lunedì 20 dicembre 2004

sinistra
Bertinotti, prima dell'incontro della GAD di oggi

Repubblica.it 20.12.04
Fausto Bertinotti non fa marcia indietro e replica a Fassino
"No a compensazioni che sanno di vecchia politica"
"Se i partiti boccciano Vendola
si aprirà la crisi dell'alleanza"
di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Segretario Bertinotti, Fassino propone alcune soluzioni per il rebus-regionali. La prima: usiamo il criterio più semplice scegliendo il candidato che ha le maggiori chance di vittoria.
"Diciamo subito che quando noi indichiamo Vendola per la Puglia, pensiamo che abbia tutte la carte in regola per battere Fitto. Le scelte però vanno fatte anche in nome del pluralismo altrimenti ci pieghiamo alla logica dei sondaggi. E seguendo la logica dei sondaggi Lula non avrebbe mai corso per la presidenza del Brasile, cioè non sarebbe oggi il presidente del Brasile. Affidarsi esclusivamente ai sondaggi significa la morte della politica. Bisogna sempre far valere il progetto politico".
Altra strada indicata da Fassino nell'intervista a Repubblica: non è detto che chi non prende un governatore oggi non abbia un incarico nelle giunte domani. In parole povere, assessorati e vicepresidenze.
"È una proposta che non prendo in considerazione. Sa di vecchia politica. Intendiamoci, non ho nessun atteggiamento di fastidio verso la composizione delle forme di governo, ma sono lontano dalla politica dello scambio o della compensazione".
Al vertice di oggi quindi lei va con la candidatura di Vendola per la Puglia.
"Non vedo una sola ragione per rinunciare alla candidatura di Vendola. E al vertice ci sarò con la forza di questa posizione. So che è un passaggio molto impegnativo. Investe il nostro modo di fare politica, che non è la politica dei ricatti, ma chiede di sapere se esiste o meno uno spirito di coalizione, di dare valore a tutte le esperienze della società, al rapporto tra la coalizione e la società civile. Non riconoscere questi argomenti significa mettere in crisi le forme di rappresentanza, la stessa capacità democratica della coalizione. In questo senso registro alcuni segnali preoccupati: il disagio di Michele Santoro, l'esperienza dei girotondi che sentono il bisogno di tornare in piazza. Sulle regionali si misura la capacità del centrosinistra di fare davvero un'alleanza. E un'alleanza veramente democratica".
Vendola è gay. Esclude un pregiudizio sessuale sul suo nome?
"È evidente che nella Grande Alleanza Democratica questo è un argomento indicibile. Ma spero che non sia un pensiero recondito di qualcuno".
Funziona la mediazione di Prodi?
"C'è uno scambio di opinioni, ma la candidatura di Vendola è un punto, come dire, non mediabile, è un problema che ha una sola soluzione, non dodici".
Qualcuno nel centrosinistra comincia ad affacciare l'ipotesi che Rifondazione non sia poi molto cambiata dal '98, che sapete solo sfasciare.
"Non l'ho sentito dire da nessuno, anzi tutti sostengono che la nostra candidatura è pienamente legittima, che è una buona candidatura. Se qualcuno dicesse quello che riporta lei ci troveremmo di fronte a una forma davvero eccessiva di arroganza: noi subiamo l'ostracismo di alcuni e poi veniamo accusati di essere quelli che vogliono sfasciare".
Se Vendola perde le primarie pugliesi, accetterete l'esito della consultazione?
"Il criterio base delle primarie è 'una testa un voto'. E dà a ogni elettore che sia interessato alla coalizione di centrosinistra, la possibilità di esprimere una preferenza. Tutto il resto, assemblee o platee di grandi elettori, sono 'secondarie' anziché primarie. Un corpo intermedio della democrazia, un elemento importante ma non decisionale".
Quanto influiscono gli equilibri del prossimo congresso di Rifondazione nella battaglia per Vendola?
"Nessuna influenza, zero assoluto. Sono passati tre anni dal precedente congresso di Rifondazione e non sono cambiati gli equilibri nei gruppi dirigenti rispetto ad allora. La maggioranza autosufficiente in cui io sto, ha sempre avuto lo stesso rapporto numerico con le minoranze interne e in tre anni ha avviato la collaborazione con il movimento, ha fatto lo strappo con lo stalinismo, ha scelto la strada della non violenza. Quello che voglio dire è questo: la Gad pensi alla sua consistenza, che al mio congresso ci penso io".
Cosa succede se Vendola viene bocciato dai partiti della Gad?
"Se avvenisse una cosa del genere, sarebbe la manifestazione della crisi dello spirito della coalizione, che è la precondizione perché una coalizione esista. E segnerebbe una crisi"

Corriere della Sera 20.12.04
Il Prc insiste: in Puglia deve correre uno di noi
[...]
Bertinotti: candidato premier, ora chiedo io le primarie
Il leader di Rifondazione: mi viene voglia di sfidarli. I Ds temono l’offensiva della sinistra radicale
di Francesco Verderami

