venerdì 21 gennaio 2005

è morto l'ex combattente partigiano prof. Nicola Badaloni

Corriere della Sera 21.1.05
ADDII
Badaloni, filosofo marxista


Nicola Badaloni, docente universitario e intellettuale marxista, è morto ieri a Livorno. Aveva 80 anni. Dal 1971 al 1993, Badaloni (che era stato anche sindaco di Livorno durante la ricostruzione) era stato presidente dell’Istituto Gramsci. Laureato in filosofia alla Normale di Pisa, aveva tra l’altro curato libri su Vico, Bruno e Gramsci.

La Stampa 21 Gennaio 2005
MORTO IL FILOSOFO
Badaloni un marxista nel Seicento
Gianni Vattimo


SE ne va con Nicola Badaloni un altro grande esponente del marxismo italiano che, come il suo più anziano collega Eugenio Garin, anche lui recentemente scomparso, si era mosso sulla scia di Gramsci e proprio per questo anche a difesa della tradizione del pensiero italiano, e della sua capacità di funzionare come base per il rinnovamento culturale e politico della nostra società. A questo indirizzo di fondo rispondevano le sue minuziose e documentatissime ricerche sulla filosofia italiana del Seicento, su Tommaso Campanella, e soprattutto su Giovan Battista Vico. Contrariamente, o anche solo in modo complementare, alle posizioni di Croce, Vico veniva collocato da Badaloni sullo sfondo della tradizione barocca, letta non nel modo esclusivamente polemico al quale ci aveva abituati la critica crociana. Vico era da lui applicato, per dir così, a Vico stesso, letto cioè in dialogo con la storia di quella cultura retorica, giuridica, letteraria che a molti appariva come ingombrante fardello pre- o anti-moderno, e che invece dava sostanza alle straordinarie intuizioni della Scienza nuova.
Quasi contemporanee sono le due sue opere più significative, l'Introduzione a Giovan Battista Vico, del 1961, e quel Marxismo come storicismo (1962) che ebbe una notevole eco nel dibattito marxista di quegli anni, quando cominciavano a delinearsi i contrasti tra le letture strutturaliste di Marx (Della Volpe, Colletti) e i sostenitori delle interpretazioni classiche, che non potevano prescindere dai rapporti con lo hegelismo e, attraverso questo, con il pensiero italiano. Un po' paradossalmente, non è il marxismo alla Badaloni che oggi appare obsoleto, ma proprio quello dei suoi avversari, discepoli italiani di Althusser (e, senza voler maramaldeggiare sugli ultimi esiti politici di Lucio Colletti, da ultimo discepoli di Popper).
Pur avendo sempre difeso l'anima storicistica del marxismo, Badaloni fu tutt'altro che sordo alle novità filosofiche di origine francese o anglosassone: impressiona rileggere oggi l'intervento che scrisse per il volume collettaneo curato da Aldo G.Gargani su La crisi della ragione (uscito nel 1979), dove la sua voce di marxista «classico» si collocava con autentica autorevolezza (e piena conoscenza della mutata situazione filosofica) tra quelle di molti filosofi più giovani divenuti poi maestri delle generazioni successive.