giovedì 11 settembre 2003

dal domenicale del Sole 24ore del 7.9.03

(ricevuti da Paola D'Ettole)

Verdetto travagliato, sconfitto Bellocchio
Emanuela Martini

Un verdetto dignitoso e difendibile ma non particolarmente brillante e illuminato ha concluso la 60 Mostra del cinema di Venezia.
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Il grande sconfitto, naturalmente, è Marco Bellocchio, che con Buongiorno, notte meritava di vincere e che giustamente si è rifiutato di ritirare un premio per il suo contributo alla sceneggiatura del film. Quasi una presa in giro, per l'autore, ma anche per la selezione italiana che, per la prima volta in molti anni, era complessivamente la migliore della mostra.

Mostra del cinema - Il Leone d'oro al film del russo Andrej Zvjagintsev. Un'edizione all'insegna del rimpianto
Com'è malinconica Venezia
di Emanuela Martini

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Forse è necessario, in questo momento, smettere di "fotografare" e fermarsi a riflettere, a ricordare. A sognare, forse. Il sogno e il fantasma del passato, l'indicibile leggerezza di come eravamo e come saremmo potuti diventare, e di come invece ci siamo impastoiati e intristiti crescendo, avviliti da una Storia che non abbiamo saputo controllare, corrono nei due film più attesi di questa Mostra, The Dreamers di Bernardo Bertolucci (fuori concorso) e Buongiorno, notte di Marco Bellocchio (in concorso), avvinti inestricabilmente da una cultura, una generazione, una ribellione comune, e dalla necessità concomitante di guardarsi indietro. In The Dreamers, il Sessantotto agli albori e, prima, la gioia, la libertà, la scoperta, l'amicizia, il sesso, il cinema, la politica, tutti mescolati, confusi insieme, tasselli interdipendenti di un unico, entusiastico amore, per la vita che veniva avanti e, per una volta, poteva essere inventata diversamente, e che finì in una fiammata, ma, come canta Edith Piaf, Je ne regrette rien, e quel sogno resta incancellabile.
In Buongiorno, notte, il dopo, il Settantotto del sequestro e dell'omicidio Moro, la perdita di contatto con i tasselli della realtà concreta, la rincorsa verso l'autodistruzione, il crollo rovinoso dell'ideologia, la chiusura, la prigione, la sterilità, la parola che raggela il cuore, l'angoscia che monta, la malinconia consapevole di un'occasione, di una vita perduta. Ma anche qui, nell'ultima inquadratura, se ne va libero il sogno di un incantesimo spezzato, di una Storia migliore, di una possibilità, in solitudine, di non tradire se stessi. Entrambi film "privatissimi", più simili di quanto non appaia dallo stile e dall'occasione narrativa, dal calore e dal gelo, The Dreamers e Buongiorno, notte ci raccontano i nostri mondi perduti.
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