giovedì 11 settembre 2003

Franco Battiato

Libertà 11.9.03
FRANCO BATTIATO
Parla il musicista e regista, a Bobbio col suo “Perduto amor”. «Presto un nuovo film»

Io, Moro mancato per Bellocchio
«La musica? Endrigo vale i migliori lieder di Schubert»
di Oliviero Marchesi
Di Buongiorno, notte, il nuovo film di Marco Bellocchio, si sta parlando e scrivendo molto. Finora, però, è circolata solo in sparuti circoli di addetti ai lavori la voce secondo cui la scelta originaria del regista piacentino per la parte di Aldo Moro (poi splendidamente interpretato dall'attore teatrale Roberto Herlitzka) sarebbe caduta - a sorpresa - sul cantante e musicista Franco Battiato. E confermare tutto è il diretto interessato: «E' vero, Bellocchio mi ha chiesto di farmi attore per lui» ci ha detto Battiato, ieri a Bobbio per incontrare gli allievi di Fare Cinema e presentare al cinema Le Grazie (nel secondo appuntamento di Incontri con gli autori, la rassegna “collaterale” al laboratorio diretto dallo stesso Bellocchio nel capoluogo dell'Alta Valtrebbia) il suo sorprendente debutto dietro la macchina da presa: Perduto amor. Cortesissimo ma in qualche modo distante, l'astemio e vegetariano Battiato si è fatto intervistare da noi su un divano dell'albergo “Piacentino” dopo un (frugale) pranzo in compagnia di Bellocchio. La sua parlata è senza accento, l'elaborata gentilezza dei suoi modi sembra uno schermo verso l'interlocutore, il segno di una riservatezza profonda. Lo sguardo, dietro gli occhiali neri che indossa anche nella penombra del salottino, è mite e sorridente. «Sinceramente non so perché Bellocchio abbia pensato a me per il ruolo di Moro - dice - forse non solo per la figura ma anche per questa mia voce fessa...(Risatina). Rimasi spiazzato ma, certo, quando un regista come Bellocchio ti propone una cosa del genere ci pensi molto prima di rispondergli no. Alla fine rifiutai, a malincuore, perché ero impegnato nel montaggio di Perduto amor e non volevo mettere a repentaglio l'uscita del mio film per recitare nel film di un altro, per bello che fosse».
(...)