La Gazzetta del Sud domenica 28 settembre 2003
Il giornale Usa «Washington Post» analizza il film di Bellocchio
«Aldo Moro come John Kennedy»
ROMA – Il rapimento, la prigionia e la morte di Aldo Moro hanno avuto lo stesso impatto in Italia dell'assassinio del presidente John Kennedy in America: è questa la premessa di Daniel Williams in un lungo articolo pubblicato sull'autorevole quotidiano «Washington Post» dedicato a Marco Bellocchio e al suo discusso film «Buongiorno, notte» sul caso Moro, interpretato da Roberto Herlitzka. Per far capire quanto la vicenda di Aldo Moro abbia influito sulla storia italiana e sia stata sconvolgente per le sue implicazioni anche attuali, il giornale si richiama all'assassinio del presidente americano: indagini su indagini, teorie su teorie, fiumi di parole, articoli, libri e film. L'articolo rievoca per i lettori americani quanto accaduto in Italia in quei terribili anni '70, descrivendo per sommi capi il susseguirsi degli eventi: dal «compromesso storico» fino alla tragica mattina del 16 marzo 1978 quando Moro fu rapito dalle Brigate Rosse e gli uomini della sua scorta ammazzati brutalmente, per arrivare al film di Bellocchio e alla sua ispirazione che prende le mosse dal libro «Il prigioniero» dell'ex brigatista Anna Laura Braghetti. «Io ero interessato a descrivere la vita quotidiana dei terroristi, le loro abitudini e i loro pensieri», dice il regista in una frase riportata dal «Post» nell'articolo che si chiude con quanto dichiarato da Paola Tavella, la giornalista che ha collaborato alla stesura del libro della Braghetti. Con questo film – sostiene la Tavella – si chiude il ciclo delle teorie della cospirazione riguardo a Moro: «Si mette così la parola fine a tutte queste storie di misteri. Moro fu ucciso da quattro persone che lo tennero prigioniero in un appartamento di Roma. Le teorie sulla cospirazione – conclude la Tavella – sono credute solo da coloro che non vogliono guardare in faccia alla loro generazione».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»