giovedì 16 dicembre 2004

il Guggenheim a Roma

IL MESSAGGERO 16.12.04
GUGGENHEIM E ROMA, ATTRAZIONE FATALE
Eventi - Raffaele Ranucci, presidente delle Scuderie del Quirinale, parla della megarassegna del museo newyorkese. Che arriva a marzo con 80 capolavori di Van Gogh, Matisse e altri grandi maestri
di Fabio ISMAN

«Saranno almeno 80 opere, quasi mai viste in Italia; anche degli autentici capolavori», spiega Raffaele Ranucci, il presidente delle Scuderie del Quirinale e di Palazzo delle Esposizioni: da marzo a giugno, di fronte all'edificio in cui lavora e vive il Capo dello Stato, approderanno dipinti che "hanno fatto" la storia dell'arte moderna e contemporanea. Dalla Donna con pappagallo di Renoir, una delle prime opere al rientro a Parigi dal servizio nei corazzieri (1871),che eterna Lise, modella a lungo preferita, fino all'immenso Autoritratto (tre metri per tre) di Andy Warhol, passando per un Van Gogh del 1888, Paesaggio con neve; per un Monet nell'autunno veneziano del 1908, quando già era dedito alle Ninfee (Palazzo Ducale visto da San Giorgio); o il Matisse dell'Italiana (1916); dei Kandinsky del 1909, o Chagall del 1913 (Il calesse volante); un de Chirico (Il pomeriggio gentile) del '16, metafisico ferrarese con tanto di dolci e pani, esposto al Salon d'Antin di Parigi nello stesso anno; Picasso degli Anni 30 e Léger, fino a Lichtenstein, Jasper Johns, Rothko, Pollock. «Tesori di un binomio zio-nipote, cui dobbiamo la conoscenza almeno di Kandinsky, ne comprano oltre 150, e Pollock», continua Ranucci; «ed aver stabilito un rapporto con i Guggenheim Museums, New York,Venezia e BiIbao, ci fa immenso piacere». «Ci sarà anche la scultura di Calder, che di solito è al centro del Guggenheim nella Grande Mela; ci proponiamo di spiegare come gli Stati Uniti hanno rielaborato la grande pittura europea», aggiunge Enzo Siciliano, a capo del comitato scientifico; «e la mostra sarà uno dei momenti del "nuovo spirito" delle Scuderie: vogliamo crescere, dopo il molto che è già stato fatto nel passato», spiega.
Perché i capolavori dei musei Guggenheim (Solomon che sposa una Rothschild, e Peggy che a Venezia chiude da "dogaressa" una parabola davvero incredibile) non sono tutto. Nel 2006, a primavera, andrà in scena Antonello da Messina; oltre 40 opere: quante nessuno ne ha mai esposte. E, in autunno, la Cina: «Quella del primo Impero, dei guerrieri di terracotta di Xian e speriamo di poterne portare anche un carro, degli abiti a filigrana d'oro e delle giade», dice Siciliano; «e ci ha molto aiutato anche il recente viaggio del Presidente Ciampi». Mentre Ranucci aggiunge che «il Sindaco ci segue assai da vicino: chiede e s'informa quasi ogni giorno». L'azienda Scuderie-PalaExpo ha appena varato la sua prima programmazione triennale, e non è affatto un rigurgito di pianificazione socialista: «La cultura è anche economia; è anche un lungo prevedere il futuro. Nessuna città ha sei luoghi capaci dimostre da oltre 50 mila visitatori», dice Ranucci; «con una tale offerta, occorre puntare sulla qualità e sugli eventi; aumentare il numero dei visitatori, e allungare il breve soggiorno medio dei turisti a Roma, nemmeno quattro giorni; con occhi attenti al bilancio: 11 milioni dieuro di spese, 4,5 che provengono dal Comune, un utile di 4.000 euro; per la prima volta, il costo che pesa sulla collettività scende sotto il 50 per cento». E questo, mentre è ancora chiuso Palazzo delle Esposizioni, che, dice il direttore generale, Rossana Rummo, «forse riaprirà con una mostra dedicata al famoso regista Stanley Kubrick; prevediamo coproduzioni con la Tate Gallery di Londra e il Beaubourg di Parigi, dove ho avuto colloqui di recente».
Intanto, però, la rassegna sugli Anni del Rock migrerà alla Stazione Termini. «Il problema», spiega Ranucci, «è che tutte le mostre che totalizzano svariate decine di migliaia divisitatori, quelle che garantiscono incassi prestigiosi, ruotano sempre attorno agli stessi autori, o temi: bisogna diversificare; battere altri sentieri; sapere inventare qualcosa di nuovo». Così, arriveranno anche gli Omayyadi: una mostra curata da Eugenio La Rocca e PaoloMatthiae (lo scopritore di Ebla) sulla dinastia dei califfi arabi, nella Siria e Giordania di 1250 anni or sono; e, inagibile il Palazzo delle Esposizioni, in quello dell'istituto per la Grafica a Fontana di Trevi, l'ultima mostra realizzata "in proprio" dal celebre fotografo Henry Cartier Bresson. Perché, sancisce Ranucci, dalla cui azienda dipendono anche le Case del Cinema e del Jazz (che s'aprirà ad aprile), «la cultura non può che essere soprattutto qualità».
Quella dei dipinti collezionati da zio e nipote Guggenheim: «Per capire come grandi raccolte private diventano poi un museo globale» (Siciliano).Un secolo d'immensa pittura: da fine '800, Cézanne, Manet, Seurat, il Doganiere Rousseau, fin quasi ai giorni nostri, attraverso Braque e Picasso, ma anche Boccioni e Balla, Klee e Mondrian. «Comprare un'opera al giorno» era uno dei motti di Peggy, l'ultima "dogaressa" di cui è appena stata tradotta in Italia un'interessante e voluminosa biografia (Anton Gil, Peggy Guggenheim, una vita leggendaria nel mondo dell'arte, Baldini Castoldi Dalai, 490 pagine): e, tra i dipinti suoi e dello zio Salomon, che saranno esposti nella primavera romana, si vede che ha mantenuto assai bene l'impegno. «L'accordo con i tre musei Guggenheim è il primo d'altri che intendiamo stipulare; per portare nella nostra città la grande pittura del mondo, ed esportare magari quella italiana meno remota che, troppo spesso, non ha saputo o potuto varcare i nostri confini. E con uno sguardo attento soprattutto ai giovani: non si può immaginare la cultura come un fatto d'élite, ormai non più; anche perché bisogna badare pure ai bilanci, no?», conclude Ranucci.