martedì 16 dicembre 2003

Vitaletti sul concordato preventivo
da clorofilla.it

clorofilla.it 15.12.03
(l'originale dell'articolo, con le immagini, è disponibile QUI)

«E’ stato finalmente raggiunto un assetto soddisfacente salvo una macchia, eliminabile con facilità». Parola di consigliere economico del ministero dell’Economia e delle Finanze, Giuseppe Vitaletti che commenta così la Manovra che nelle ultime ore ha modificato in profondità il Concordato. Con alcune importanti discrasie che penalizzano soprattutto gli artisti. Ma anche quei medici considerati "sensibili" per la privacy che dovrebbero poter garantire durante l'esercizio delle loro funzioni
Finanziaria, non sparate sul pianista
di ns



Roma - «E' stata raggiunta una configurazione ottimale». Non ha dubbi il prof. Giuseppe Vitaletti, consulente di Tremonti. La soddisfazione riguarda il dato dei vincoli per l’adesione nel 2003 e nel 2004, per tutte le attività interessate, quelle cioè con fatturato a meno di 10 miliardi di vecchie lire.

Nei due anni il reddito imponibile deve crescere rispetto al 2001 almeno come l’evoluzione media del Pil da tale data, con piena possibilità di adeguamento in dichiarazione. I ricavi devono attestarsi su un minimo un po’ superiore a detta evoluzione, in particolare circa due punti e mezzo in più nel 2004.

Tuttavia, «rispetto alla versione del decreto legge, la maggior dinamica dei ricavi è stata ridotta - spiega il consulente su Italia oggi in edicola domani (martedì) - di oltre mezzo punto; il baricentro della variazione è stato spostato sul 2004, anno per cui gli operatori possono agire sulle vendite con politiche attive; nel 2004 il calcolo è stato impostato sui ricavi 2003 concordati e non (come si indicava nella precedente stesura evidenziata criticamente a più riprese da Clorofilla.it) su quelli effettivi; per il 2004, infine, è stata raddoppiata la percentuale di piccolo adeguamento in dichiarazione, con una sanzione del tutto ragionevole».

«In definitiva - aggiunge - sul fronte dei vincoli il provvedimento ha forse trovato appeal sia per i contribuenti che possono attingere a “riserve” di evasione, sia per quelli che evadono ma vogliono beneficiare ugualmente dei vantaggi che essa offre. Sul lato dei suddetti vantaggi il discorso può essere meglio condotto facendo riferimento separatamente alle tre grandi platee cui il concordato si rivolge: i piccoli imprenditori, i professionisti, gli artisti».

Ma se per i primi il provvedimento, stando al parere dell’economista, risulta qualitativamente pari almeno all’Ires, la riforma relativa alle imprese più grandi che diviene operativa nella stessa data del concordato, ovvero il primo gennaio 2004, per quanto riguarda professionisti e artisti, secondo Vitaletti, il concordato presenta forti discrasie sul fronte degli obblighi di documentazione: «Permane infatti – spiega – per i professioni l’obbligo di documentare le prestazioni verso i privati cittadini, specificamente mediante fatturazione, indipendentemente dalla richiesta di questi: non viene ciò ripresa l’indicazione coerente con la Fiera delle tasse, nonostante che molte attività professionali siano altamente sensibili dal punto di vista della privacy».

E’ per queste ragioni si è levata nei giorni scorsi la voce indignata di Giuseppe Del Barone presidente dell’Ordine nazionale dei medici che auspica una correzione del testo in modo da consentire a quelle categorie più sensibili (come ginecologi e psicoanalisti e psichiatri) di operare nel rispetto della loro specifica deontologia professionale che impone di “curare” sempre e comunque chiunque, anche tutelando l’anonimato qualora fosse richiesto.

«Tale discrasia – si difende Giuseppe Vitaletti – non era presente né nella versione originale del decreto che ha introdotto il concordato né nella formulazione iniziale dell’emendamento governativo (e di alcuni parlamentari d’opposizione ndr), che è stato addirittura votato e approvato dalla Camera in Commissione referente. Per ben due volte – aggiunge il consulente del Ministro - essa è stata introdotta dal governo in sede di richiesta della fiducia».

Il Parlamento può, però, secondo Vitaletti rimediare, nelle ultime votazioni della Finanziaria. «Un’altra fonte di ripristino dell’equiparazione – avverte l’economista - tra trattamento dei professionisti e delle piccole imprese potrebbe essere la Corte Costituzionale».

Un’altra categoria che pare non godere di particolare attenzioni da parte del legislatore (o di chi per lui si occupa della materia) è quella degli artisti. La situazione in quel caso, sostiene Vitaletti, non solo è simile a quella dei professionisti, ma assume maggior rilievo lo squilibrio sul lato dei contributi previdenziali, dato che molte attività degli artisti non sono previdenzialmente coperte, senza contare anche questo caso la discrasia sul piano della fatturazione: «Un musicista – spiega Vitaletti – al termine dell’esecuzione, un pittore dopo aver illustrato dipinti, un poeta dopo una recitazione, ove scelgano di chiedere al pubblico compensi su base volontaria e anonima, continuano ad essere costretti, per essere in regola con il fisco, a chiedere il nome ai paganti, emettere fattura, registrare nome ed importi in apposito registro.

Si tratta di casi quantitativamente poco rilevanti (e per questo forse non interessano ai politici ndr) - sottolinea l’esperto di scienze tributarie – ma con una qualità enorme. Viene infatti per essi in rilievo quel mix tra logica individuale e logica collettiva, che i grandi cultori della Scienza delle finanze italiane, De Viti De Marco ed Einaudi su tutti, pensavano dovesse essere il segno caratteristico della fiscalità».

Il docente universitario conclude prevedendo esiti nefasti qualora il legislatore continuasse a operare in sfregio di quelle impostazioni teoriche. Ma Vitaletti si dice, comunque, infine anche ottimista e soddisfatto che la correzione al testo non sia stata fatta alla «chetichella», ma che – si augura - possa essere introdotta «come si merita, ovvero con il massimo dell’attenzione».

Leggi anche il punto di vista dell'Onorevole Vincenzo Visco