mercoledì 9 luglio 2003

Lo spettacolo di Manoel de Oliveira del 9.7.03 a Roma: la recensione di Simona Maggiorelli

Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione 9.7.03
TEATRO. Mario ou eu proprio o Outro in prima a Pontedera il debutto di Manoel de Oliveira
ATTENTI A QUELL'ANGELO E' PERFIDO
di Simona Maggiorelli

"Mario ou eu proprio o Outro" ricavato da un'opera dello scomparso José Regio. "Un testo stranamente mai prima rappresentato, nonostante l'autore in Portogallo sia piuttosto famoso", ci racconta il novantacinquenne maestro portoghese, sguardo acuto e limpido, grande apertura al dialogo, nonostante le fatiche del viaggio che lo hanno portato dal Portogallo a Pontedera dove lo spettacolo ha debuttato in prima assoluta (in replica questa sera alle 21,30 all'Auditorium di Roma). Una messinscena per molti versi sorprendente.
Visionaria, potente, asciutta. Scheggia poetica di appena 40 minuti, che, calato il sipario, sboccia in chi vi ha assistito come un profondissimo affondo nell'umano, nei meandri dell'inconscio, nelle dinamiche vitali ma talvolta anche malate, mortali fra uomo e donna Un materiale incandescente di ricerca a cui de Oliveira ha dedicato alcuni dei suoi migliori film, da "Francisca" al recente "Il principio dell'incertezza", affascinante indagine per immagini sulla psicologia di una bella donna che lucidamente si sposa con uomini in vista per poi distruggerli con il vuoto assoluto della sua assenza di affetti. Niente azione, niente fatti eclatanti , come ci ha abituato il cinema commerciale americano. Ma qualcuno muore o rischia di morire per dinamiche invisibili. Una finezza di intercettazione psichica che ritorna intonsa in questo debutto teatrale. Quasi la prosecuzione, si direbbe, con linguaggi espressivi diversi, di quello che de Oliveira ci ha fatto vedere con il suo ultimo film. Sul palco fasciato di nero del teatro Roma di Pontedera, due straordinari attori: Diego Dorìa e Rogèrio Vieira, figura di spicco del teatro da Cornucopia di Lisbona. Un uomo in dialogo serrato con un lucente alter ego. Un velo, una garza scura a spostare su un piano più intimo lo scontro, per dire che il carnefice e la vittima sono la teatralizzazione, quasi pirandelliana, di due diverse istanze dell'io in lotta in una mente malata, ridotta al lumicino, chissà, da quella seducente immagine di donna che gli gira attorno, suonando un flauto di richiamo alla morte. Figura femminile come sbalzata da un rilievo antico, statuaria e fredda, in lucente abito bianco e nell'interpretazione di Leonor Silveira, icona di tanti film di de Oliveira. L' uomo, "l'angelo del suicidio", di là dal velo, in segreta alleanza con la donna, promette al depresso ma ancora vivo protagonista la calma della morte eterna che, lui, troppo attaccato alle cose della terra, non riesce a darsi da solo. La morte verrà, ma in barba ai calcoli di un angelo dalle ali meccaniche, avrà l'andamento di una festa panica, popolare e di strada, un corteo clownesco che si muove dalla platea e che porta via con sé il protagonista in groppa a un asino. Immagine di speranza, di storie di nascita e di rinascita pagane, nonostante tutto.

Corriere della Sera 9.7.03
AUDITORIUM / Alla manifestazione «Sete Sois Sete Luas»
Manoel de Oliveira regista per il teatro: «Racconto un poeta e il suo doppio»
In prima mondiale va in scena «Mario, ovvero me stesso, l’Altro» di Josè Regio

