mercoledì 21 settembre 2005

su "Liberazione" del 20.9.05
Ateologia

Ateologia, ovvero
decristianizzare il mondo

Parla Michel Onfray, ateo, materialista e libertario in prima fila contro la rinascita della teocrazia
in Occidente come in Oriente. E mette in guardia: "il nostro unico vero bene: la vita terrena".


intervista di Claudio Jampaglia

Ateologia, un ateismo ateo postmoderno che non ha bisogno di nominare Dio. Un termine figlio di Georges Bataille che la definì «disciplina che riguarda il più generale degli interdetti: Dio, di cui la forma più divina è la negazione» ovvero «la negazione di un Dio perfetto» per porre «l'uomo davanti all'assenza di Dio». Un concetto ripreso da Giorgio Caproni nei suoi Versicoli: «Dall'isola di Bargeggi / a Capo Noli foschia. / Stamani il mare è piatto / come la mia ateologia» (Meteorologia, 1969). E ora ripreso e ampliato da Michel Onfray, filosofo libertario, autore di una trentina di testi tradotti in quattordici lingue e fondatore della Università popolare di Caen, che propone in Italia (Fazi Editore) il suo Trattato di ateologia dopo 150mila copie vendute in Francia e una infinita coda di polemiche. Un ritratto al vetriolo degli orrori teologici, denso di citazioni erudite e animato da una domanda di fondo: «Come salvarsi da Dio» se non si può uccidere «un soffio, un vento, un odore, un'aspirazione, un sogno»? Decristianizzando la vita, andando verso un'etica post cristiana (e ovviamente post islamica e post giudaica, ma anche post nichilista) dove il corpo non sia più visto come negativo, il piacere un peccato, l'intelligenza una presunzione, il godimento dei sensi una strada verso la dannazione e la terra una valle di lacrime in attesa del meglio post mortem.

Eppure Dio non è affatto morto, ma è in piena rinascita in Occidente e in Oriente, nasce da qui l'esigenza di un nuovo ateismo politico?
Semplicemente oso sperare di non dover scegliere tra la Bibbia e il Corano, rifiuto lo schema proposto perché ce n'è un altro materialista e libertario. Nel 1989 le librerie non erano invase da testi religiosi, i primi ministri alla Raffarin non si facevano fotografare a messa e i "caffè teologici" erano impensabili a Parigi. Dall'11 settembre è successo qualcosa nelle nostra società. Il mondo sembra dipinto in bianco nero, in un conflitto inevitabile tra il cristianesimo di Bush e l'islam di Bin Laden che ci rimanda a una lettura rovesciata tra bene e male simile alla Guerra fredda.

E quindi non ci resta che la decristianizzazione della nostra vita?
Nonostante nel diciannovesimo secolo sembrasse venuto il tempo per dire che Dio era morto, le energie religiose sono riprese sotto molteplici forme nell'islam come nel cristianesimo. Ora la nostra società sembra decristianizzata ma in realtà viviamo in un mondo pieno di cristianesimo, nell'architettura come nella medicina. Dio non è così morto, basta osservare l'attuale pedagogia per vedere come ancora oggi apprendiamo nella punizione, nel dolore. Oppure osservare l'idea di giustizia impregnata di valori cristiani rispetto a una dichiarata impostazione laica. Al fondo c'è sempre un'idea di bene e male per regolare persecuzioni e condanne e il libero arbitrio rimane un'invenzione per giustificare la punizione e la carcerazione. Un criminale nella nostra società è tale indipendentemente dalle sue condizioni di vita e la frequentazione dei tribunali dimostra tutti i giorni il determinismo sociale delle condanne. Pochi scelgono quello che sono nella vita. Mentre ci vorrebbe un'idea di giustizia per salvare le persone, per offrire a ciascuno la possibilità di scegliere. Nella nostra società non c'è nessuna libera scelta. Si potrebbe fare lo stesso ragionamento sulle scuole o sugli ospedali, perché il nostro pensiero è rimasto cristiano nella morale e nella ideologia.

Come dire "l'oppio dei popoli" di Marx contro il "cristianesimo dei senza Dio"?
La differenza con Marx non c'è, la religione rimane l'oppio dei popoli. L'incertezza, la paura, la mancanza di alternative fanno la religione e tutti i giorni abbiamo occasioni per rendercene conto. Mentre tutte le logiche cristiane che suppongono di mobilizzare Kant o Heidegger per verniciare la filosofia cristiana sono la stessa cosa, un epifenomeno rispetto al nocciolo duro, l'esistenza di Dio. La teologia negativa è una delle forme della teologia. L'ontologia e la metafisica sono a servizio della fede e della sua continuità e la teologia negativa fa parte di queste perché è sempre una descrizione del cielo e del perché Dio esiste. Qualunque definizione di Dio presuppone l'esistenza di Dio.

Allo stesso tempo lei condanna il nichilismo?
Il nichilismo è un'opzione filosofica che presuppone la perdita del senso, perché non c'è più nulla a cui potersi rivolgere. L'assenza di senso caratterizza la nostra epoca di rottura tra una fase di civilizzazione chiusa e un'altra che stenta ad aprirsi; e nel periodo dell'incertezza trionfa il niente. Ma il nichilismo, l'immobilità, sono miei nemici sia sul terreno sociale che sul terreno della metafisica. C'è un'altra strada per il mondo del futuro.

Ovvero l'uomo, la materia, la ragione, e un'ateologia che non sia solo negazione, ma proposta?
Credo che ciò di cui ha bisogno il nostro tempo sia la ridefinizione del materialismo, aggiornato grazie alle scienze moderne come la neuro-biologia. Il nostro tempo, ad esempio, ha tutta la forza per deideologizzare la questione del corpo, per coniugare materialismo e edonismo. La nuova logica non si fonda sull'opposizione donna/uomo o corpo/fede, ma sulla soggettività materialista. Le individualità sono costituite da materia ma ancora devono essere integrate da una definizione del corpo. Bisogna decristianizzare il corpo, la sua materia, i suoi flussi neuronali. L'identità non è solo nel cervello, ma nella scrittura di migliaia di piste nervose e di percorsi possibili tra corpo e mente. Nel cervello a priori non c'è nulla e la rieducazione del materialismo politico credo debba partire da questa idea come in una genealogia del corpo faustiano. L'educazione e la pedagogia sono lo strumento fondamentale della ridefinizione del materialismo e non a caso l'Università popolare di Caen introdurrà quest'anno un corso intitolato "queer".

Cosa è l'Università popolare di Caen?
E' un luogo di insegnamento dei saperi completamente gratuito, libero, senza diploma e senza controllo. Un modo di diffondere il sapere alternativo e per un sapere distribuito alternativamente, perché la cultura serva a una lettura critica del mondo e alla formazione dell'individuo. Ventimila persone all'anno seguono i nostri corsi di psicanalisi, arte, jazz, filosofia per bambini, studi femministi… In un'ora si propone un contenuto e in quella seguente si commenta, si critica, si argomenta. Tutto qui.

Tornando al tema del libro, nessun compromesso possibile tra religione e materialismo?
Non credo sia possibile convivere con religioni che ci dicono di maltrattare il corpo e mutilare la vita. L'essenza della religione è dirci che questa vita non conta nulla e credo non ci sia composizione possibile con una visione materialista del mondo, ovvero tra chi crede in una ricompensa altrove e chi crede che questo mondo valga l'ottimismo e la volontà di cambiare le cose. L'antinomia mi sembra totale e bisogna scegliere il proprio campo.

Decostruire i monoteismi per difendere "il nostro unico vero bene: la vita terrena"?
Si non abbiamo che questo.