martedì 23 dicembre 2003

Europa e Islam

La Stampa 23 Dicembre 2003
L’INTEGRALISMO ISLAMICO, COLPA DELL’OCCIDENTE: LA PROVOCAZIONE DI CORM
I talebani? Sono nipotini di Hegel
di Jacopo Iacoboni


NON solo lo scontro delle civiltà è una bubbola: la responsabilità della radicalizzazione islamista dell’Oriente è dell’illuminato Occidente. E attenzione, quando leggete «Occidente» dovete pensare in ugual misura alla filosofia classica tedesca, alla rivoluzione dei Lumi, alla politica dell’attuale amministrazione di Washington. I barbuti talebani sono a modo loro pronipoti di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, nipoti del disincantato Max Weber e, almeno in parte, figli delle guerre esportatrici di democrazia dei due Bush: George e George W.
La tesi, qui esposta in forma volutamente paradossale, è il Leitmotiv di un libro di Georges Corm (Oriente Occidente. Il mito di una frattura, Vallecchi, pp. 171, e 15), non proprio un fanatico ulema fissato con le fatwa dell’Università Al Azhar del Cairo. Corm è il classico intellettuale arabo laico, un uomo di frontiera lui stesso, uno che è nato e vissuto in una civiltà arabo-musulmana almeno quanto arabo-cristiana e arabo-liberale, che ha studiato a Parigi, è diventato economista e poi ministro delle Finanze del suo paese, e oggi fa il consulente della Banca mondiale. Se fossimo dentro un romanzo non potrebbe essere altri che Abdul Bashur, il coprotagonista laicissimo e smagato della trilogia di Àlvaro Mutis. Ma questo non è un romanzo. Corm semmai è uno che scrive saggi. Quello di cui si parla qui sta facendo discutere la Francia. Non accade tutti i giorni che il laicismo dell’Occidente venga smascherato da un «orientale» popperiano, che propone una «laicizzazione del pensiero laico», un ritorno alla vera laicità. Da cosa è offuscata, nell’Occidente della prima guerra globale, la «vera laicità»?
Risponde Corm: dal «neotribalismo», che a suo dire impazza sull’asse New York-Washington con significative adesioni europee. Può essere spiegato così. Dopo lo choc dell’11 settembre l’Occidente, soprattutto americano ma non solo (Corm cita espressamente i casi di Italia e Spagna), è in preda a una régression ethniciste, un ritorno al tribalismo che accentua la teoria della frattura (altri direbbero: «lo scontro») con l’Oriente. Si rafforzano atavici luoghi comuni di un Occidente «materialista, razionalista e individualista» e un Oriente «mistico, arcaico e irrazionale», oltretutto sempre più tentato dall’avventura jihadista. Quel che è più singolare, secondo Corm, è che questa «regressione» avviene all’insegna della Ragione, della Democrazia, dei Valori occidentali. Un mito da sfatare? Sì, la frattura tra Oriente e Occidente è in realtà mitica, frutto della visione che l’Occidente si è costruito (e oggi sta rafforzando) dell’Oriente. Vecchia storia: da Hegel, che liquidava l’«orientalismo» come pura «oggettivazione» dello spirito (dunque, un momento di passaggio da superare), al «disincanto» weberiano, arrivando magari ai falchi «neocon» Perle, Kristol e Kagan.
Che fare per spazzar via il cliché? Ricetta-Corm: capire che laicità è un «metodo», non un nuovo integralismo. E appartiene tanto all’Occidente quanto all’Oriente. Quello aurorale, secolo XI e XII, come quello della rinascita culturale laica e anticolonialista del Novecento. Quell’Oriente l’abbiamo dimenticato, persi dietro alle barbe dei mullah e al velo di donne che non ci baciano.