martedì 19 aprile 2005

Giovanni Sartori sui referendum

ricevuto da Lucrezia Fusco

Corriere della Sera sabato, 16 aprile, 2005
MA L'ANIMA NON HA CERTEZZE
Etica e referendum
Giovanni Sartori

Passate le elezioni regionali il prossimo tormentone (tra due mesi, il 12 13 giugno) sarà il referendum sulla legge 40. Ufficialmente questa legge è sulla procreazione assistita. In realtà la legge 40 e il referendum che ha provocato sono molto più importanti di qualsiasi elezione: investono un conflitto tra ragione e fede, tra scienza e religione, e ci viene chiesto di stabilire cosa sia la vita umana. Scusate se è poco. A mio sommesso parere era un conflitto da evitare, o comunque da gestire senza squilli di guerra e toni da crociata. «Quieta non movere», non stuzzicare le cose tranquille. È un adagio di antica saggezza. Le società occidentali sono religiosamente pacificate. Credenti e non credenti si rispettano reciprocamente, cattolici e protestanti convivono senza problemi, e la formula della libera Chiesa in libero Stato ha sinora retto alla prova. Ma questa formula invoca un delicato equilibrio che deve essere gestito con prudenza e misura. Dunque, «quieta non movere» . E invece la Chiesa di Roma in Italia è scesa in guerra. Il cardinal Ruini dichiara che nelle questioni etiche la Chiesa è sempre intervenuta e che ha il diritto di intervenire. Sì, ma «est modus in rebus», c' è modo e modo di farlo. Una Chiesa che ingiunge ai farmacisti cattolici di non vendere contraccettivi chiaramente invade il «libero Stato» e la sfera di libertà dei cittadini. E poi c' è il tono, l' eccesso di motivazione. Davvero il contraccettivo riflette una «cultura della morte»? Nel suo ultimo libro Papa Wojtyla si è scagliato contro «lo sterminio degli esseri umani concepiti e non ancora nati» . Sterminio? Come si fa a sterminare l'inesistente, e cioè esseri che ancora non esistono, visto che non sono mai nati? Secondo Giovanni Sartori, il referendum sulla legge 40 ha creato un conflitto tra ragione e fede. Il politologo, partendo dalla definizione religiosa dell'uomo, non condivide l'affermazione della Chiesa secondo cui l'embrione ha un'anima. Il motivo? San Tommaso e una dottrina millenaria in cui si stabilisce il confine dell'eresia Forse eccitato da tanta autorevole fonte, il professor Francesco D'Agostino, membro dell'Accademia pontificia Pro vita e presidente dei giuristi cattolici, si è spericolato nell'asserire che la diagnosi preimpianto non si poteva fare perché violava la privacy dell'embrione. Così prendendo in contropiede lo stesso Rodotà, il garante della materia, che ha dovuto precisare che «nessuno mai in Europa ha parlato di privacy dell' embrione». In consimile slancio il primate della Chiesa cattolica inglese, cardinale Cormac Murphy O' Connor, ha accostato l'interruzione della gravidanza agli «esperimenti di genetica dei nazisti». E se queste non sono esagerazioni, sono peggio. Riprendiamo il discorso dall' inizio: quale è la differenza tra vita in generale (anche di una rosa, anche di un moscerino) e vita umana. Io ho già risposto su queste colonne che l' uomo è caratterizzato da autocoscienza, dal sapere di sé. Questa risposta laica (o filosofica) ha molte varianti, sulle quali non mi voglio dilungare. Debbo però ribattere alla obiezione che in tal caso un ritardato mentale o anche un neonato non sarebbero mai, o ancora, un essere umano. Obiezione pretestuosa, perché le definizioni precisano categorie e sono contenitori concettuali. Non sono strumenti contabili e non occorre che acchiappino tutto e tutti; basta che identifichino e, appunto, caratterizzino. In ogni caso, la definizione religiosa è e deve essere diversa: è che l'uomo è tale perché caratterizzato dalla presenza dell'anima. Questa è una definizione che io rispetto. E mi fa specie che sia io a doverla ricordare e difendere mentre la Chiesa di papa Wojtyla scrivevo dà mostra di essersene dimenticata. Questa asserzione ha suscitato l'ira di molti lettori che ribattono: lei è proprio un ignorantone (o peggio), è ovvio che l' anima arriva con l' embrione. Ovvio? Ovvio proprio no. Questa non è mai stata la dottrina della Chiesa (né preciserò, di nessuna Chiesa). Sul punto ho già citato San Tommaso. Ma l'ha fatto ancor meglio e più estesamente di me Umberto Eco (su «L'Espresso» del 17 marzo) che è un profondo conoscitore dell'Aquinate, che ne cita ben sei passi, e che riassume così: Dio introduce l'anima razionale solo quando il feto è un corpo già formato; dal che consegue che dopo il Giudizio Universale, quando i corpi dei morti risorgeranno, «a quella resurrezione gli embrioni non partecipano: in loro non era stata ancora infusa l' anima razionale e pertanto non sono essere umani». Ignorantoni a parte, un filosofo cattolico che invece sa di queste cose mi risponde che San Tommaso «è vecchio» e che «non è necessario tornare indietro di sette secoli» . Se così, povera Chiesa. Se San Tommaso è vecchio, lo sono ancora più Sant' Agostino e la Patristica. E altrettanto vecchi sono gli straordinari