lunedì 27 ottobre 2003

«un film al giorno è meglio del lettino»

La Repubblica lunedì 27 ottobre 2003, Pagina 29 - Cronaca
Recenti studi americani dimostrano che le pellicole per la psiche sono più efficaci di qualsiasi terapia. L´ultimo manuale esce tra qualche giorno
Un film al giorno meglio del lettino
Woody Allen per chi è triste, Frank Capra per chi è insicuro
Anche un thriller può avere capacità curative, basta che sia fatto a regola d´arte
"L'immaginario è senza fine. Comunica emozioni, trasforma il negativo in positivo"
di Ambra Somaschini


ROMA - A ciascuno il suo film. Ovvero come sostituire serate estenuanti di chiacchiere con l'amico del cuore, giornate di malumore, o addirittura di crisi nera con un film. Per rallegrarsi, innamorarsi, lamentarsi, separarsi, trovare lavoro, cambiare amici, perfino per traslocare. Detto così può sembrare persino troppo semplice, ma seri studi provano che il grande schermo aiuta la psiche. Così tanto da spingere a riflessioni fondamentali per le decisioni della vita. Al cinema meglio che sul lettino dello psicanalista, così sostiene un libro che esce il 31 ottobre per Feltrinelli: «Cinematherapy» di Nancy Peske e Beverly West. E mentre alla Sapienza di Roma si testano kit di pronto intervento cinematografico sugli allievi, a Firenze, nell´Istituto di Neuroscienze, mostrano "La vita è una cosa meravigliosa" di Frank Capra ai giovani per rassicurarli.
Una tendenza che arriva dall'America anni '90 per poi espandersi in Europa e chiudere il cerchio in India dove l'industria di Bollywood sulla collina di Delhi ormai consola gli animi di tutto il mondo. Poi nel '95 il dottor Gary Solomon pubblica un testo che descrive le proprietà terapeutiche di 200 film: il successo immediato inaugura un filone che fa uscire pubblicazioni a ritmo mensile.
Gli autori del libro in uscita, Peske & West, elencano ricette quotidiane di self-help attraverso una cascata di pellicole dai '30 in poi: «I film sono medicinali che possiamo autoprescriverci, ricostituenti lenitivi che, se somministrati correttamente, curano crisi d´identità e tristezze profonde».
"Love story" è troppo banale per piangere? Basta girare pagina e puntare su "La stanza di Marvin". Problemi con il fidanzato? Si programma la serie infinita di «E vissero felici e contenti», a cominciare da "Ufficiale e gentiluomo". Chi vuole viaggiare con la mente può affittare "La mia Africa" e "Witness", chi è stressato dal lavoro «Dalle 9 alle 5 orario continuato». Ha potenzialità curative anche il thriller, ma il calibro deve essere quello di «Brivido Caldo». Il vittimismo di "Thelma & Louise" aiuta a vincere la tristezza, "Singing in the rain" migliora le giornate peggiori, "Lezioni di piano" incita al rinnovamento interiore. Le vie del cinema sono infinite.
«L'immaginario filmico è potente, comunica emozioni e vissuti, trasforma la percezione negativa di quanto avverrà in positiva - spiega Vincenzo Mastronardi, docente di psicopatologia forense a La Sapienza di Roma che sta scrivendo "Cinematerapia" in uscita per Armando Editore - alla fine riesce a farci evitare errori esistenziali. In amore ad esempio. Il piacere di sentirsi infatuati non rispetto alla persona ma al concetto di innamoramento porta a pentirsi amaramente per aver fatto una scelta sbagliata ("L'ultimo bacio") oppure ci trasforma in facili prede di legami molto rischiosi ("Attrazione fatale"). Esistono anche film per tutti gli usi come "I magnifici 7", mix di valori, fratellanza, giustizia, spinta al coraggio. Ma per chi ha bisogno di iniezioni di coraggio e grinta esistenziale, ecco "Pacemaker" e "The rock"».