martedì 2 novembre 2004

Cogne

Repubblica 2.11.04
La procura di Torino sospetta che tracce di sangue nella casa siano posteriori al delitto di Samuele
"Hanno fabbricato prove false" indagati i Lorenzi e i loro periti
Cogne, l'accusa è calunnia. Il vicino Ulisse Guichardaz parte lesa
La "controinchiesta" dell'avvocato Carlo Taormina si sarebbe rivelata un boomerang. Perquisite ieri le abitazioni dei tre consulenti
di MEO PONTE

TORINO - Sono durate sino a tarda sera le perquisizioni della polizia e dei carabinieri di Torino nelle case-studio di Enrico Manfredi, Claudia Sferra e Giuseppe Gelsomino, il team di investigatori della difesa di Annamaria Franzoni che da accusatori sono ora diventati accusati. Si è infatti trasformata un boomerang la "controinchiesta" sull´omicidio di Cogne sbandierata per mesi dall´avvocato Carlo Taormina.
Le prove «alternative», quelle che secondo il legale erano clamorosamente sfuggite ai carabinieri del Ris e alla Procura di Aosta e che avrebbero dovuto scagionare Annamaria Franzoni, condannata a trent´anni per l´assassinio del figlio Samuele, hanno guadagnato alla madre di Cogne una nuova accusa: quella di calunnia. Con lei sono accusati dello stesso reato il marito Stefano Lorenzi, i consulenti medico-legali dell´avvocato Taormina, Enrico Manfredi e Claudia Sferra e l´investigatore privato Giuseppe Gelsomino.
È la nuova sconcertante svolta nel caso Cogne, arrivata dopo che l´11 ottobre i tre periti, nominati dalla procura di Aosta per esaminare le nuove «prove» presentate dalla difesa di Annamaria Franzoni (un´impronta digitale trovata sulla porta della camera da letto dove fu ucciso il piccola Samuele e diciotto macchie di sangue scoperte in garage), avevano depositato le loro conclusioni, spiegando che sia l´impronta che le tracce erano successive al delitto e forse sistemate di proposito.
In particolare l´impronta digitale era risultata non appartenere a nessuno delle ventisette persone entrate nello chalet di Montroz la mattina del delitto, e tanto meno ai consulenti delle difesa che giuravano di aver scoperto i nuovi indizi in un sopralluogo effettuato a sorpresa la notte tra il 27 e il 28 luglio scorso. Sarebbe stata applicata dopo l´esame al luminol effettuato da Manfredi e Sferra. Il fascicolo aperto dalla procura di Aosta su questa parte d´inchiesta è stato quindi trasmesso alla procura di Torino, dopo l´iscrizione nel registro degli indagati per il reato di calunnia di Annamaria Franzoni e suo marito Stefano Lorenzi.
I magistrati torinesi, i sostituti Annamaria Loreto e Giuseppe Ferrando, coordinati dal procuratore capo Marcello Maddalena e dal suo aggiunto Maurizio Laudi, hanno fatto il resto indagando con la stessa accusa i due consulenti e l´investigatore privato Giuseppe Gelsomino, autore del dossier contro Ulisse Guichardaz, il guardiaparco di Cogne, ripetutamente indicato dalla difesa della Franzoni come il vero assassino di Cogne. Alla calunnia si è aggiunta anche la frode processuale.
Ieri pomeriggio le minuziose perquisizioni nella abitazione dei tre, i cui telefoni erano da settimane sotto intercettazione, in cerca di una traccia della manipolazione degli indizi. Stefano Lorenzi e la moglie sono invece indagati per aver firmato l´esposto in cui erano raccolte le accuse contro Guichardaz consegnato il 30 luglio dall´avvocato Taormina alla procura generale di Torino.
Questi ultimi clamorosi sviluppi segnano un ribaltamento delle posizioni: Ulisse Guichardaz, sottoposto per mesi ad un insinuante linciaggio mediatico, perdinato e controllato, è ora finalmente riconosciuto come parte lesa. Gli accertamenti dei carabinieri di Aosta hanno stabilito che gli «indizi» raccolti dall´investigatore Gelsomino erano un cumulo di idiozie.
«Spero che tutto questo serva per arrivare alla verità» ha commentato serafica Annamaria Franzoni. Contro la sua condanna a trent´anni per l´omicidio del figlio sabato scorso i suoi avvocati hanno presentato la richiesta di appello.