mercoledì 26 gennaio 2005

Il Messaggero mercoledì 26 Gennaio 2005
Delitto di Cogne
Parla lo psichiatra Fornari

IL PERITO CHE VISITÒ LA FRANZONI: «NELLA SUA MENTE C’È IL CAOS»


Milano - «Annamaria Franzoni è malata, c'è il caos nella sua mente». Lo rivela in un'intervista al settimanale “Oggi” (che ne ha fornito un'anticipazione) il professor Ugo Fornari, docente di psichiatria forense all'Università di Torino, uno dei nove psichiatri che, nel luglio 2002, sottoposero la Franzoni al test per capire se fosse capace di intendere e di volere. Fu proprio Fornari - consulente del pm - che si dissociò dalle conclusioni raggiunte dai periti nominati dal Gip e dai periti della difesa: quando loro conclusero che la signora Franzoni era sana di mente e aveva piena capacità di intendere e di volere, lui contestò punto per punto le loro valutazioni. A distanza di tre anni, per “Oggi” (in edicola oggi) il professor Fornari ha accettato di rileggere la perizia e di circostanziare le contestazioni e le osservazioni che mosse al lavoro dei suoi colleghi. «La signora Franzoni - dice Fornari - ha un evidente disturbo nel funzionamento e nella struttura della sua personalità, un funzionamento borderline: offre di sé un'immagine ordinata, precisa, ineccepibile ma dietro questa facciata c'è il caos. Fa fatica a stabilire i confini, a distinguere tra mondo esterno e mondo interiore, tra realtà e fantasia. Il test di Rorschach, dieci tavole che indagano nel profondo la struttura e il funzionamento della personalità, evidenziò con chiarezza questo disturbo. Inoltre la Franzoni era una persona depressa, da mesi». Sul motivo che avrebbe indotto la Franzoni ad un gesto estremo, il professor Fornari spiega, secondo quanto anticipato: «La signora Franzoni, che è una persona molto attenta alla perfezione formale, molto controllata, posto che come dice la sentenza di primo grado abbia ucciso suo figlio, potrebbe aver voluto eliminare l'elemento imperfetto, il suo prodotto “mal riuscito”. La testa grossa, la testa calda di Samuele, era lo specchio della sua fallibilità». E Fornari contesta anche il comportamento tenuto dai suoi colleghi durante il test: «Tutti, persino il professor Barale, stimato psichiatra con un curriculum di alto profilo, invece di indagare dentro quell'angoscia preferirono fermarsi, essere cauti. Prevalse un atteggiamento protettivo, quando lei pianse ci fu chi le prese la mano. Secondo me, i periti dell'ufficio l'hanno trattata da paziente, non da perizianda. Hanno temuto di scatenare scompensi emotivi gravi cosa che, in effetti, sarebbe potuta succedere. Non andare sino in fondo però ha penalizzato il risultato degli incontri, che non avevano come obiettivo un progetto terapeutico, ma la valutazione di uno stato di mente».