martedì 21 dicembre 2004

crocifisso in classe a Ivrea

La Stampa 21.12.04
LA POLEMICA DOPO CHE UN’INSEGNANTE LO HA TOLTO DALLA PARETE
Crocifisso in classe
A Ivrea è scontro
tra scuola e studenti
Il simbolo religioso portato da un ragazzo: «E’ la nostra cultura»
Il preside: «Una provocazione». Il caso oggi in Consiglio d’istituto
di Giampiero Maggio

Crocifisso sì? Crocifisso no? In questo Natale segnato dalle polemiche sull’identità del mondo occidentale e sui simboli della cristinianità e del cattolicesimo, la presenza di un piccolo Gesù in croce in un’aula scolastica provoca un putiferio all’istituto per geometri «Giovanni Cena» di Ivrea. La vicenda esplode dopo che l'insegnante di Lettere lo ha tolto dalla parete, sollevando le reazioni di un'intera classe di prima. «Lo ha strappato dal muro e sbattuto sulla cattedra: ci sentiamo offesi e indignati», si lamentano i ragazzi. «Non facciamone un caso - replica il preside della scuola, Mario Di Vittorio - La questione è più complessa, non tiriamo in ballo, per cortesia, il fatto che la scuola voglia o meno il crocifisso nelle aule». Sarà. Ma oggi il caso approda in Consiglio d'Istituto. E l’unico punto all’ordine del giorno è proprio la presenta del simbolo religioso in aula.
E' il 14 dicembre quando in prima A scoppia il finimondo. In classe ci sono una ventina di ragazzi, uno di loro ha affisso sulla parete il crocifisso. Arriva l'insegnante di lettere. E che cosa fa? Secondo gli alunni: «La professoressa è andata su tutte le furie. Per noi il crocifisso rappresenta un simbolo della nostra cultura e delle nostra religione, ma lei evidentemente è di avviso differente. Tanto che lo ha letteralmente strappato dalla parete e lo ha sbattuto sulla cattedra». Aggiungono: «Se è vero che lo Stato non impone alcun tipo di censura e nella nostra scuola ci sono anche ragazze musulmane che indossano il velo, perché a noi deve essere vietato affiggere il simbolo che rappresenta la nostra religione?».
All'istituto per geometri, un complesso dall'architettura moderna a pochi passi dall'area ex Montefibre, non si parla d'altro. Il tam tam inevitabile ha fatto il giro delle aule in un lampo, i ragazzi hanno addirittura sottoscritto una petizione inviata al preside: «L'atteggiamento dell'insegnante è ingiustificabile - scrivono -, ha offeso tutta la classe e gli alunni che si riconoscono nella religione cattolica».
I professori fanno quadrato attorno alla docente di Lettere finita nell'occhio del ciclone: «Il crocifisso è un simbolo di pace, unione e fratellanza - dice Carla Papolo, docente di Scienze -, se il ragazzo che l'ha portato a scuola lo avesse fatto con questo spirito non avrei avuto nulla da ridire. Il problema è che la sua è stata un'azione provocatoria, quasi a voler differenziare un gruppo di alunni dagli altri».
Il preside non immaginava che questa storia potesse prendere una piega del genere. E' disponibile a parlarne e lo fa nell'aula insegnanti dove, in un angolo, è affisso anche il crocifisso. Nelle aule il simbolo religioso invece non c'è: qui ha vinto il concetto di laicità della scuola. «Noi non siamo contrari a priori - spiega Di Vittorio - qui ci sono ragazzi musulmani, ebrei, testimoni di Geova e dobbiamo rispettare la volontà di tutti. Sarà il Consiglio d'Istituto a decidere se quella classe potrà avere il crocifisso in aula oppure no».
E' una vicenda destinata a far discutere, anche se i docenti avrebbero preferito che questa storia rimanesse circoscritta all'interno del «Cena». La polemica sollevata da Abdel Smith, capo dell'unione dei musulmani di Italia che chiedeva l'eliminazione dei crocifissi dalla scuola, è stata la prima di una lunga serie. Mentre il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti aveva più volte sottolineato la sua volontà di riportarli in classe. E' sufficiente un rapido controllo in rete attraverso un qualunque motore di ricerca per capire quanto sia acceso il dibattito su questo tema.
«Qualcuno vuole strumentalizzare la vicenda - puntualizza il preside - e questo è anche il pensiero dell'insegnante di lettere. Non ha senso sollevare un polverone per nulla».