sabato 13 settembre 2003

proteste interessate

L'Avvenire, quotidiano della CEI 13.9.03
IL CASO
Gli atei a caccia di moschee
Non solo la «piovra cattolica», ma anche il «calamaro islamico»... Il raduno anticlericale di Modena addita il suo nuovo nemico
di Roberto Beretta


Contro la «piovra vaticana», ma anche contro il «calamaro islamico». Evidentemente non gradiscono il fritto misto, gli atei italiani, però hanno il pregio di parlar chiaro: «Nel centro-nord del mondo la fanno da padroni i preti cristiani, nel sud-est del mondo l'egemonia è in mano ai preti islamici». E loro, salomonicamente, stanno contro gli uni e contro gli altri. Alla pari. Tuttavia l'11 settembre qualche effetto deve averlo avuto, nei gruppi di agnostici e d'anticlericali della Penisola, se domani a Modena - nell'annuale incontro del settore, organizzato dall'«Associazione per lo sbattezzo» di Fano - si terrà appunto un dibattito su «Movimenti ed anticlericalismo, assemblea sulla sudditanza/indipendenza dei movimenti radicali di massa nei confronti della piovra vaticana del nord-ovest e del calamaro islamico del sud-est». Ma allora gli atei dello Stivale hanno aperto il «secondo fronte»! Il nemico dichiarato non è più soltanto la Chiesa cattolica, col potere della sua gerarchia e l'odiato concordato, ma anche l'islam; non solo i cardinali, ma pure gli ayatollah... In effetti, sulla prima pagina dell'ultimo numero del pittoresco e militante foglio anticlericale Il peccato, campeggia una significativa vignetta: tre macigni schiacciano una malcapitata fedele in ginocchio; uno reca inciso il nome di Allah, il secondo quello di Dio e l'ultimo è intitolato a Jahvé. I macigni sono uguali: segno che per gli agnostici italiani i tre grandi monoteismi sono ormai bersagli della stessa grandezza? Risponde per prima Chiara Gazzola, presidente dell'«Associazione per lo sbattezzo»: «Il nostro gruppo esiste da vent'anni e certo agisce contro il potere della Chiesa cattolica, però anche verso i musulmani mantiene lo stesso atteggiamento. Attenti: noi non ce l'abbiamo con le religioni in sé, ma esprimiamo dissenso contro tutte le Chiese in quanto centri di potere; perciò un'attenzione nei confronti dell'islamismo l'abbiamo sempre avuta. Per anni, ad esempio, abbiamo gestito l'Osservatorio delle donne contro gli integralismi». Va be': ma siete più contro Al Qaeda, contro Saddam oppure contro Bush? «Siamo contro tutte le autorità. Certo, l'autoritarismo islamico è un grosso rischio, però mi sembra che la paura dell'avanzata musulmana in Occidente sia diffusa soprattutto dalla Chiesa, che ha timore di perdere l'egemonia». Intanto, però, gli anticlericali l'anno scorso si sono beccati minacce di querela da Adel Smith, l'esponente islamico che bandì in tv una crociata contro i crocifissi, per presunte offese rilevate nel loro sito Internet: «Smith aveva chiesto di venire da noi a parlare. Dipende - abbiamo risposto -; se al crocifisso vuole sostituire altri simboli, religiosi o anche atei, non siamo d'accordo». Anche Romano Oss, dell'Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar), trova naturale la "svolta islamica" dei gruppi anticlericali: «È giusto che ci si opponga a tutte le confessioni, non solo ai cattolici. Infatti siamo contrari a qualunque integralismo, a ogni mescolanza tra Stato e religioni. Però per noi l'islam non rappresenta un particolare pericolo: crediamo infatti che la nostra organizzazione civile sia abbastanza solida per contrastare certi fondamentalismi». Chiarisce ancor meglio Giorgio Villella, che dell'Uaar è segretario: «No, non abbiamo paura dell'islam; anzi, secondo noi è meglio che in Italia ci siano più religioni forti, perché se non altro c'è più libertà per tutti e meno clericalismo, meno potere politico della Chiesa. Così si spezza il monopolio cattolico, che da noi ha già troppi privilegi». Quindi preferite Benladen ai vescovi? «In Benladen si sente ancora l'odio contro i crociati, perché le guerre moderne hanno una forte motivazione religiosa; e questo rafforza la nostra convinzione che sarebbe meglio se le religioni non avessero potere politico. Però, se abitassi in un Paese islamico, ce l'avrei moltissimo coi musulmani, perché il clericalismo islamico è molto superiore a quello della Chiesa oggi; i mullah sono indietro di 200 anni rispetto ai preti». Beh, è già qualcosa... Ma non vi sembra una contraddizione che gli anticlericali combattano l'islam, una delle poche religioni senza clero? «A me non pare. Anzi, mi sembra che nell'islam ci siano fior di ministri del culto professionisti», obietta Walter Siri, anche lui dell'«Associazione per lo sbattezzo». Ma vi fanno più paura gli ayatollah o i cardinali? «Allo stesso livello, entrambi sono espressioni di un totalitarismo filosofico e ideologico. Certo, ci sono forme più o meno sfumate di esprimerlo: e devo riconoscere che oggi la secolarizzazione ha condotto la Chiesa a più miti consigli. Però gli estremisti cattolici ci sono ancora». L'11 settembre ha cambiato qualcosa per gli atei? «Non certo il giudizio sulle religioni e in particolari sui cleri. Dell'islam cominciamo a occuparci oggi in maniera più precisa perché nel nostro Paese ci sono milioni di persone che provengono da quella cultura». Più per l'immigrazione che per il terrorismo, dunque... «Sì, il terrorismo è un confronto tra Stati rispetto al quale non siamo tifosi né dell'uno né dell'altro. Non siamo né con Bush, né con Saddam; ma neanche con Benladen». Ma davvero non c'è differenza tra islam e cattolici? Chi è il nemico più pericoloso? «I nemici sono tanti. Tutte le religioni monoteiste, essendo fortemente strutturate, sono pericolose per le società in cui si esprimono». E in Italia, adesso, temete più l'islam o i cattolici? «I cattolici. Soprattutto quelli di destra»