giovedì 11 settembre 2003

Repubblica on line

Repubblica on line GIOVEDÌ, 11 SETTEMBRE 2003
Caso Moro: "Buongiorno, notte" e bentornata ferita della memoria

Per tutta una generazione che è cresciuta nella rassicurante famiglia dell´ideologia, quei 55 giorni del 1978 - la traiettoria che lega nello spazio e nel tempo l´asfalto di via Fani e la Renault rossa di via Caetani - sono una lunga linea d´ombra e la morte di Aldo Moro una cesura irrimediabile: non a caso, forse, proprio un regista simbolo della rivolta come Marco Bellocchio, l´autore dei "Pugni in tasca", ne ha elaborato il lutto e, ritrovando gli stessi accenti di genuina laicità che abbiamo amato ne "L´ora di religione", ci ha restituito la memoria di quella tragedia.
Opera claustrofobica e intimista, filtrata dal punto di vista di una giovane brigatista, "Buongiorno, notte" alterna i riti della quotidianità e l´intensità di pochi magici dialoghi; Bellocchio respinge le tentazioni dietrologiche che percorrevano "Il caso Moro" di Giuseppe Ferrara e "Piazza delle Cinque Lune" di Renzo Martinelli, ed evitando i complottismi ricostruisce il meccanismo di un delirio astratto che produce concreta violenza.
Se nel ruolo dei brigatisti Luigi Lo Cascio e Maya Sansa sono eccellenti conferme, Roberto Herlitzka interpreta lo statista, così legato nell´immaginario cinefilo alla figura di Gian Maria Volonté, con toni più sobri ma altrettanto ispirati: l´altro epilogo di questo film notturno, nella dimensione del sogno, ha il suo volto felice e luminoso.

Il film di Bellocchio
sarà premiato dalla gente
lettera di Ines Di Giacinto

digiacintoines@virgilio.it
Personalmente , non ho ancora visto "Buongiorno, notte", ma da quello che ho sentito dire e che si può percepire dagli spezzoni di film mostrati dalle numerose pubbli¬cità, non ne dubito, anzi sono sicura che sia bellissimo. Sicuramente ne è convinto anche Bellocchio, che però in questo momento dimentica la gran premiazione della critica e del pubblico scagliandosi sul mancato Leone D'Oro della Mostra del Cinema di Venezia andato a un altrettanto meritevole film russo. Forse quando la rabbia sarà passata il registra si accorgerà della massima gratificazione: essere premiato dalla gente. E poi se ci si riflette due minuti... Potrebbe accadere come a volte accade a Sanremo, no? La canzone che vince vende meno di altri.