sabato 13 settembre 2003

Marco Bellocchio a Bobbio

Libertà 13.9.03
Spettacoli
Fare cinema “Salto nel vuoto”: un film di grande ispirazione
Cerami lo esalta ma per Bellocchio «è semplicemente un vecchio lavoro»
di Manuel Monteverdi


Il cinema “Le Grazie” di Bobbio, giunto alla terza serata della rassegna didattica Fare Cinema, torna indietro nel tempo e regala agli spettatori Salto nel vuoto di Marco Bellocchio, bobbiese che ha unito indissolubilmente il proprio nome e la propria immagine di regista a questa rassegna. Salto nel vuoto è un lungometraggio del 1980 che valse la Palma d'oro a Cannes ai due interpreti, gli straordinari Anouk Aimeè e Michel Piccoli, costruito sulla sceneggiatura dello scrittore Vincenzo Cerami, presente in sala e protagonista del dibattito post-proiezione. Mentre Bellocchio sembra quasi sminuire il proprio lavoro ritenendolo, semplicemente, «un vecchio film» e aggiungendo di non avere molto da dire su di esso, forse per «falso pudore o per ipocrisia»; Vincenzo Cerami lo incensa, a ragione, definendolo come una pellicola «di grande valore e forza» dopo la quale - scherza Cerami - «ho iniziato ad occuparmi di film comici». Un opera che «appartiene a una categoria in estinzione, in cui emergono i volti, gli occhi che sfuggono, che sono spietati ma anche spaventati»; un cinema di osservazione microscopica e impietosa, che si prende i giusti momenti di significativa, anzi necessaria, lentezza. «Uno dei film più ispirati di Bellocchio», di cui lo stesso Cerami ha ricordato, facendo un rapido flashback, la passione artistica profusa in quei tardi anni '70. Sempre lo sceneggiatore, imbeccato dal pubblico, ammette di non avere mai pensato di mettersi dietro la macchina da presa, preferendo di gran lunga la penna: «Ho un desiderio furioso di raccontare storie in tutti i linguaggi ma scrivere è più difficile di girare e, per ciò, lo preferisco». Poi aggiunge: «Marco è il più grande regista italiano almeno per quanto riguarda la direzione degli attori, per la quale bisogna avere una sensibilità molto profonda; il segreto è vivere con passione la realtà in cui ci troviamo e cercare di raccontarla nelle sue pieghe più segrete». Il pubblico di Bobbio è soprattutto curioso di scoprire il rapporto che si cela tra uno script e la regia, così Cerami, che tra le varie collaborazioni cinematografiche vanta nomi come Gianni Amelio e Roberto Benigni, sintetizza: «La macchina da presa rappresenta la tappa finale del percorso della scrittura»; una inquadratura improvvisata, secondo lo scrittore, può spiegare tante cose, più di quanto pagine di sceneggiatura possano fare. A chi fa domande sulla ricerca e sullo studio degli ambienti interni, tanto angusti da aderire ai personaggi delle opere di Bellocchio per finire a interagire con essi, Cerami risponde: «L'ambiente, come in questo film, può reggere l'intero impianto narrativo». E Bellocchio ammette: «Quando si scrive una sceneggiatura non si sa dove si va a finire. In Salto nel vuoto abbiamo capito che la mappa topografica dell'ambiente ci sembrava funzionale al racconto. E, in questo senso, è impossibile non richiamare Buongiorno notte, fresco di Festival di Venezia: «Abbiamo cercato un interno che fosse simile all'appartamento in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro; non l'abbiamo trovato e, così, lo abbiamo ricostruito. Ma non mi è mai capitato di sapere prima delle riprese quale sarebbe stato l'ambiente, nemmeno quando ho girato I pugni in tasca, proprio a Bobbio». Si parla dello statista della Democrazia Cristiana e si capisce che il riferimento all'ultimo film di Bellocchio non è casuale; quando un astante gli notare che con Salto nel vuoto si percepisce quella carità che si avverte anche di fronte a Buongiorno, notte, la risposta è minimale ma assolutamente chiara: «Ho iniziato a girare il film nel '79, l'anno successivo alla tragedia…». In fin dei conti è questo il bello del cinema, un'infinita serie di sequenze tra due poli destinati ad incontrarsi come fossero un magico anello.