lunedì 22 novembre 2004

l'arte preistorica

Repubblica 22.11.04
Parla l'archeologo Andrew Colin Renfrew, vincitore del premio Balzan
QUELLA PREISTORICA FU VERA ARTE
"La vivacità delle immagini di Lascaux ci lascia senza fiato"
PAOLO VAGHEGGI

ROMA. Si può cominciare a parlare di arte sin dal periodo preistorico? Andrew Colin Renfrew, una delle personalità più importanti dell´archeologia mondiale, grande specialista del periodo preistorico, che in questi giorni ha ricevuto il premio Balzan (nelle varie sezioni è stato assegnato anche a Nikkie Keddie, Michael Marmot, Pierre Deligne e la comunità di Sant'Egidio) a questo tema ha dedicato un intero capitolo del suo ultimo libro (Figuring it out, Thames&Hudson).
Alla domanda fornisce una duplice risposta: «Una è il concetto moderno di arte, qualcosa creato per mere ragioni estetiche, qualcosa che appartiene in realtà al Rinascimento. La nozione per cui il capolavoro appartiene a un artista geniale è un'idea del Rinascimento. Sono assolutamente certo che nessuno avesse idee simili ai tempi della preistoria. Questa, dunque, è una delle risposte alla domanda. Ma ampliamola: è possibile ammirare a buon diritto la bellezza dell´arte preistorica? Qui la risposta è: certamente sì. Quando guardiamo alla vivacità di alcune delle immagini di Lascaux o della caverna scoperta di recente in Francia, la grotta Chauvet, che risale a circa trentamila anni fa, più antica quindi di Lascaux, quando osserviamo l´immediatezza di queste immagini restiamo senza fiato. Sono animali quasi a grandezza naturale. Li troviamo bellissimi e pertanto, da questo punto di vista, possiamo definirli arte. Un altro esempio sono le prime sculture cicladiche, quelle alte sculture marmoree presenti nelle isole Cicladi, in Grecia, risalenti al 2.500 a. C. Non furono realizzate come opere d´arte. Dunque, non sono arte. D´altra parte, ovviamente sempre dal nostro punto di vista, sono grande arte, esattamente come le opere di un Brancusi o di un Henry Moore o di qualsiasi altro artista. Penso quindi che, sì, facciamo bene ad ammirarle e a considerarle alla stregua delle opere d´arte moderna».
Perché testimonianze artistiche così alte si trovano in una certa area franco-spagnola?
«Se discutiamo dell'arte rupestre del periodo paleolitico è vero che si concentra nella Francia meridionale e nella Spagna settentrionale. Con le grotte di Altamira, anche la Spagna è molto importante sotto questo aspetto. Abbiamo poi alcuni esempi in Italia: anche essa ha un suo ruolo. Ma nel periodo paleolitico, ossia prima dell´8.000-9.000 a. C., non troviamo un'arte comparabile in nessun'altra parte del mondo. Le ragioni ci sono ignote. Vi sono grotte di calcare nelle Americhe e in Australia. Abbiamo tracce di pitture degli aborigeni australiani di quel periodo. Al confronto, tuttavia, sono alquanto semplici. Gli archeologi non sanno ancora spiegarsi come mai solo l´arte rupestre franco-cantambriana ha queste magnifiche, stupefacenti pitture animali».
Era più alto il grado di civilizzazione degli abitanti di quest'area?
«È questo che lascia perplessi. Circa sessantamila anni fa la specie umana lasciò l'Africa e si diffuse nella maggior parte del globo. Già all'epoca delle pitture francesi, abbiamo l'Homo sapiens in Australia, India e Cina, forse non in America, ma di sicuro in tutto il resto del mondo. Ma allora perché cose tanto meravigliose sono nate solo in certe zone? La sola risposta possibile è che forse, a volte, la caccia era più facile, i grandi animali come ad esempio i cervi erano più facili da cacciare in certe zone. Non è una buona spiegazione, ma questo è, io credo, uno dei misteri della preistoria».
Una svolta può arrivare dai nuovi studi sul periodo preistorico.
«Un passo avanti decisivo è arrivato con la datazione al carbonio. Per la prima volta abbiamo avuto un metodo che ci ha consentito di datare lo sviluppo delle culture in diverse parti del mondo, un metodo sganciato dalle ipotesi. Questo è stato uno dei grandi motori del cambiamento nello studio dell'archeologia preistorica. Un altro progresso molto recente è dovuto all´applicazione degli studi sul Dna: gran parte di quanto abbiamo appreso proviene dall'analisi di campioni di esseri umani viventi e dalla successiva osservazione delle analogie o delle differenze per quanto riguarda gli alberi genealogici. Grazie a questo metodo, è chiaro che la nostra specie, l'Homo sapiens sapiens, ha avuto origine nella sola Africa, e sappiamo anche quando: all´incirca 120 mila anni or sono. Stiamo cominciando a imparare molte cose sulla storia delle origini e della diffusione della nostra specie grazie agli studi sul Dna. In precedenza, ci si basava solo sui fossili rinvenuti nelle caverne e nelle falde in Africa e altrove, mentre oggi il Dna ci apre nuove strade. Tutte le nostre conoscenze della preistoria si stanno evolvendo in questo decennio grazie a quegli studi. Altre cose cambieranno con lo studio dei meccanismi di funzionamento del cervello. Quando capiremo meglio come funziona il cervello e come sono emerse le capacità del tutto speciali degli umani, quando sapremo meglio cosa cercare e come trovarlo, allora scopriremo anche cose ancor più interessanti sul periodo preistorico».