sabato 2 luglio 2005

Marco Bellocchio a Pesaro

Il Mattino 2.7.05
«Il mio film comicamente folle»

Andrea Santini. Pesaro. «”Il regista di matrimoni” racconta una storia bizzarra, tanto che il padrone della casa in cui abbiamo svolto parte delle riprese, ironizzando, mi ha detto che avrei dovuto chiamarlo ”Il regista di manicomi”». Marco Bellocchio parla per la prima volta del suo nuovo e atteso film con Sergio Castellitto. Ospite della Mostra del nuovo cinema di Pesaro, che gli dedica l'Evento speciale, il regista piacentino rompe a sorpresa il silenzio e, durante un'intervista alla trasmissione radiofonica «Hollywood Party», svela particolari finora inediti del progetto, che è in fase di montaggio. «È un film comicamente folle - spiega - che affronta situazioni familiari molto realistiche, ma con un registro assolutamente lontano dalla realtà». Ambientato e girato in gran parte in Sicilia, il film è prodotto, tra gli altri da Rai Cinema, in collaborazione con la francese Filmtel. Al centro della vicenda è il personaggio interpretato da Castellitto, che torna a lavorare con Bellocchio a tre anni da «L'ora di religione». L'attore interpreta un regista di professione che, in crisi perché la figlia ha sposato un fervente cattolico catecumenale e perché gli tocca girare l'ennesima versione dei «Promessi Sposi», decide di mollare tutto e fugge in Sicilia. È qui che rimane sentimentalmente conivolto da una giovane donna che sta per sposarsi e «come uno dei Bravi di Don Rodrigo - rivela il regista - tenta di impedire con ogni mezzo il matrimonio, convinto che per la ragazza si tratti di un suicidio. ”Il regista di matrimoni” non si discosta idealmente dall’”Ora di religione” - continua Bellocchio - ma mentre quel film attaccava, provocava e denunciava l'ipocrisia di certe manovre, questo non avrà come oggetto la Chiesa cattolica». Il film - rivela ancora il regista - non potrà essere pronto in tempo per partecipare alla Mostra del cinema di Venezia: «Castellitto è dovuto volare in Cina dove si gira ”La stella che non c'è” di Amelio e io ho in sospeso ancora una settimana di riprese a ottobre». Bellocchio stasera parteciperà alla cerimonia di chiusura della manifestazione, dove presenterà in anterprima assoluta uno spezzone di 5 minuti tratto dal film. L’altro ieri, invece, ha impresso l'impronta delle mani nella prima mattonella della «Walk of Fame» pesarese, che collegherà via Rossini a Piazza del Popolo. «Certo non basta un'impronta nel cemento per restare nella storia del cinema - ha scherzato - ma è un gesto curioso e gentile, e sarebbe stato scortese da parte mia non partecipare al rito». Breve la cerimonia, con un buffo fuoriprogramma: Bellocchio aveva appena affondato le dita nel cemento quando il suo cellulare ha cominciato a suonare, senza poter ricevere risposta. Nel pomeriggio di ieri, poi, il regista è stato ospite della Galleria Franca Mancini, dove ha inaugureto la mostra «Marco Bellocchio-Quadri. Il pittore, il cineasta», realizzata dall'Associazione culturale «Il Teatro degli Artisti» in collaborazione con il Comune di Pesaro, la Mostra internazionale del nuovo cinema, l'assessorato alla Cultura della Regione Marche e Solares fondazione culturale. Fino al 10 luglio saranno esposti i bozzetti preparatori ai suoi film, compresi quelli inediti de «Il regista di matrimoni». Oggi, infine, la giornata-Bellocchio prevede anche una tavola rotonda al mattino (con Bruno Torri e Adriano Aprà, curatore dell' Evento Speciale), alla quale parteciperanno il regista e molti dei suoi collaboratori (Pier Giorgio Bellocchio, Barbora Bobulova, Gabriele Cavagoni e altri).

Il Messaggero Sabato 2 Luglio 2005
Pesaro gli rende omaggio e l’autore svela per la prima volta il suo ultimo mistero

«Io, comicamente folle»
Bellocchio parla del suo nuovo film, “Regista di matrimoni”

di CLAUDIO SALVI

PESARO - Uno spezzone di pellicola contenente cinque minuti del suo ultimo film Il regista di matrimoni . E’ questo l’omaggio che Marco Bellocchio ha voluto fare alla quarantunesima edizione della Mostra internazionale del nuovo cinema. Il festival pesarese, che alla produzione del cineasta ha dedicato quest’anno il suo diciannovesimo “Evento speciale”, premierà stasera il maestro piacentino con una cerimonia pubblica. Sarà sullo schermo della centralissima Piazza del Popolo che scorreranno in anteprima le immagini del film ancora in fase di lavorazione. Al centro della storia un regista di professione, interpretato da Sergio Castellitto, che entra in crisi con il suo lavoro e decide di mollare tutto per andare a vivere in Sicilia dove nasce una storia d’amore con una giovane donna già prossima al matrimonio. Parlando a sorpresa del suo ultimo lavoro (altri interpreti Donatella Finocchiaro, Sami Frey, Gianni Cavina, Maurizio Donadoni, Bruno Cariello), Bellocchio rompe la sua proverbiale riservatezza e ironizza: «E’ un film comicamente folle, che affronta situazioni familiari molto realistiche, ma con un registro lontano dalla realtà». Il regista, però, non vuole fare molte anticipazioni: «Ho trovato l’ispirazione vedendo uno di quegli operatori di matrimoni lavorare in spiaggia. Questo nuovo lavoro che si ricollega idealmente all’ Ora di religione è una storia bizzarra - dice - tanto che qualcuno mi ha già consigliato di intitolarla Il regista di manicomi ». E poi aggiunge che con ogni probabilità parteciperà alla Mostra di Venezia: «Non ci sono i tempi tecnici. Manca infatti ancora una settimana al termine dele riprese, mentre Sergio Castellitto è dovuto volare in Cina dove è impegnato nella lavorazione della Stella che non c’è di Gianni Amelio. E poi c’è da ultimare il montaggio».
Il regista è stato il protagonista di un’altra simpatica cerimonia. Una “Walk of fame” pesarese con il calco della mani imprese nel cemento a formare la prima mattonella di un percorso di nomi illustri che collegherà via Rossini a Piazza del popolo. Nell’occasione Bellocchio ha elogiato la rassegna pesarese: «Un festival di grande vitalità al quale sono molto riconoscente». Il cineasta piacentino doveva presentare proprio a Pesaro nel 1965 il suo celeberrimo I pugni in tasca . Non fu possibile allora ed oggi la mostra ideata da Lino Miccichè gli dedica una retrospettiva “minuziosa e di grande precisione”, oltre ad un volume di 300 pagine, entrambi curati da Adriano Aprà.