domenica 1 giugno 2003

delitti in famiglia: "la malattia mentale negata"

Il Nuovo.it 1.6.03
"Nei litigi in famiglia i moventi degli omicidi"
Secondo l'Eurispes i fatti di sangue sono legati a rapporti di coppia logori. L'assassino tipo: maschio e con un'età compresa tra i 31 e i 51 anni. "Attenzione alla sofferenza mentale negata".

ROMA - "Tra moglie e marito non mettere il dito". E' sempre più confermato il detto popolare, almeno leggendo gli ultimi fatti di cronaca, dove la famiglia diventa sempre più la causa che scatena la follia. I rapporti tesi, strappati, delle relazioni parentali conducono a una sindrome di "conflitto-delitto" che quando esplode e finisce nel sangue (soprattutto laddove a fare da fertile terreno è la coppia). I l bilancio dell'osservatorio Eurispes-Associazione Ex è terribile: 49 omicidi per 62 vittime. Inoltre sempre stando alrapporto, riferito ai primi 4 mesi del 2003, è il matrimonio il tipo di relazione più esposta al delitto: 18 omicidi e tentativi di omicidi su 34 si verificano appunto tra le coppie sposate. L'omicidio legato al rapporto di coppia è ad elevatissima matrice maschile (30 contro 4), con una età spesso compresa tra i 31 e i 41 anni e tra i 41 e i 51 anni. Le donne omicide, invece, sono "concentrate" soprattutto nella fascia tra i 31 e i 41 anni, definita "l'età tipica delle madri infanticide". Di contro la descrizione delle vittime ribalta questa angolazione: su 70 vittime (di omicidi o tentativi di omicidi), 49 sono di sesso femminile. Ma perché si uccide? Al primo posto tra le motivazioni c'é, secondo Eurispes, la "sofferenza mentale" (11 casi) e, a seguire, la "alta conflittualità nella coppia" (8), e quindi (7) la "non accettazione della separazione, complicata dalla presenza dei figli".
Le rilevazioni sui "numeri" del fenomeno dei delitti, che nascono in un ambiente affettivo-parentale, indicano la prevalenza dell'uomo quale soggetto attivo dell'evento e, di contro, anche la prevalenza della donna come oggetto dell'atto di violenza. Un dato scontato, ma che Eurispes approfondisce chiedendosi come mai "la separazione della coppia, spesso voluta da lei, getta lui in un panico spesso sconosciuto, di cui il delitto è l'epigono, raro, per fortuna, ma non più tanto raro da passare inosservato". L'analisi che ne fa Eurispes parte da una considerazione che poggia sull'autostima che l'uomo nutre. Perché, sottolinea il rapporto, "per gli uomini l'abbandono come insanabile ferita narcisistica è un'esperienza nuova". Quindi l'uomo, ritenendosi l'anello forte della coppia, l'elemento cui spettano tutte le decisioni importanti, avverte come un'offesa insanabile il fatto d'essere lasciato e non invece di lasciare.Tra le variabili che possono essere importanti nel determinarsi delle condizioni che portano all'esecuzione di un delitto c'è anche la presenza dei figli che "acuisce ancora di più l'alta conflittualità della coppia o nella ex coppia". Ma dal rapporto emerge, invece, un dato di per sé gravissimo, l'alto coinvolgimento dei figli (da matrimoni o convivenze) nei delitti. Tanto che, da gennaio ad aprile del 2003, i figli uccisi sono stati quattro.
Secondo le rilevazioni poi compendiate nel rapporto Eurispes nel periodo preso in esame, in undici casi le motivazioni del delitto "affondano le radici, più che nella malattia mentale a tutto tondo, nella sofferenza mentale negata". Cioé "quella che poteva diventare reversibile se fosse stata riconosciuta e curata". I soggetti più esposti alla sofferenza mentale, "ben prima del compimento del delitto", sono le infanticide, i matricidi, chi uccide un fratello o una sorella. O come la donna che si è uccisa con la nipotina di appena tre anni. Talvolta però, sottolinea Eurispes, "la sofferenza mentale non nasce solo nei meandri della propria mente, ma ha come concausa il degrado ambientale, la povertà, l'abbandono sociale". Insomma: "la condizioni mentali alterate producono sintomi. Il vero rammarico che si prova osservando le tragedie che ne scaturiscono è che nessuno li abbia saputi cogliere in tempo".
Anche da qui deriva il cosiddetto "omicidio per amore", cioé "un amore molesto che spinge più gli uomini che le donne ad uccidere, ma che pur sempre è la spia delle difficoltà di capirsi tra gli uomini e le donne nell' arco della vita giovane e adulta". E, dice Eurispes, oggi nel rapporto tra uomo e donna si rischia di passare da un eccesso all' altro: "o si presenta fin troppo facile, stile mordi e fuggi, all'insegna del do ut des tra partner, improntato alla vacua parità trasgressiva, oppure è fin troppo difficile, aggravato come è da continui ed estenuanti negoziati in cui il conflitto tra parità e differenza tra ruoli e compiti non arriva mai a risolversi in maniera equilibrata. Le donne e gli uomini di oggi hanno perduto i vecchi modelli identitari e non ne hanno di nuovi da abbracciare per vivere con maggiore serenità il riconoscimento dell'interdipendenza, sia pure su basi nuove rispetto al passato".