mercoledì 9 luglio 2003

insicurezze dei sapienti

La Stampa 9.7.03
UN CONVEGNO A TORINO
Si analizzano le insicurezze del sapere

TORINO IL problema è antico, se lo sono posto Platone e i filosofi scettici, Cartesio e Kant, i filosofi analitici inglesi e americani, i teorici della scienza: e nella nostra società segnata da quantità sempre maggiori di informazione diventa sempre più importante. Si può ridurre a una domanda in apparenza banale: siamo sicuri di sapere? O, come in un racconto di Borges, ci troviamo eternamente nella condizione del poeta cinese Lao-Tze che sognò di essere una farfalla, e al risveglio non era affatto certo se fosse davvero un uomo, e non una farfalla che in quel momento sognava di essere un uomo?
Messo in questi termini, l’enigma è assai poetico. Ma riguarda anche settori della nostra attività come la scienza - e il suo rapporto con la politica - l’informazione, la legge, le reti di computer. Se ne occupano, all’incrocio di varie discipline, filosofi e psicologi, che da oggi, fino a domenica, saranno a Torino per l’incontro annuale della «European Society for Philosophy and Psychology», organizzato questa volta dalla Fondazione Rosselli a villa Gualino attraverso il suo Laboratorio di scienze cognitive, metodologiche ed economiche-sociali.
Tra gli ospiti, grandi punti di riferimento internazionali come il filosofo americano Alvin Goldman, epistemologo molto attento alle scienze cognitive e studioso delle sfide poste dalla società dell’informazione, il filosofo Robert Stalnaker (del Mit di Boston), il linguista Wolfram Hinzen dell’Università di Regensburg, lo psicologo Deirdre Wilson del londinese Institute for Cognitive Neuroscience. In tutto, una cinquantina di partecipanti, un’assise mondiale per fare il punto sull’aspetto apparentemente più ovvio del nostro esistere. Che è invece di gran lunga il più complicato. (m. b.)