Libertà 23.8.03
Parla il regista piacentino, il 4 settembre in lizza al Lido con “Buongiorno notte”, protagonisti Maya Sansa e Lo Cascio
Bellocchio: il mio Moro conteso dai festival
«Dopo il concorso a Venezia, lo porterò a Toronto e a New York»
di Oliviero Marchesi
Sulle reti Rai sta già andando in onda il trailer con immagini dei film italiani che saranno presentati alla prossima Mostra del cinema di Venezia, antipasto di una stagione che segna un clamoroso “ritorno in armi” della vecchia guardia nazionale del cinema d'autore (Bertolucci con The dreamers, Olmi con Cantando dietro i paraventi, ma anche Scola, lo stesso Antonioni, Amelio, il redivivo Emmer, i Taviani e pure Benvenuti, assimilabile ai “grandi vecchi” per cultura e rigore stilistico, se non per l'anagrafe).
Nel panorama di questa “riscossa dei Maestri”, ruolo di primissimo piano è giocato da Buongiorno, notte, il nuovo, attesissimo film sul sequestro e la morte di Aldo Moro firmato dal regista piacentino Marco Bellocchio, reduce dallo straordinario successo di critica e di pubblico di L'ora di religione (che fece incetta di premi David).
Di Buongiorno, notte (cui il suo autore, divorato dal demone del perfezionismo, sta apportando gli ultimi, febbrili ritocchi in vista del debutto alla Mostra di Venezia: la proiezione al Lido avverrà il 4 settembre), qualcosa già si sa. Si sa dell'angolazione narrativa da cui è osservata la storia della più drammatica vicenda di sovversione armata nel nostro Paese (in apertura del film si vede una ragazza che passeggia nervosamente avanti e indietro in una stanza mentre la tv dà notizia della strage di via Fani e del rapimento del presidente della Dc: questa giovane, protagonista del racconto filmico, è una vivandiera delle Brigate Rosse interpretata da Maya Sansa, l'attrice che fu lanciata dallo stesso Bellocchio con La balia).
Si sa qualcosa del resto del cast principale: Moro è il meraviglioso attore teatrale Roberto Herlitzka, il bravissimo Luigi Lo Cascio - attore adorato da Marco Tullio Giordana: è protagonista di I cento passi e La meglio gioventù - è un brigatista (c'è anche il bobbiese Gianni Schicchi, attore-feticcio di Bellocchio).
Si sa, soprattutto, del taglio introverso e personalissimo che Bellocchio ha voluto conferire a questo suo confronto con la materia bollente - e non certo inedita per il nostro cinema - dell'affaire Moro: non un film di cronaca corretta con qualche licenza d'immaginazione (come fu nell'88 Il caso Moro di Giuseppe Ferrara, con un grande Volonté), né un film-inchiesta teso a rivendicare polemicamente una verità “alternativa” a quella ufficiale (com'è stato quest'anno col discusso Piazza delle Cinque Lune di Renzo Martinelli); quanto, piuttosto, una riflessione sui meccanismi psicologici del potere e della ribellione, della rivolta e del dominio, dei rapporti fra aguzzini e vittime e fra prigionieri e carcerieri).
Si sanno queste cose, dicevamo, ma non si sa nient'altro. Ogni altro dettaglio relativo al film è “protetto” con impenetrabile riserbo dallo stesso Bellocchio: «Mi scuso, ma mi sono vincolato al silenzio con tutti gli organi di stampa» dice il regista, che sarà come sempre primo docente del laboratorio Farecinema (e direttore artistico di Incontri con gli autori, l'annessa rassegna di film al cinema Le Grazie con la partecipazione di attori, registi e altri ospiti illustri) la cui edizione 2003 si svolgerà nell'amatissima Bobbio da martedì 9 a sabato 20 settembre. Promossi da Regione e Provincia e organizzati dal Comune (col centro Itard come ente gestore e con la collaborazione di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Filmalbatros, Lanterna Magica di Bobbio), corso e rassegna sono dal 1997 una “tradizione” cui il cineasta piacentino è molto affezionato. Se il calendario degli Incontri (che in passato hanno avuto tra i loro ospiti Marco Müller, Tanovic, Calopresti, Castellitto, la Ceccarelli, la Golino, Crialese, Maselli, Rulli, Winspeare, i Manetti Bros.) è ancora in via di definizione, il laboratorio Farecinema avrà la stessa struttura delle precedenti edizioni.
