mercoledì 27 luglio 2005

"IL FOGLIO", 27.7.05

segnalato da Claudio Saba
ricevuto da Carlo Cafiero attraverso Tonino Scrimenti
(non c'è firma, ma sembra Ferrara da come scrive):

Il Foglio 27 luglio 2005
Il candidato Bertinotti si presenta invocando la Provvidenza Rossa


Roma. A un certo punto, davanti all’ennesima osservazione – genere: non basta la libertà da, ma ci vuole anche la libertà di – viene da pensare: gli sta bene, a Bertinotti, se l’è andata a cercare. Ma il segretario di Rifondazione suda, gioca col mezzo toscano, gode come un matto e si scambia carinerie con Darwin Pastorin. Il giornalista lo paragona all’Uruguay “nella partita con il Brasile del 16 luglio 1950”, che doveva essere suonato e finì col suonarla ai favoriti, lui risponde “è una meraviglia” (Pastorin, non il paragone, o magari pure il paragone). Insomma, qui in questi pochi metri della libreria Amore e Psiche, che se ci metti tutto il gruppo parlamentare di Rifondazione è già piena – e aggiungete Citto Maselli, la sorella di Ingrao, il professor Massimo Fagioli, i giornalisti, Amore e Psiche, e non ci si sta proprio – Bertinotti è felice. E più la faccenda s’aggroviglia, il tema s’impenna, il pensiero si approfondisce, più lui gioisce, sorride, s’allarga. “Nel messianesimo non conta il tempo che è passato, ma quello che resta. Noi siamo nel tempo che resta”. Fuori, nel budello di via Santa Caterina da Siena, due passi dal Pantheon, centinaia di seguaci di Fagioli (e certo che i giornalisti, animali, domandano: i fagiolini?) fanno ressa, seguono su maxischermo, applaudono professore e leader. Sarà, come dice Bertinotti, che “le parole di cui abbiamo bisogno ancora non ci vengono”, ma certo ieri per presentare la candidatura alle primarie non è stata fatta molta economia in questo senso. Non tanto da parte del segretario, per niente da parte dei giornalisti, quanto dagli estimatori presenti, dai frequentatori della libreria, dagli ammiratori del professor Fagioli. Angusto il luogo, alta la discussione, ché pure Marx “è grande quando la prende alta”, e il comunismo, che è il massimo, è appunto “indicibile perché è il massimo”. Certo, le primarie sono primarie. E quelli di Repubblica fanno debitamente incazzare Bertinotti – con la faccenda che chi vince le primarie fa pure il programma che gli pare – che li legna sul Corriere e rifiuta loro l’intervista, e li legna pure Rina Gagliardi sulla prima pagina di Liberazione sotto l’ironico occhiello: “Lieve polemica”. E la precarietà, la guerra, la pace, il Cav. e la sinistra. Che qui, secondo il direttore della libreria, è splendidamente accasata, “la nostra storia intrinseca al tormento e alla sofferenza della sinistra”, e infatti Bertinotti ammette che la candidatura alle primarie “richiede molto amore e anche un po’ di resistenza psichica”. La campagna del segretario di Rifondazione ha come simbolo il post-it, i foglietti gialli adesivi che Bertinotti chiama appunto ostinatamente foglietti dato che il post s’impiccia con l’it, con sopra la scritta “voglio” e sotto l’invito a scrivere cosa. Alza gli occhi verso il manifesto: “Mi scappa da ridere: ‘Bertinotti presidente’, diciamo che mette di buon umore”. Gli chiedono la soglia accettabile di voti per queste primarie. Lui invoca la regola del “fare come se” ed evoca la Provvidenza Rossa, ammette che se i voti di Rifondazione sono il 6 per cento, “sotto il 12 è una sconfitta, con il 12 ho preso i miei voti, sopra il 12 è andata bene e sopra il 51 ho vinto”. Queste sono chiacchiere che ci si aspetta, ma non è questo che Bertinotti aspetta, tra pile di volumi sulla “Teoria della nascita e castrazione umana” o “Istinto di morte e conoscenza". Perciò una ragazza che evoca “un letto di bandiere rosse e di falci e martelli” e vuol sapere se “è sufficiente eliminare solo la sofferenza del corpo” o non anche “la sofferenza della mente”. La folla esterna applaude, Bertinotti si dice “un po’ intimorito dalla domanda”, ma si vede lontano un chilometro (anche se per vederlo qui dentro bastano tre metri e servirebbero cinquanta telecamere di meno) che ne gode, “non penso possa essere espunto dalla politica il tema della felicità, ma quando dico espunto non dico che possa essere compreso”, e sempre soccorre tanto il più volte invocato giovane Marx, quanto Kavafis e Itaca, ché “conta non la vita ma il cammino”. Non si mette un punto che subito si riparte. Domanda: l’identità umana sta nel benessere fisico? “Madonna, quanto siete difficili”. Dal fondo, ogni tanto Citto strilla: “Voce!!!”. Fagioli è soddisfatto: “Bertinotti ha dimostrato di averci seguito sempre, ha risposto bene, è aperto e sincero”. Il candidato si affaccia sulla porta. Ovazione. Ride: “Potremmo considerare chiuse qui le primarie”. Invece gli toccherà attaccare e staccare tanti post-it. Anzi, foglietti.