martedì 11 novembre 2003

psichiatria democratica si autocelebra
...ma... e la cura della malattia mentale?

(ricevuto da Sandra Mellone)

Il Mattino 11-11-03
I 30 anni di Psichiatria democratica
Negli occhi e nel cuore, con speranza
Enzo Ciaccio


Napoli. «È la speranza che ci fa andare avanti. Non è credere ingenuamente in un’astratta utopia, ma è la consapevolezza che aver fiducia nella capacità degli altri, anche di chi sta male, può concretamente rendere tutti liberi, può trasformare il mondo».
Così scrivono Rocco Canosa, Agostino Pirella e Emilio Lupo, che sono presidente, presidente onorario e segretario nazionale, nell’introduzione al libro «Negli occhi e nel cuore», raccolta di testimonianze pubblicata in occasione dei trent’anni di Psichiatria democratica e presentata oggi in sala Giunta al municipio di Napoli. Da Sergio Cofferati a Piero Fassino, da Rita Levi Montalcini a Francesco Guccini: una galleria folta e prestigiosa di personaggi politici, sindacalisti, uomini di cultura, dello sport (tra gli altri, Fabio Cannavaro), dello spettacolo, dell’informazione. Tutti hanno voluto render noto il loro grazie e far da cornice a questo compleanno, che cade in un momento assai delicato perla psichiatria italiana, una fase in cui rimbombano i tuoni di «scuole» di pensiero del brutto tempo che fu, di una filosofia retrograda, che sembra voler riproporre stereotipi e paure superate dai fatti fino a ipotizzare la riapertura di luoghi chiusi in cui tornare a seppellire «i nuovi matti», cioè chiunque risulti portatore di alterità.
Eppure, è ormai dato per scontato che Psichiatria democratica, durante il suo trentennale percorso, non ha solo contribuito in misura determinante a chiudere i manicomi italiani. All’organizzazione viene da tutti riconosciuto il merito di essere andata avanti, di aver lavorato senza soste per radicare sul territorio luoghi organizzati e qualificate presenze in grado di accogliere chi è stato e sta ancora male aiutandolo a ritrovarsi grazie a una fitta rete di competenze e solidarietà.
Lungo, si sa, è ancora il cammino da consumare, ma nessuno può oggi credibilmente sostenere che tanta strada sia ormai alle spalle. Certo, c’è da lavorare ancora. E gli obiettivi, oggi, si chiamano consolidamento della rete di case famiglia in cui ospitare chi vive disagi mentali. Si chiamano nuovi e più cospicui fondi. Si chiamano la necessità di condurre a termine la battaglia per la chiusura definitiva dei manicomi giudiziari, luoghi dell’orrore e dell’illegalità che ancora in Italia tengono in ostaggio milleduecento cittadini privati di ogni diritto e di ogni minima tutela legale e sociale. E poi, i familiari: le loro associazioni sono cresciute insieme alla battaglia contro le strutture chiuse, ma ancora tante sono le iniziative da intraprendere affinchè si sentano meno soli nella loro sofferta opera di assistenza.
Su questi e su altri temi Psichiatria democratica apre i lavori del suo congresso, che si svolgerà a Materagiovedì, venerdì e sabato nelle sale dell’Auditorium Conservatorio e di Palazzo Lanfranchi. Fittissimo il programma dei tre giorni di dibattito: al centro, la storia, le battaglie contro l’esclusione, le lotte per i diritti, i nuovi impegni. Sarà, anche, l’occasione per fare il punto sulle centinaia di esperienze innovative maturate in questi anni nei vari luoghi d’Italia, sui pregiudizi che ancora permangono, sulle politiche per cui battersi. «Si può cambiare praticamente la realtà - scrivono Canosa, Pirella e Lupo nella introduzione al libro - solo se sappiamo assumerci il rischio della libertà dell’altro».E più avanti, ricordando gli anni delle prime lotte: «Nei nostri occhi sono ancora vive le immagini di quando abbiamo abbattuto i cancelli dei manicomi, aperto le porte dei reparti, gettato via le fasce di contenzione. E di quando abbiamo nuotato insieme ai malati al mare, nella brezza e nell’ebbrezza della libertà ritrovata».