lunedì 25 aprile 2005

un bimbo autistico a Treviso

Liberazione 24.4.05
È autistico? «Nello sgabuzzino»
La maestra non lo vuole in classe

È successo a Treviso. Il padre: «Me ne vado, emigro al Sud»
Laura Eduati

Disturbava, non stava mai attento, non stabiliva nessun contatto con i compagni. E poi quel dondolare perenne della testa. Così le maestre preferivano allontanarlo dalla classe, lo rinchiudevano nello sgabuzzino dei detersivi con un foglio di carta e una penna, sperando che in questo modo quel bambino se ne stesse buono buono fino alla campanella. E' accaduto in una scuola elementare di Istrana, a una manciata di chilometri da Treviso. L'infelice protagonista di questa storia durata quattro lunghi anni è un bimbo che oggi fa la quarta elementare ed è affetto da autismo, una patologia psichiatrica che non riguarda l'intelligenza, ma porta all'isolamento emotivo e all'incapacità di stabilire relazioni normali con la realtà circostante.
A scoprire quale inferno stesse vivendo il piccolo è stato il padre, pilota dell'aviazione civile originario della provincia di Avellino e da alcuni anni residente a Istrana con moglie e due figli. Filippo, questo il nome del padre, si era accorto già tre anni fa che qualcosa non andava nel rapporto tra il bimbo e la scuola. E poiché non poteva ricevere informazioni direttamente dal bambino («Mio figlio dice poche parole, non sa esprimersi. Quindi quello che dico l'ho visto coi miei occhi»), un giorno del 2002 decise di entrare anonimamente nell'istituto. E vide ciò che sospettava: «Gli facevano fare lezione nello sgabuzzino, non con l'insegnante né con i compagni». Protestò educatamente, il signor Filippo. Disse alle maestre che capiva quanto fosse difficile stare a contatto con un bambino problematico come suo figlio, e capiva che gli facessero fare lezione isolato, per non compromettere le lezioni agli scolari «normali». Ma chiese che qualche volta gli dessero una carezza, che gli si facesse una tenerezza, che lo si coinvolgesse nei giochi in cortile. Invece nulla: «Non lo richiamavano in classe dal suo esilio nemmeno quando c'erano le festicciole di compleanno», racconta Filippo. Perché il bimbo dondolava, dondolava, non stava mai fermo, nemmeno quando bisognava stare fermi in fila. Intanto il padre scriveva innumerevoli lettere di protesta al Provveditorato di Treviso per esigere spiegazioni, «ma non mi risposero mai». Si affidò ad un' insegnante di sostegno, che tenne un diario dove descriveva la vita del bimbo a scuola. L'insegnante di sostegno venne diffidata, il diario contestato.
Ora Filippo e la moglie hanno deciso di mettere fine al supplizio del figlio («dopo quattro anni non riconosce nemmeno le sue maestre, né i compagni»), faranno i bagagli e se ne andranno dalla Marca trevigiana. «Ci arrendiamo», hanno confessato alla stampa locale. Intanto si è scoperta un'altra storia: nello stesso istituto, ad un bimbo che sputava le maestre hanno messo l'adesivo sulla bocca.