venerdì 21 gennaio 2005

nostalgie
"DUX" in provincia

Corriere della Sera 21.1.05
Il Comune a guida An commissiona una pavimentazione che rievoca la bonifica pontina. Lo scrittore Pennacchi: sarà solo paccottiglia
Mosaici con il Duce a Latina. «E’ la nostra storia, porteranno turisti»


Tre passi dopo il portone del municipio, sotto i portici: l’amministrazione comunale di Latina ha deciso di «riqualificare il centro storico» e per questo proprio lì, nello spazio di quei tre passi, le mattonelle verranno presto sostituite da un mosaico con il volto di Benito Mussolini. Il bozzetto è pronto da settimane e «posso dirlo io che l’ho visto: riprodurremo il Duce come merita. Con lo sguardo bello e fiero che aveva in certe foto d’epoca...», annuncia l’assessore alla Qualità urbana Maurizio Guercio, appena venuto via dalla festa per il decennale di Alleanza nazionale, che il sindaco Vincenzo Zaccheo, finiano doc, ha organizzato nel teatro Gabriele D’annunzio. C’è poco di casuale in questa cittadina che fu fondata con il nome di Littoria il 30 giugno del 1932 e dove, pochi mesi dopo, il 18 dicembre dello stesso anno, Benito Mussolini fece ingresso trionfalmente: era pronto ad annunciare la nascita di altre città (Sabaudia, Pontinia, Aprilia) e raggiante per la bonifica della pianura appena attraversata. Alle immagini di quei giorni, a certe fotografie in bianco e nero, si sono ispirati gli amministratori di Latina: Mussolini in canottiera davanti alle trebbiatrici, i trattori, i campi di grano con gli operai, con le donne che portano da bere.
«Per questo, io dico e premetto che non c’è niente di male, qui a Latina, se si usa l’immagine del Duce: il suo sguardo non evoca la guerra, la dittatura, le leggi razziali. Il Duce qui rappresenta la fondazione, l’età dell’oro. Proprio per questo, però, la giunta sbaglia»: Antonio Pennacchi è uno scrittore che conosce i luoghi, «e anche la gente».
L’assessore Guercio spera che quei mosaici possano diventare un’attrazione turistica... «Ma no... La verità è che a loro, all’amministrazione non interessa utilizzare l’immagine del Duce per costruire, per rilanciare la città del futuro: loro vogliono solo strumentalizzare la città per ritirare fuori la faccia di Mussolini». Lei pensa male... «No, io mi chiedo: ma chi avrà voglia di vedere un mosaico in stile finto primi del Novecento? È paccottiglia. Volessero davvero utilizzare l’immagine del Duce per rilanciare queste zone, commissionerebbero una statua di plastica con lui che va a cavallo... Sarebbe pop-art, piena fascino...».
Pop-art: lo scrittore suggerisce e provoca, ma poi la strada della nostalgia, a volte, è un’altra e così basta imboccare la strada provinciale e andare ad Artena, al ristorante «Il Federale»: camerati che entrano con il braccio alzato nel saluto romano e squisiti piatti fumanti di «fusilli alla nonna Rachele» che escono dalla cucina. Il busto del Duce che sorveglia, s’aspetta l’alba cantando «Faccetta nera».
Insomma non bisogna arrivare fino a Predappio (Forlì), fino alla tomba di Mussolini, presidiata dalla guardia d’onore e visitata, dicono, in media, da 3 mila persone a settimana. Per sopire qualche dose di rimpianto, basta alzare lo sguardo un po’ di chilometri prima. Per esempio, dove la via Flaminia, superati gli ultimi boschi dell’appennino umbro, si infila nella Gola del Furlo. È qui che il Duce si fermava la notte (sostò 56 volte), prima di riprendere la via di casa, della Romagna: ed è qui che alla milizia forestale, che ne sorvegliava il sonno, venne l’idea di modificare il profilo del monte Pietralata, che sovrasta la valle. Un lavoro perfetto. Che i partigiani, poi, in parte distrussero a cannonate.
Ma anche lì: un comitato di An e un sindaco Ds che, «per ragioni turistiche», vorrebbero ripristinare il profilo. Perché «il Duce può essere ancora un affare». Sarà. Ad Antrodoco, sulle pendici del monte Terminillo, ridisegnarono il bosco facendo riaffiorare la scritta «Dux». Dopo le prime foto, dopo i primi curiosi, però, solo cinghiali.