dibattiti che hanno stabilito quale sia la vera fede e quale l'eresia. La Chiesa cattolica dura da duemila anni poggiando su questo imponente bagaglio teologico. Se lo si dichiara vecchio e lo si ritiene sorpassato, allora cosa le resta? Passo a precisare, come promesso, che la tesi dell'«embrione eguale persona» non è sottoscritta, che io sappia, da nessuna altra religione. Non è condivisa dalla Chiesa Anglicana e dalla maggior parte delle Chiese protestanti. Ancor più significativo, non è condivisa dalle altre religioni monoteistiche. In riferimento al Talmud, il libro sacro dell' ebraismo, la dottrina è che l'embrione diventa gradualmente persona nel secondo mese di gravidanza, e cioè quando il feto dà inizio alla formazione degli organi. Analogamente nella religione islamica l'anima entra nel corpo quaranta giorni dopo la procreazione, dal che discende che oggi viene ammessa senza problemi la sperimentazione sull'embrione. La crociata del cardinal Ruini è dunque una crociata solitaria. Può benissimo darsi che in Italia la vinca. Ma sarebbe una vittoria di Pirro votata, altrove e alla lunga, a una pesante sconfitta. Tanto più che se la vince dovrà poi ripartire in crociata contro l' aborto. Altrimenti avremmo un embrione (che fino a 18 giorni dall'ovulazione ha ancora una dimensione inferiore al millimetro e non contiene organi o tessuti differenziati) tutelato, e un feto non tutelato, comunque meno tutelato. Un evidente assurdo. A prescindere da questo assurdo, il fatto è che oramai la società cristiana dell'Occidente tiene alla vita, non accetta di morire soffrendo inutilmente, e quindi si affida alla medicina per le malattie che ci fanno soffrire e morire. La legge 40, scrive Veronesi, «è inumana e ingiusta». In Italia 30 mila bambini nascono ogni anno con gravi malformazioni. È giusto, è umano, farli nascere così? La gente teme di morire afflitta dal morbo di Parkinson o dall'Alzheimer, e la sperimentazione sull' embrione promette (forse a torto, ma questo non lo sa neanche la Chiesa) di curare malattie che ci terrorizzano. Il cardinal Ruini crede davvero che su queste questioni, su queste angosce, la gente voterà contro la medicina? Fermo restando anch' io ho fermissime convinzioni bioetiche che l'eugenetica deve essere soltanto curativa e che non deve mai imboccare la pericolosissima china di una umanità geneticamente manipolata. Allora, quando è che la vita diventa propriamente umana? La risposta che non crea problemi è la risposta ovvia, e cioè che la persona umana, l'individuo persona, è tale quando esce dall'utero della madre, quando comincia a esistere in indipendenza, da solo. Questa era l'ottica del diritto (fino alla legge 40) che stabiliva al momento della nascita l'acquisto della capacità giuridica. E questa potrebbe essere l' unica discontinuità riconosciuta dalla biologia, che deve altrimenti essere «continuista». Ma, attenzione, non è che la biologia possa sostenere la tesi dell'embrione persona. Anzi, la biologia ci mette di fronte al fatto (evoluzionista?) che la specie umana condivide con i primati, con gli animali superiori, più del 95 per cento del patrimonio genico; che il cuore (il primo organo che diventa funzionalmente attivo nella organogenesi) comincia a battere solo nella quarta settimana dopo la fecondazione; e che un altissimo numero di embrioni si perdono, e cioè che il più delle volte l'embrione non diventa un bambino. Oggi la Chiesa chiede ai giuristi cattolici e ai biologi cattolici di sottoscrivere la tesi che l'embrione è già un essere umano. Ma chi la sottoscrive lo fa come credente, non certo come giurista o uomo di scienza. Questa tesi è razionalmente insostenibile. E comunque non ci siamo lo stesso. La religione non esiste per far nascere quante più persone possibili (soffriamo già, globalmente, di sovrappopolazione), e ancor meno per prolungare artificialmente la vita (per decenni) di una vita puramente vegetale. La religione esiste per sconfiggere la morte, per promettere all' uomo la immortalità. E a questo fine occorre l'anima. Senza l'anima non c' è resurrezione dei corpi né vita eterna. E dunque la Chiesa ci deve saper dire quando arriva. Sennò rischia di non arrivare mai. La Chiesa di papa Wojtyla non ha osato smentire tutta la sua teologia (che ha sempre escluso che l'«anima razionale» arrivi all' istante del concepimento) e quindi tace, o comunque sorvola, su quando l'anima cominci ad «animare l' uomo». Ne sta risultando una religione che si appiattisce su una concezione biologica della vita, che accusa di omicidio chi lascia morire una «vita vegetativa» che mentalmente è già morta, e che fa prevalere la potenzialità di vita di un embrione sulla «vita spirituale» ( autocosciente) di chi è attualmente in vita e chiede ai progressi della medicina di essere curato. Il lascito di San Tommaso è di una ratio confortata fide. Ma oggi mi imbatto sempre più in una fede fanatizzata che emargina la ragione e la ragionevolezza. Sbaglierò, ma in tutto questo c' è qualcosa di profondamente sbagliato.