Libertà 28.9.03
La protagonista del film “Buongiorno, notte” a soli 28 anni ha raggiunto prestigiosi riconoscimenti di critica e pubblico
Sansa: «Torno a Londra per fare teatro»
Scoperta da Bellocchio, ieri l'attrice ha ricevuto l'Efebo d'Oro
Agrigento. Giovedì ha compiuto 28 anni e ieri ad Agrigento ha ricevuto il premio speciale dell'Efebo d'Oro come attrice dell'anno. Il 2003 per lei non poteva essere migliore. E lei è Maya Sansa, giovane conferma del cinema italiano. A maggio era a Cannes con La meglio gioventù di Giordana, ad agosto a Locarno con Il vestito della sposa di Ornella Infascelli, a settembre a Venezia, brigatista in Buongiorno, notte il film di Bellocchio che legge il sequestro Moro non nella sua verità storica, ma “nella vita di famiglia” dei suoi lugubri rapitori. Ed è stata un'ascesa costante anche se la critica continua a definirla una “rivelazione”. Ma non lo si disse già quando debuttò ne La balia? Era il 1998 e proprio Bellocchio andò a scovare la giovane attrice romana alla prestigiosa Guildhall di Londra. «Appunto, mi piacerebbe essere vista come una conferma - ha commentato Maya mentre si apprestava a festeggiare nella sua casa un compleanno così felice -. Quando finisce il tempo della rivelazione? E comunque è stato un anno incredibile. Pieno di soddisfazioni per me e spero anche per gli spettatori». Che non hanno ancora visto il suo terzo impegnativo ruolo, quello di Mirella, una giovane donna che subisce uno stupro di gruppo alla vigilia della nozze. «Una donna che esce da una crisi nera, per rendersi disponibile alla vita ed accettare gli eventi». Maya, quanto deve alla sua faccia, bella e mediterranea con Giordana, avvolta in se stessa con Bellocchio, solare con la Infascelli? «Non lo so, non voglio esserne schiava, né essere prigioniera del mio sorriso. Faccio il mio mestiere cambiando esperienze e correndo dei rischi. Non aspiro ad essere la celebrità, la cui faccia è dappertutto. Voglio meritarmi il successo». A Venezia il Premio della critica l'ha definita matura ed emozionata. Che effetto fa? «Davvero hanno detto così? Bella definizione, mi rende molto felice. Ma l'apprendo adesso perché questo premio è arrivato quando al Lido non c'eravamo più, correvamo a Roma per superare la delusione del Leone mancato e festeggiare con il pubblico. Ma quest'è proprio un bel giudizio, non come le molte superficialità che ho letto». In compenso l'America è stata generosa. Gli Usa hanno accolto con favore “La meglio gioventù”, e Toronto ha applaudito “Buongiorno, notte”. «E' vero: per Marco Tullio Giordana una bellissima sorpresa. Non ce l'aspettavamo dopo l'ostruzionismo Rai, finalmente battuto dal giudizio del pubblico, tanto che il film passerà in tv tra febbraio e marzo. E in Canada bel viaggio, festival non competitivo, clima rilassante. E l'opera di Bellocchio è stata ricevuta in modo emozionante. Tanti vi hanno trovato paralleli con i tormenti del Quebec». Ma vediamo più da vicino Maya-Chiara. Com'è giunta al personaggio della terrorista che nella realtà fu quello di Anna Laura Braghetti, la “vivandiera” delle Brigate Rosse? «Documentandomi. All'epoca dei fatti avevo due anni e mezzo... Dovevo fare la brigatista, mi sono fidata dei loro racconti. Ho letto i loro libri, le loro interviste, evitando le dietrologie». E Braghetti s'è rifiutata di incontrarla… «Appunto, poteva almeno darci un contributo». Cosa le ha chiesto Bellocchio? «Di delineare un personaggio diverso dalla Braghetti: una donna sensibile, disciplinata, le cui passioni si frantumano molto rapidamente di fronte alla figura di Moro imprigionato. Lei vorrebbe prendersene cura ma non può. Il suo ruolo dovrebbe essere freddo e rigoroso, invece Chiara a un certo punto accetta l'emozione. E si sgretola». Com'era l'atmosfera del set? «Malgrado l'entusiasmo della troupe, la forte ispirazione, la stima di tutti verso il regista, prevaleva la dimensione claustrofobica: quella casa dentro Cinecittà e la cella dentro la casa. Il tutto concepito dal regista in modo che anche dal punto di vista tecnico fosse difficile muoversi». “Buongiorno, notte” l'ha cambiata? «Dopo ogni film scopro nuove cose di me. Questo mi ha svelato la rigidità, la cupezza, la chiusura interiore». Anche il suo volto sembra chiuso. «Sì, è vero, diversamente dalla Braghetti che nella realtà era sorridente, allegra, gioviale con i vicini, Chiara è chiusa, cupa, umbratile. Mai rilassata, i movimenti del suo corpo sono a scatti». La colonna sonora ha coinvolto gli attori? «A posteriori. Quella dei Pink Floyd è stata una scelta geniale di Francesca Calvelli, la compagna di Bellocchio. Marco se ne innamorò a tal punto che il film ha rischiato di non essere pronto per Venezia. Molte sequenze hanno dovuto essere rimontate. Per il regista è stata una scoperta di forte impatto, per gli attori una gioia. Musica emotiva, profonda, musica ribelle, implosiva». Che cos'è stato per lei lavorare con Bellocchio, che non sceglie mai lo stesso attore due volte? «Questa domanda mi emoziona e non riesco a trovare la risposta giusta, tale è stata la mia meraviglia. Sento Marco tanto vicino alla mia sensibilità. E il suo modo di comunicare le visioni mi tocca profondamente. Dopo due minuti che ci parli, ti coinvolge in un sogno». Aveva appena lasciato Lo Cascio ne “La meglio gioventù” e lo ha ritrovato nella parte del duro delle Br. «E' bello lavorare con lui, è estremamente professionale, ma non formeremo la nuova coppia del cinema italiano. Anzi è un'ipotesi che per un po' di tempo sarà meglio evitare». I suoi 28 anni? «Mi sento bene, mi piacciono i compleanni. E mi piace anche non aver paura di crescere». E ora? «Spero di tornare per un po' a Londra, magari per riprendere a fare teatro».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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