ROMA - Le Regionali sono un problema per Prodi, ma stanno per diventare un problema anche per Fassino. Perché Bertinotti ha visto la mossa con cui sottrarsi allo scacco, ed è pronto a giocarla. Sa di non poter rompere l’intesa con il centrosinistra per una candidatura a «governatore», ma non può cedere ai diktat degli alleati, né assoggettarsi a quella dinamica nell’alleanza che ricorda tanto l’Ulivo del ’96, e in cui si è sentito ingabbiato alla convention di Milano. Così, sul nome di Vendola in Puglia, nei giorni scorsi aveva issato un muro. Il Professore se n’era reso conto quando ha tentato di ammorbidirlo, esponendosi come garante in vista degli accordi futuri: «Chiedimi qualsiasi cosa, Fausto, sul programma o su altro. Scrivimelo su un pezzo di carta, e io m’impegno fin da adesso, personalmente. Però troviamo una soluzione per uscire dai pasticci». Il leader del Prc era stato inflessibile: «Mi spiace Romano, ma non accetto compensazioni». Il nodo era politico, e politicamente andava sciolto. Non è stato Prodi ma Fassino a cercare di chiudere il contenzioso, rilanciando le primarie in Puglia per scegliere chi, tra il diellino Boccia e il comunista Vendola, sarà il candidato a «governatore» per la Gad. Bertinotti è propenso a lavorare attorno a questa opzione, «ma devono essere primarie vere, non quelle preparate da D’Alema». Il punto non è se il presidente dei Ds - che si muove da dominus nella regione - accetterà l’ipotesi di compromesso a cui si oppone. Il punto non è nemmeno se le primarie si svolgeranno prima o dopo le feste natalizie, se si allargherà il numero di attori, se verranno coinvolti cioè la società civile, gli iscritti e i militanti di centrosinistra.
Dietro questa mossa si cela piuttosto la controffensiva del capo di Rifondazione, che ha un congresso difficile da gestire con un partito in ebollizione. Ed è chiaro che il confronto in Puglia vedrà vincente l’esponente della Margherita. Ma sarà l’evento, non il suo epilogo, a garantire la vittoria di Bertinotti. Così facendo, verrà introdotto infatti il principio delle primarie, che per la prima volta daranno vita a un duello tra un rappresentante dell’area riformista e uno della sinistra radicale. Boccia contro Vendola sarà un test match in vista dello scontro tra Prodi e Bertinotti. E se il principio venisse introdotto a livello locale, sarebbe impossibile negarlo poi su scala nazionale. Ecco cosa pensa il segretario del Prc, che ai suoi ha rivelato la prossima mossa: «Mi viene voglia di sfidarli, e li sfideremo con le primarie per il candidato premier. Stavolta sarò io a chiederle».
Insomma, il sacrificio di un alfiere varrà bene uno scacco. È evidente che, se Bertinotti sfiderà Prodi, diverrà il punto di riferimento della sinistra radicale, schiaccerà i cespugli che militano nella Gad e minaccerà il fianco sinistro dei Ds, fino a sfondarlo. Se Bertinotti muoverà la richiesta ufficiale, la Quercia entrerà in fibrillazione, e Fassino - che in vista del congresso sta evitando di andare in rotta di collisione con D’Alema - dovrà trovare il modo per stoppare le primarie. Con Prodi, di fatto, c’era riuscito, posticipando l’evento al giugno del 2005, quasi trasferendolo su un binario morto. Con il capo del Prc sarà un altro discorso e, a quel punto, anche il Professore dovrà accettarle, anzi chiederle con forza: d’altronde non era stato lui a proporle?
Così il centrosinistra si approssima ai vertici di oggi. Nel fine settimana c’è stato un giro vorticoso di telefonate e non erano auguri natalizi. La lista unitaria della Fed, tanto cara a Prodi ma non a Fassino né a Rutelli, potrebbe veder la luce in Liguria, Veneto e Lombardia. Difficile che i Dl dicano sì per le Regioni del Sud, così come i Ds per quelle rosse. Quanto alla Gad, non è un caso se il socialista Boselli - fedele interprete del pensiero prodiano - inviti a prender tempo per le scelte sulle regionali. Perché, oltre al nodo Bertinotti, c’è anche il nodo Mastella da sciogliere. E’ ormai chiaro che nessuno dei due otterrà un candidato «governatore», e se il capo del Prc ha pronta la mossa per uscire dallo scacco senza rompere l’alleanza, il leader dell’Udeur minaccia invece di mollarla. Può accettare Mastella delle «subordinate» al posto della Basilicata? Pare di no, a sentire ciò che ha detto ai suoi dopo un colloquio con Prodi: «Romano galleggia, mentre gli altri decidono al posto suo. Io gliel’ho detto che questa partita di veti incrociati è un modo per farlo fuori. Parisi l’ha capito, lui mi sembra di no».