martedì 26 ottobre 2004

ONU
sulla clonazione umana

Repubblica 26.10.04
Due giorni di discussioni e scontri, nessuna risoluzione. Italia, Usa per la proibizione completa; Giappone, Cina e Francia favorevoli a studi sulle staminali
Clonazione, il duello blocca l'Onu
In 63 vogliono il bando totale, 20 chiedono quella terapeutica
ARTURO ZAMPAGLIONE

NEW YORK - Due giorni di scontri e discussioni ideologiche al Palazzo di vetro sulla clonazione umana non sono stati sufficienti a risolvere i contrasti tra due schieramenti. Da un lato, appoggiati dal Vaticano, ci sono 63 paesi, tra cui l´Italia, gli Stati Uniti e il Costa Rica (primo firmatario di una mozione presentata alla commissione giuridica dell´assemblea generale) che chiedono il «total ban», la proibizione totale di ogni forma di clonazione.
Da un altro lato, una ventina di stati capeggiati dal Belgio, tra cui Francia, Gran Bretagna, Giappone, India, Cina, vogliono escludere dal divieto le cellule staminali e altre forme di clonazione «terapeutica» (chiamata così per distinguerla dalla clonazione «riproduttiva»), in modo da incoraggiare le ricerche per la cura dell´Alzheimer, del Parkinson, oltre che dei traumi alla spina dorsale.
Il duello tra i due fronti ha portato l´Onu a una fase di stallo. Sono tre anni che si punta alla firma di una convenzione ad hoc; tutti i 191 membri delle Nazioni Unite sono d´accordo per mettere al bando la clonazione «riproduttiva» di essere umani, ma il contrasto sull´inclusione delle staminali blocca ogni decisione. Anche perché la commissione del Palazzo di vetro è abituata a procedere su base consensuale, cioè senza il ricorso al voto.
La rigidità dei due fronti è accentuata dalle elezioni presidenziali americane. George W. Bush e John Kerry hanno posizioni molto diverse sulle cellule staminali: il primo è in favore della assoluta libertà di ricerca, sbandierando l´appoggio ricevuto da Christopher Reeve, il Superman di Hollywood morto all´inizio di ottobre. Il presidente, invece, è contrario per ragioni etiche alla clonazione embrionale e dal 2001 ha limitato i finanziamenti federali agli embrioni già esistenti.
Anche il governo italiano - secondo quanto ha spiegato in commissione l´ambasciatore italiano all´Onu Marcello Spatafora - ritiene che sia falsa la distinzione tra clonazione «riproduttiva» e «terapeutica». Quest´ultima, infatti, viene di solito intesa come la creazione di embrioni umani per scopi di sperimentazione scientifica, dopo di che vengono scartati, «negando loro il potenziale di diventare esseri umani». Spatafora ha ricordato le promettenti ricerche sulle cellule staminali adulte, ricavate dal sangue del cordone ombelicale, mettendo in guardia i sostenitori della clonazione «terapeutica»: «Non c´è ragione - ha detto l´ambasciatore - perché il progresso scientifico debba avvenire a spese della dignità umana». La comunità scientifica internazionale è però allineata sull´altro fronte: non vuole che considerazioni etico-religiose siano d´ostacolo alla ricerca. «Bisogna anche arrivare al più presto al divieto della clonazione "riproduttiva", per neutralizzare le iniziative di medici senza scrupoli», ha insistito il rappresentante del Belgio Marc Pecsteen, proponendo come compromesso (ma inutilmente) tre alternative per la clonazione «terapeutica» a livello dei singoli stati: vietarla, imporre una moratoria o sottoporla a regole severe.
Non è chiaro, ora, come si uscirà dallo stallo. Tre le soluzioni: innanzitutto andare al voto. La seconda strada è quella di un rinvio all´anno prossimo, magari con la creazione di un comitato ad hoc che approfondisca nel frattempo la questione. La terza è di accontentarsi di una dichiarazione politica, la quale, con linguaggio diplomatico, vieti ogni forma di clonazione umana in contrasto con la dignità umana. Una formula ambigua, questa, che ognuno dei due schieramenti potrebbe interpretare come una vittoria.