A 95 anni Manoel de Oliveira, il padre del cinema portoghese, non si concede pause: un film dopo l'altro e per giunta una regia teatrale, che debutta stasera in prima mondiale all’Auditorium. S’intitola «Mario, ovvero me stesso, l'Altro», l’autore è Josè Regio, lo spettacolo va in scena nell'ambito del Festival «Sete Sois, Sete Luas» (sette soli, sette lune) che propone una ricerca comune fra cultura europea del Mediterraneo ed africana. Ma perché tentare il teatro, il cinema non basta? «A me basterebbe», spiega de Oliveira, arrivato a Roma per la prima, «ma mi chiedono sempre cose nuove. La pièce che metto in scena in questo debutto romano racconta il suicidio di un giovane poeta portoghese Sà Carneiro, che si uccise a 26 anni a Parigi, nel 1933. Il testo racconta tanto del poeta Sà Carneiro, come dello stesso Regio, perchè Regio aveva un'enorme ammirazione per la poesia di Sà Carneiro, fino al punto, forse, di sentirsi a volte nella sua pelle e di essere attratto dal suicidio, anche lui».
Quanto al nuovo film, de Oliveira, che è stato l’ultimo regista a dirigere Marcello Mastroianni sullo schermo in «Viaggio all’inizio del mondo», anticipa alcune notizie: «S’intitola "Film parlato" ed è appunto parlato in cinque lingue. Con tutta probabilità verrà presentato alla prossima Mostra di Venezia». Il regista la descrive come la storia di un pilota d'aereo, che si concede una vacanza a Bombay. Sua moglie, professoressa di storia della filosofia, lo raggiunge in nave, facendo tappa a Marsiglia, Napoli, il Cairo. «Una storia semplice, naturale», così la descrive de Oliveira.
In patria i cineasti più giovani lo accusano di monopolizzare le risorse della gracile cinematografia portoghese. Ma lui replica con un sorriso: «Io non monopolizzo un bel niente! Io sono lo schiavo del cinema portoghese: schiavo degli attori, dei produttori, di tutti».
Dopo tanti film lodati o biasimati proprio per la eccessiva teatralità, de Oliveira affronta comunque il teatro da cineasta: «Il teatro finisce quando finisce lo spettacolo; il cinema comincia quando lo spettacolo è finito», dice con il gusto della sintesi, che contraddistingue tutte le sue dichiarazioni. E aggiunge: «Faccio teatro, come quando ho una macchina da presa: il teatro imita la vita e il cinema registra questa imitazione». Il tutto al servizio - come quasi sempre per de Oliveira - della letteratura, e ancora di più, in questo caso, della poesia.
AUDITORIUM, viale de Coubertin 15, stasera alle 21, tel. 06.8082058

La Repubblica Roma 9.7.03
PARCO DELLA MUSICA
Mario, ovvero me stesso con la regia di De Oliveira

Novantacinque anni, una ricca filmografia alle spalle, un nuovo film destinato probabilmente al prossimo Festival di Venezia. Manoel De Oliveira, regista portoghese di culto, ha però anche interessi teatrali, stasera, alle 21, mette in scena nella Sala Settecento dell´Auditorium, lo spettacolo Mario, ovvero me stesso, l´Altro che inaugura il Festival Sete Sois Sete Luas, rassegna dedicata al teatro e alla musica portoghese.
«Regia teatrale» spiega De Oliveira, che proprio in Italia quarant´anni fa debuttò in palcoscenico con "De profundis", «è quello che si fa prima di girare un film. Il teatro è materiale, con scenografie e attori in carne e ossa, il cinema è immateriale, fatto di fantasmi della realtà. Il teatro finisce poi quando finisce lo spettacolo mentre il cinema comincia quando lo spettacolo è finito». Intrigato dal tema del doppio, De Oliveira dirige la pièce, scritta da Josè Regio, che racconta gli ultimi giorni di vita del poeta Mario de Sa Carneiro, morto suicida a 26 anni in un albergo di Parigi. Nel testo scelto e rivisitato da Manoel De Oliveira, Sa Carneiro si confronta con il suo doppio prima di uccidersi. Gli interpreti sono Rogerio Vieira, Diogo Dòria e Leonor Silveira.
(roberto rombi)