venerdì 26 settembre 2003

fortuna e sfortuna

La Stampa TuttoScienze 24.9.03

PSICOLOGIA SPERIMENTALE
La malasorte colpisce chi se la va a cercare
L’INDOLE OTTIMISTICA PERMETTE SPESSO DI SFRUTTARE LE OCCASIONI PROPIZIE E DI ADATTARSI PIU’ FACILMENTE A NUOVE SITUAZIONI. LE RICERCHE DI UNO STUDIOSO INGLESE CHE HA ISTITUITO ADDIRITTURA UN «CORSO DI FORTUNA»
di Luigi Garlaschelli
(*)

RICHARD Wiseman è uno psicologo dell'Università inglese dell’Hertfordshire che ottiene spesso gli onori della cronaca per alcune sue ricerche sui presunti fenomeni paranormali: è anche membro del Csicop, un comitato che, come in Italia il Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), esamina criticamente i fenomeni che si presentano come anomali rispetto alle conoscenze scientifiche consolidate.
Wiseman ama utilizzare grandi numeri di soggetti nei suoi test (a volte anche con esperimenti on-line su Internet), per ottenere risultati statisticamente inattaccabili. Per esempio, ha condotto il più grande esperimento di telepatia della storia: le migliaia di spettatori di un concerto rock dovevano "trasmettere", tutti insieme, a un "ricevente" isolato in una stanzetta, l'immagine comparsa sul megaschermo dello stadio (per la cronaca, l'esperimento non è riuscito). Ha portato in giro per la Gran Bretagna una specie di macchina elettronica, che i giocatori dovevano cercare di "influenzare" facendo uscire più volte "testa" di "croce", oppure prevedere le uscite (nessun risultato dopo un anno, e mezzo milione di prove). Nel castello di Edimburgo con telecamere, sensori elettronici e molti volontari ha tentato di capire se, quando e perché qualcuno ritenesse di vedere dei fantasmi. Ma una decina di anni fa Wiseman decise di dedicarsi alla più elusiva delle credenze. La fortuna, la superstizione e il fato sono spesso percepite come forze misteriose che si tenta di dominare adottando comportamenti magici e scaramantici. Indossiamo amuleti e corni per attirare la buona sorte, evitiamo di rovesciare il sale per non allontanarla. Alcuni ci credono, altri ne ridono. Eppure, considerando l'esistenza dei nostri conoscenti, sembra proprio vero che alcune persone siano sempre baciate dal destino, mentre altre sono tormentate dai rovesci della malasorte.
Wiseman è uno studioso sperimentale, non si perde in disquisizioni su concetti vaghi e indefiniti come "caso" e "destino". Si è quindi affidato a una serie di esperimenti di laboratorio a dir poco singolari, compiuti da lui e altri ricercatori nel corso degli anni. In uno di questi, si induceva un gatto nero ad attraversare la strada di un gruppo di persone, mentre per un altro gruppo se ne usava uno bianco, verificando poi se uno dei gruppi aveva più fortuna al gioco (statisticamente, nessuna differenza). Analogamente, alcuni soggetti portavano dei ciondoli portafortuna comperati in un centro New Age (nessuna differenza con coloro che ne erano privi). Si rompevano specchi, si passava sotto scale, si rovesciava del sale. Risultato: nessuno di questi comportamenti superstiziosi influenza la dea bendata. Utilizzando 400 persone dai 18 agli 84 anni, una metà dei quali si riteneva molto fortunata e l'altra metà molto sfortunata, Wiseman decise allora di capire se non è il modo in cui noi affrontiamo e reagiamo alle esperienze della vita a renderci fortunati o meno. Ad esempio, non sarà che chi è nato con la camicia sa cogliere le occasioni favorevoli quando gli si presentano, mentre altri se le fanno sfuggire, tutti tesi solo a ciò che hanno in mente? Ecco allora un esperimento: fece sfogliare una rivista ai soggetti sotto studio, dicendo di contare quante fotografie vi comparivano. Ebbene, la maggioranza del gruppo degli "sfortunati" contò le immagini e restituì la rivista mediamente dopo due minuti. Invece la maggioranza dei "fortunati" si accorse che a pagina due una nota diceva chiaramente "Non contate oltre: questa rivista contiene 43 immagini", e che un'altra nota a metà della rivista, grande quanto la pagina, offriva "250 sterline se riferite di avere visto questa pagina". E ancora: non sarà che gli sfortunati vedono "il bicchiere mezzo vuoto", mentre i fortunati "mezzo pieno"? Wiseman chiese ai soggetti di immaginare di essere stati testimoni di una rapina a mano armata, durante la quale sarebbero stati lievemente feriti a un braccio. I commenti degli "sfortunati" a questo episodio immaginario erano tutti negativi ("proprio a me doveva capitare, potevo rimetterci la vita"); invece, i "fortunati" sapevano ragionare in modo controfattuale, vedendo anche in questa circostanza un lato buono ("me la sono cavata bene, ho avuto solo un graffio... e forse verrò anche intervistato dalla tv"). Sfruttare le occasioni favorevoli; cambiare le proprie abitudini; ascoltare di più il proprio intuito; pensare che le cose sarebbero potute andare peggio, anziché lamentarsi perché non sono andate meglio; guardare con ottimismo il futuro. Sono tutti fattori importanti che Wiseman ha individuato nei "baciati dal destino". Su queste ricerche Wiseman ha anche scritto un libro (in uscita nella traduzione italiana nel prossimo ottobre, con il titolo "Il fattore fortuna", editore Sonzogno) e ha creato un sito internet (www.luckfactor.co.uk). Ma ha fatto anche di più: ha spiegato agli "sfortunati" perché essi erano tali, facendo loro frequentare un vero e proprio Corso di Fortuna. I risultati sono stati incredibili: l'ottanta per cento di questi strani studenti ha cambiato il proprio atteggiamento e ora ritengono che il destino sorrida loro. Insomma, è dimostrato scientificamente che avevano ragione gli antichi: «Faber est suae quisque fortunae»: ognuno è artefice del proprio destino.

(*)Università di Pavia