stato italiano al suo livello più alto di stato di diritto si riconosce nei valori della laicità, della aconfessionalità, del pluralismo, della democrazia e può farlo perché a suo fondamento non pone soltanto la Costituzione, ma anche la revisione del Concordato con il Vaticano, correggendo quindi significativamente l'art. 7 della stessa Costituzione. Certo il dialogo con i settori validi del mondo cristiano va bene, ma come dialogo tra culture comunque diverse.
Pasquale Vilardo