giovedì 17 marzo 2005

il nuovo libro di Vittoria Francoper la fecondazione eterologa e per la libera ricerca

Da Avvenimenti n 10, in edicola
Referendum- Da paese all’avanguardia a fanalino di coda. Nel nuovo libro di Vittoria Franco come la legge 40 fa dell’Italia il paese più arretrato d'Europa.
TABÙ IN PROVETTA
Fecondazione eterologa e libera ricerca, ciò che la destra non vuole

di Simona Maggiorelli

Come è potuto accadere che sia passata una legge come la 40? Come è potuto succedere in un paese da molti anni all’avanguardia nella fecondazione assistita come l’Italia? Con tanti centri che, fino all’entrata in vigore di questa legge il febbraio di un anno fa, praticavano la fecondazione eterologa, la conservazione degli embrioni e la diagnosi preimpianto per selezionare embrioni sani. Il fatto è che a 46 anni dalla prima proposta di legge in materia, scrive Vittoria Franco in "Bioetica e procreazione assistita" (Donzelli editore), oggi abbiamo "una legge anacronistica, che detta norme vessatorie, piena di paradossi, lontana anni luce dal sentire comune e dai nuovi modelli di vita". E questo perché, scrive la senatrice diessina " su una materia così importante, delicata, nuova, si è giocata una partita di scambio politico all’interno della maggioranza e fra questa e le gerarchie ecclesistiche". Una pagina nerissima della storia italiana e che con il prossimo referendum si spera davvero di poter cambiare. Le ragioni per votare quattro sì sono argomentate con limpido rigore in questo nuovo libro della Franco, che da filosofa e ricercatrice, smonta una ad una le argomentazioni di Chiesa e governo, ma anche di un filosofo progressista come Habermas che, da qualche tempo, ha preso a scrivere contro quella lui chiama “ genetica liberale” e le sue paventate derive. "Dove mai andremo a finire?" si domanda il filosofo tedesco. Prendendo quella che Mary Warnok chiama la posizione del pendio scivoloso, per cui in nome di un rischio remoto si rinuncia a risolvere casi concreti. Così, mentre perfino Habermas si mette a battagliare contro una fantasticata eugenetica, si impedisce a persone con gravi malattie genetiche come la talassemia di mettere al mondo figli sani e si impongono stop inderogabili a quella ricerca che potrebbe trovare una cura a malattie oggi inguaribili. E tutto, scrive Vittoria Franco, nel nome di una "confusione che si fa fra vivente e persona". Attribuire personalità giuridica all’embrione, come fa la legge 40 (nessun’altra legislazione al mondo fa altrettanto), tutelando il possibile nascituro più della madre, è un’operazione che non regge sotto il profilo giuridico e scientifico. La senatrice e responsabile nazionale della cultura per i Ds dedica i capitoli centrali del libro a questo argomento, ricostruendo il dibattito internazionale, proponendo confronti serrati con le altre legislazioni europee, suggerendo percorsi bibliografici e pubblicando in appendice alcune interessanti spigolature del dibattito in Senato. Un paio di punti ci paiono da segnalare in primis: "L’individualità - scrive Franco - è il requisito minimo per attribuire personalità giuridica, ma l’embrione nella prima fase è un’entità costruita da poche cellule indifferenziate. Attribuirgliela, dunque, è più di una forzatura". E poi citando recenti testi scientiifici e filosofici aggiunge: "solo dal momento in cui inizia una vita mentale si può parlare di persona". Habermas, dice la Franco, parla di “inviolabilità dell’embrione” perché sposta il discorso su un piano di metafisica. Ma così appunto, l’embrione diventa "entità intangibile: sacra. E nel nome di un concetto
astratto di sacralità della vita - scrive Franco - si impedisce la vita umana legata alla nascita; il venire al mondo di un essere umano compiuto". Ma c’è dell’altro. Isolando l’embrione come se fosse un’entità autonoma, capace di svilupparsi indipendente dall’utero - denuncia Vittoria Franco -"si torna a considerare la donna come un soggetto privo di dignità giuridica ed etica, come un semplice contenitore di un’entità astratta e superiore". Viene a mancare insomma quel fondamento della libertà femminile che le donne conquistarono con la contraccezione, quando finalmente la sessualità non fu più maternità come ineluttabile destino, ma scelta. E da qui a mettere in discussione la legge sull’aborto, mettendo in pratica le dichiarazioni di Buttiglione, per questa maggioranza, il passo potrebbe essere breve.