sabato 20 marzo 2004

la Consulta laica di bioetica

La Stampa 20.3.04
DALLA FECONDAZIONE ASSISTITA ALL’EUTANASIA:
UN DOCUMENTO DELLA CONSULTA LAICA DI BIOETICA
Nascere e morire, ognuno è libero di scegliere


«I movimenti politici non hanno potuto evitare di affrontare in Parlamento il problema della fecondazione assistita, collegata strettamente ai temi altrettanto importanti della definizione dello stato dell'embrione e della utilizzazione degli embrioni per la produzione delle cellule staminali. I temi sono stati affrontati non tanto per risolverli nel senso più positivo e concretamente democratico, corrispondente alle possibilità offerte dalla scienza e alle attese dall'opinione pubblica, ma per chiudere ogni apertura a queste attese e togliere di mezzo, nel senso più restrittivo, ogni ulteriore possibilità legislativa in questo campo.
In contrasto con questo miope e pericoloso atteggiamento del legislatore, il Comitato Nazionale per la Bioetica ha preso posizione sul tema del living will o “direttive anticipate” sulla questione dell'eutanasia con delle aperture che speriamo vengano accolte nel disegno di legge che il governo dovrebbe definire. Ma purtroppo nella cultura e nella politica italiana si continua a registrare una scarsa attenzione per tutto ciò che può promuovere le scelte individuali e fare aumentare i gradi di libertà delle persone, rendendo possibili stili di vita diversi e atteggiamenti differenti anche di fronte ad aspetti fondamentali dell'esistenza, come la sessualità, la procreazione, la sofferenza e la morte. La Chiesa cattolica ha continuato a fare valere le proprie posizioni in fatto di bioetica, ma soprattutto a pretendere che esse siano imposte per legge. I movimenti politici non hanno avuto il coraggio di opporsi apertamente alle tesi cattoliche, in parte per timore di perdere consensi, in parte per sudditanza culturale.
La fecondazione assistita è stato l'unico tema su cui si sia legiferato ancora una volta inutilmente o meglio negativamente. Al di là di posizioni trasversali più coraggiose e incisive, i partiti della sinistra hanno proposto un timido compromesso di retroguardia, mentre i partiti di centro e di destra si sono dimostrati disposti ad accogliere tutti i divieti richiesti dalla Chiesa. E tutte le parti hanno dato l'impressione di cercare il massimo consenso con il risultato, ben noto, di una legge restrittiva incurante dei diritti della donna, per certi aspetti incostituzionale, come abbiamo da tempo sostenuto. Oltretutto, la legge sulla fecondazione assistita ribadisce una netta chiusura nei confronti dell'utilizzazione delle cellule staminali di origine embrionale, facendo valere in questo campo norme che derivano soltanto da preoccupazioni repressive della sessualità e dal presupposto che gli embrioni siano persone a pieno titolo fin dal primo momento.
Nonostante la riluttanza ad affrontare i problemi bioetici si è tuttavia imposto alla pubblica attenzione il problema dell'eutanasia. Per preparare un disegno di legge il Ministro ha richiesto un parere al Comitato Nazionale per la Bioetica che ha approfondito il problema fino a preparare un testo che potrebbe venire tramutato in un disegno di legge. Si tratta di un testo compromissorio ma che nelle grandi linee riconosce l'impostazione che sull'argomento ha da sempre proposto la Consulta di Bioetica.
Al di là del riconoscimento del diritto del paziente a esprimere le “direttive anticipate” e ad essere assistito da un tutore, il documento pone ancora un limite all'autonomia del paziente, perché il medico potrebbe non riconoscere automaticamente valide le sue indicazioni, anche se si impone al medico di scrivere sulla cartella clinica le motivazioni di una sua eventuale decisione “negativa”. Un risultato importante è il riconoscimento, almeno nei casi “estremi”, della possibilità di sospendere non solo la terapia farmacologica o chirurgica ma anche quella di sostegno (idratazione - alimentazione parenterale), una condotta finora considerato tabù, in quanto assimilabile a una eutanasia passiva.
Un qualche progresso si è ottenuto con l'emanazione del regolamento che ha reso effettive le innovazioni introdotte con la recente legge sulla prescrizione e sull'uso dei farmaci antidolorifici. Anche questo dovrebbe però essere considerato soltanto un inizio. Infatti la lotta al dolore si è modellata finora soprattutto sulla fenomenologia propria delle malattie oncologiche, per le quali sono stati effettivamente ottenuti successi significativi. Ma sempre più emergono i problemi posti dalle malattie genetiche, da quelle degenerative, da quelle cardiovascolari, dai postumi dei traumatismi. Questi casi esigono una strategia apposita per affrontare il problema della sofferenza, una strategia che a volte dovrà prevedere una corretta condotta procreativa (diagnosi prenatale, aborto), altre volte il ricorso alle direttive anticipate e all'eutanasia.
In questa prospettiva occorre che si eviti di richiamarsi alla medicina palliativa, utile nell'affrontare un certo tipo di sofferenze, per non affrontare domande urgenti, che molti vorrebbero trascurare per ragioni religiose o ideologiche o per pura opportunità politica».
Il Documento, prendendo spunto dalla lotta contro il fumo e altre misure restrittive in nome della salute, non si nasconde il pericolo di un certo «proibizionismo sanitario» che solleva nuovi problemi di interferenza tra norme sanitari e libertà personale e di inquinamento dell'informazione.
«Le campagne sui possibili danni alla salute derivanti dagli OGM (organismi geneticamente modificati) o dai campi elettromagnetici, spesso accompagnate da veri e propri interventi dei poteri pubblici, tendono a diffondere un'informazione falsa, molto dannosa. L'uso del termine “biologico” per indicare tutto ciò che è buono e fa bene è del tutto fuorviante. Su questo punto tuttavia una nota positiva è rappresentata dall'apertura del Vaticano verso gli OGM, stimolata dalla necessità di affrontare in modo finalmente concreto il problema della insufficienza di cibo che affligge tanta parte della popolazione del globo.
Uno dei compiti che finora la bioetica ha ignorato, ma che dovrebbe affrontare, è costituito proprio dallo studio delle interferenze tra medicina, pubblici poteri. libertà personale e corretta informazione».