martedì 11 novembre 2003

Marco Bellocchio al Festival di Ravenna

Corriere di Romagna martedì 11 novembre 2003
Edizione di: RAVENNA
“La terza via” di Bellocchio
di Alessandro Fogli


RAVENNA - E’ giusto celebrare Marco Bellocchio. Ed è bello che sia proprio Ravenna a farlo, in un momento in cui, come mai prima, l’attenzione della città verso un certo tipo di cinema, più artistico e meno esclusivamente d’intrattenimento, è al suo apice. Non stupisce quindi il grande successo che la rassegna dedicata al grande regista piacentino, quinta edizione del Festival dedicato agli autori cinematografici emiliano-romagnoli, sta ottenendo in questi giorni al cinema Corso, e che ha raggiunto la sua acme sabato sera quando, al termine della proiezione del recentissimo "Buongiorno, notte", Bellocchio ha incontrato il pubblico in un frizzante dibattito, ritrovandosi di fronte una sala gremita fino all’inverosimile e parecchie persone in piedi nei corridoi. Gli spunti per la discussione sono tanti perché il film, che molti speravano come una nuova ricostruzione del caso Moro, in realtà è un’opera più poetica che politica, che si limita a suscitare sensazioni ed a cercare l’introspezione umana più che quella storica. E proprio la tenuità dell’approfondimento storico, i rischi politici non presi e l’analisi prettamente psicologica, sono stati i 'rimproveri' che il pubblico ravennate ha espresso al regista. “Il mio film - ha ribattuto Bellocchio - vuole essere una storia, non un documentario. E le storie possono, devono vivere una loro esistenza autonoma, staccata dalle limitate concezioni spazio-temporali, per entrare in una dimensione diversa, dominata dalle sensazioni e dalla memoria”. Quello che Marco Bellocchio non accetta, è l’idea che il caso Moro, per quanto tragico, complesso e cruciale per la recente storia italiana, debba necessariamente essere affrontato dal punto di vista socio-politico. “Io ho scelto un’altra via - ha continuato il regista - una via sulla quale portare la confusione, lo smarrimento e la follia di quei tempi. Questo è sempre stato lo scopo dei miei lavori, mettere in discussione l’esistente attraverso la possibilità di sperimentare altri mondi possibili”. Sulla critica poi di aver fatto un film dal quale le nuove generazioni avrebbero capito poco dell’affaire di via Fani, Bellocchio ha replicato sostenendo che “al contrario, chi non ha vissuto quei tragici avvenimenti di persona può trarre dal film lo stimolo per approfondirli, magari tramite la lettura dei tanti, diversi libri scritti al riguardo”. E dopo aver risposto ad alcune domande tecniche ed a qualche curiosità, l’autore de "I pugni in tasca" ha concluso ricordando che “a volte lo sguardo di un attore o l’intensità di certa musica possono trasmettere l’essenza di una storia meglio di mille parole di spiegazione”. La rassegna dei film di Bellocchio continua oggi con Enrico IV (ore 15,30 saletta Mesini), La condanna (17,30 Corso), Il sogno della farfalla (20,30) e Il Principe di Homburg (22,30).

Copyright © Coop. Editoriale Giornali Associati
http://www.corriereromagna.it