Fantapolitica? Intervista a tutto campo al segretario del Partito radicale Daniele Capezzone
di Pino Di Maula
alcuni stralci:
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Per non esporsi troppo si usa definirla “fantapolitica”. Ma sa tanto di pretattica partitocratica. Sono scenari buttati là per esplorare disponibilità di potenziali alleati e relativo consenso elettorale. Terreno quanto mai propizio alle tre streghe. Non le donne bruciate dai cristiani e neppure quelle evocate nelle moderne fiction televisive o in storiche manifestazioni delle femministe bensì, per usare l’ “efficacissimo” linguaggio psicoanalitico esaltato e, contestualmente, “incriminato” durante l’ultimo congresso radicale (per punzecchiare Fausto Bertinotti): “invidia odio e bramosia”. Escono nel cuor della campagna elettorale nelle vesti di star della restaurazione. Sono loro le protagoniste del neo fecondato (artificialmente) partito democratico o democristiano che dir si voglia. Le fattucchiere capaci di preparare misture velenose sarebbero - stando allo sfottò di moda nelle comunità scientifiche romane più attente alle evoluzioni sociali - Prodi, Rutelli e Fassino. Con Follini al momento in panchina. Ma disposto a far squadra se convocato dal “mister”. D’Oltretevere. (Si discute sull’opportunità di fare regolare l’incontro dalle guardie svizzere). Con un tridente così c’è comunque poco da fare.
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Ma torniamo alla politica nazionale. Sempre più contigua, per dirla con un vecchio slogan, al personale. “Voglio”. «Intelligentissima ed efficacissima» per Capezzone l’idea della campagna del segretario di Rifondazione durante le Primarie aperte, a luglio, nella libreria Amore e Psiche, specializzata nella ricerca sulla realtà umana. Idea (che Capezzone attribuisce al noto psichiatra romano Massimo Fagioli) demagogica e irresponsabile «perché il centrosinistra – a suo dire – la prima cosa che deve fare al governo è una Finanziaria dolorosissima come quella di Amato del ’93 per far fronte alla voragine nei conti pubblici (almeno il doppio consentito dai parametri europei) che lascerà il centrodestra.
Ma prima dei numeri vengono le parole. Ha seguito il dibattito culturale di Liberazione sulla violenza dei maschi contro le donne o l’altro ispirato da Giulia Ingrao contro i falsi laici? «Da militante politico preferisco centrare le discussioni sugli obiettivi», chiosa il combattente radicale che aggiunge: «Io mi preoccupo che le donne italiane non restino le uniche a non poter usare l’Ru486». No dunque alle dispute teoriche, sì ai sodalizi per difendere i “diritti”. Dopodiché «ognuno – conclude – si tiene i libri che preferisce». Ma così, direbbe forse l’autore di Istinto di morte e conoscenza, non c’è l’obbligo di essere esseri umani. Cosa cui sembra invece tenere molto chi riempie gli scaffali con nuovi fondamenti teorici per la sinistra. E’ fantapolitica?
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