sabato 2 luglio 2005

riparte la crociata sull'aborto

Repubblica 2 LUGLIO 2005
La nuova crociata sull'aborto
MIRIAM MAFAI

FU L'ONOREVOLE Buttiglione per primo a proporre, all´inizio di questa legislatura, la revisione della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza. Provocò riserve e proteste anche tra esponenti della CdL e fu costretto a rinunciare alla iniziativa.
Ma, diciamo la verità, Buttiglione aveva visto lungo. Era soltanto in anticipo sui tempi. Oggi, a quattro anni di distanza da allora la sua proposta di revisione della legge 194, è ripartita alla grande. Con una novità. In prima linea oggi non c´è soltanto la Chiesa, che da anni conduce una sua vigorosa battaglia sull´argomento, ma anche quello schieramento di "laici devoti " altrimenti detti "teocon" che, contro i referendari, hanno difeso ad oltranza la nostra pessima legge sulla fecondazione assistita in nome del principio della sacralità dell´embrione, già persona fin dall´inizio e quindi intangibile, meritevole di completa protezione. Anche a danno della salute della donna? Sì, anche a danno della salute della donna.
Va ricordato subito che la nostra legge sulla interruzione volontaria della gravidanza, approvata dal parlamento nel 1978 e confermata dal referendum del 1981 non ignorava certo il valore della vita dell´embrione e del feto, ma, anche sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale, realizzava un bilanciamento tra i due interessi, quello della salute della madre, che è già persona, e quello della tutela dell´embrione che persona deve ancora diventare.
L´aborto non è e non è mai stato un diritto da esercitare a piacimento. È un trauma, una sofferenza, fisica e psicologica che nessuna donna affronta con leggerezza. Secondo la nostra legge la donna può farvi ricorso, entro i primi novanta giorni della gravidanza solo quando "la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comportino un serio pericolo per la sua salute" (art.4) e, dopo i primi novanta giorni solo in casi rari e drammatici in cui sia a rischio non solo la sua salute ma la sua vita, o quando siano accertati processi patologici, "o gravi malformazioni del nascituro che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna" (art.6).
È una legge equilibrata, una delle migliori in Europa, che ha cancellato la vergogna e la sofferenza degli aborti clandestini, e ridotto notevolmente quello degli aborti praticati nei nostri ospedali, numero che potrebbe essere ancora minore se nei confronti dei giovani venisse promossa una seria, massiccia campagna di informazione per il ricorso agli anticoncezionali. Non la si fa perché la Chiesa, come noto, è contraria anche all´uso della pillola e il ministro Sirchia prima e oggi il ministro Storace sono più sensibili ai richiami delle gerarchie che alla esigenza di difendere la salute delle nostre adolescenti.
La campagna che oggi si annuncia contro la legge 194 è una campagna contro la dignità, la libertà, la moralità delle donne, contro il loro diritto a decidere, responsabilmente, della propria vita. Sento riemergere nei toni dei suoi promotori il fondo misogino, mai del tutto sconfitto, della nostra società. La donna come immagine paurosa, titolare del diritto di vita e di morte sull´embrione e dunque su ognuno di noi, uscito dal suo ventre. La donna che non sarebbe degna del nome di madre quando rifiutasse di mettere al mondo un essere gravemente malformato e di accudirlo, in silenzio, per la vita. Solo chi non conosce questa sofferenza (qualcuno di noi la conosce) può condannare, dal punto di vita etico, una madre che, ricorrendo all´aborto terapeutico, vi si sottrae.
In altro modo, mi sembra si riproporrà, anche in questo caso, attorno alla figura della donna e della maternità, quel contrasto tra pensiero laico e cattolico che ha contrassegnato, almeno in parte e talvolta contro la stessa volontà di alcuni dei promotori, la campagna per la revisione della legge sulla fecondazione assistita. Con la conseguenza, inevitabile, di approfondire i contrasti ed esasperare le divisioni. Mentre una buona politica vorrebbe, su temi controversi e delicati come quelli proposti dalla insorgenza della bioetica, la ricerca paziente del compromesso possibile tra le diverse culture presenti nel paese. Ma c´è chi trova il compromesso disdicevole e adora il furore delle crociate. Prepariamoci dunque, anche questa volta, al peggio.