«Tutto - spiega Bellocchio - sarà come sempre incentrato sulla realizzazione di un cortometraggio, che vedrà gli allievi del corso, come classici “ragazzi di bottega”, coinvolti in ogni momento della lavorazione: l'elaborazione del soggetto, la sceneggiatura, le riprese, la recitazione, il montaggio, la gestione del set. Alcuni dei docenti, come Daniela Ceselli e Francesca Calvelli, saranno “veterani”. Altri, come gli attori ospiti, devono ancora essere scelti».
Ha già un soggetto pronto per il “corto”?
«Non uno, ma due: ho pensato a due possibili soggetti, ancora a uno stadio embrionale, tra cui dovrò scegliere nei prossimi giorni. La prima idea che ho avuto è stata quella di un remake in chiave “trebbiense” di Le déjeuner sur l'herbe: quel meraviglioso film di Renoir, tratto da un racconto di Maupassant e intitolato come il dipinto più celebre di Manet, che incentra la propria trama su una gita in campagna. Ma poi mi hanno detto che la siccità di questa terribile estate ha ridotto a mal partito il Trebbia, lasciandolo all'asciutto. E siccome questo particolare quadrava poco coi paesaggi che avevo in mente, ho cominciato a pensare a un altro possibile soggetto».
Quale?
«Si tratterebbe di sceneggiare per immagini una poesia italiana famosa, di quelle che una volta - non so se nei programmi scolastici odierni si usi ancora - venivano studiate nella scuola dell'obbligo. Potrebbe essere, per intenderci, La cavallina storna, o qualche altra lirica del mio amatissimo Pascoli, ma potrebbe benissimo essere di un altro autore: l'essenziale è chi si tratti di una poesia familiare a tutti per ragioni di memorie scolastiche. E il film dovrebbe durare esattamente quanto dura la dizione dei versi. Devo comunque dire che questa sarà un'edizione di Farecinema un po' particolare: dovrò stare via per due giorni durante i lavori e devo studiare un calendario di lavoro che funzioni anche durante la mia assenza».
Perché si dovrà allontanare?
«Buongiorno notte sarà proiettato al Festival di Toronto: sono stato invitato e sarebbe scortesia rifiutare. Dopo Venezia e Toronto, il film sarà anche al Festival di New York».
Non vuol proprio dirci qualcosa di inedito sul nuovo film, tolte le partecipazioni ai festival?
«Non posso proprio, sia gentile, non insista».
Ci dica almeno una cosa che non riguarda direttamente i contenuti della pellicola.
«Buongiorno, notte è il primo film italiano alla cui produzione abbia partecipato Sky Italia, il nuovo colosso della tv a pagamento controllato da Rupert Murdoch».
Secondo lei questo fuga, in parte, i timori che Sky non intenda dedicarsi alla promozione del nostro cinema nazionale con l'impegno del suo “predecessore” Telepiù?
«E' vero: Sky Italia ha collaborato con Filmalbatros e Rai Cinema alla produzione di Buongiorno, notte preacquistando i diritti di trasmissione. Si è trattato di un investimento in qualche modo “ereditato”, visto che Sky Italia è nata dalla fusione fra Stream e Telepiù e che quest'ultima si era impegnata al preacquisto dei diritti del mio film. Sui progetti che la nuova tv nutre nei confronti del cinema italiano, però, non ho ovviamente titolo per parlare: vedremo cosa riserverà il futuro».
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