lunedì 16 maggio 2005

l'embrione

Il Tempo 15.5.05
«Quell’organismo elementare è solo un progetto di vita»

È il vero nodo della battaglia referendaria. Può l’embrione avere gli stessi diritti di un concepito? Seconco i comitati promotori assolutamente no, anche perchè, dicono, non si tratta di una vita, ma piuttosto di «un’aspettativa a nascere». Tra l’altro i referendari contestanto anche il principio per cui, secondo la legge 40, questo «progetto di vita» avrebbe gli stessi diritti degli altri «soggetti convolti» cioè gli aspiranti madre e padre. L’ovulo appena fecondato, spiega il fronte del sì, è un organismo elementare, invisibile a occhio nudo, composto da cellule indifferenziate, del tutto privo, non solo di qualsiasi capacità di sentire e pensare, ma si ogni traccia di sistema nervoso. Nell’80% e più dei casi, aggiungono, anche nella fecondazione naturale, non riesce a sopravvivere, e viene espulso con il primo ciclo mestruale. Come se non bastasse, continuano i referendari, entro i primi 14 giorni dalla fecondazione, l’ovulo può suddividersi dando vita a più gemelli. Come può essere una persona, si chiedono, se può diventare più individui? Per tutti questi motivi, concludono, si tratta di una vita di livello cellulare. L’equiparazione di un ovulo fecondato con la persona è quindi, per i promotori del referendum, espressione di una visione materialistica della vita umana che viene così ridotta a un dato puramente biologico: la fusione del dna materno con quello paterno. Inoltre, aggiungono, questa cosa non è condivisa da nessun’altra religione e, anche all’interno del cristianesimo, è avversata dalla maggior parte delle chiese protestanti e da molti cattolici. Il «popolo del sì» elenca poi una serie di principi, affermati nell’ordinamento nazionale, che sarebbero in contrasto con quanto previsto dalla legge 40. Secondo l’articolo 1 del codice civile, spiegano, la capacità giuridica, cioè l’idoneità ad essere titolari di diritti e obblighi, si acquista soltanto con la nascita. Il criterio per determinare la fine della vita umana (in Italia così come negli altri paesi occidentali) è la cosiddetta morte cerebrale. L’embrione alla stadio di sviluppo nel quale viene utilzzato per la fecondazione assistita e la ricerca non ha ancora nessuna traccia di un sistema nervoso cerebrale. La legge sull’aborto consente l’interruzione di gravidanza fino al terzo mese il che significa (secondo i referendari) che in Italia oggi, dopo l’approvazione della legge 40, ha più diritti un embrione di feto in avanzato stadio di sviluppo. Infine la legislazione italiana consente l’uso della spirale e della «pillola del giorno dopo» che impediscono all’ovulo già fecondato di impiantarsi nell’utero e ne provocano l’espulsione. Tutto ciò, secondo i promotori del referendum, è palesemente in contrasto con l’idea che l’ovulo appena fecondato abbia già un diritto alla vita. Secondo il fronte del sì, se questa norma contenuta nella legge 40, non verrà abrogata, anche la contraccezione rischia di diventare oggetto di probizioni legislative.