lunedì 20 giugno 2005

la mente e il tempo

Corriere della Sera 20.6.05
Studio italiano sul funzionamento del cervello
«La mente non si accorge del 15% del tempo reale»

Margherita De Bac
risultati della ricerca
IL MECCANISMO I nostri occhi sono in movimento continuo: si spostano da un’immagine all’altra ogni 3 secondi. Ma quello che percepiamo è un’immagine fissa
LA PERCEZIONE
Un gruppo di ricercatori italo- australiani ha scoperto che grazie a questo meccanismo costruiamo il senso del tempo: il 15% degli attimi fisici, reali, vengono in realtà persi nell’atto della percezione
ROMA - Sono in movimento perpetuo, non si fermano mai. Senza che ce ne accorgiamo i nostri occhi si spostano da un’immagine all’altra ogni tre secondi. Se al loro posto ci fosse una telecamera avremmo la sensazione di assistere a un filmino girato dalla mano malferma di un ubriaco. Eppure la nostra percezione è ben diversa. Noi vediamo immagini fisse. Esempio: la tazza poggiata sul tavolo resta immobile anche se la retina già guarda altrove, a nostra insaputa. È racchiuso in questo meccanismo la chiave del senso del tempo, della successione degli eventi che scandiscono la vita. Il tempo da noi in effetti percepito è diverso da quello fisico. Perdiamo circa il 15% degli attimi, ci sorprendono con i loro calcoli i ricercatori italo-australiani delle università Vita e Salute San Raffaele di Milano, Firenze e Western di Perth. In un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Nature Neuroscience espongono le ultime scoperte sul funzionamento del cervello impegnato a elaborare i segnali che provengono dall’esterno. «Ci domandiamo attraverso quali meccanismi il mondo per noi resta stabile anche se lo rileviamo con sensori estremamente mobili - parte da una semplice domanda per spiegare concetti complicati Maria Concetta Morrone, psicologa della percezione, laureata in fisica, prima firmataria dello studio -. La risposta è che lo scorrere del tempo, così come lo avvertiamo, è fortemente alterato, deformato. È come se avessimo al nostro interno un orologio non sincronizzato con quello posizionato al di fuori». In pratica il sistema dei neuroni non riesce a tenere il passo con gli impulsi inviati dagli occhi che si muovono tanto velocemente. Nel cercare di riorganizzarsi di secondo in secondo il cervello si attarda. Ecco perché tanti attimi gli sfuggono. «Esiste un’analogia molto affascinante tra i risultati del nostro studio e la teoria della relatività di Einstein di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla pubblicazione - fa il suggestivo accostamento David Burr, psicologo dell’università di Firenze -. A una velocità prossima a quella della luce gli orologi segnano il tempo più lentamente. Nello stesso modo si comporta il cervello quando, per controbilanciare il rapido spostamento delle immagini del mondo, vede le distanze relative compresse mentre il suo orologio interno rallenta». I ricercatori italo-australiani hanno scoperto che noi elaboriamo il tempo modificandolo rispetto alla realtà per quanto riguarda la durata e l’ordine di presentazione. Esempio un evento che si compone di A e B diventa B e A.
Ma ci sono ripercussioni pratiche nella vita dei malati, nella cura di alcune malattie caratterizzate anche dalla perdita del senso del tempo, come Parkinson o schizofrenia? «No, siamo appena agli inizi della comprensione, ma andare avanti lungo questa strada è molto importante», riconosce Morrone.