lunedì 12 gennaio 2004

delirio da rovina
citato al Lunedì

La Repubblica 12.1.03
L'INTERVISTA
Per lo psichiatra Pier Luigi Scapicchio [della Società di Psichiatria] equivale a una bomba a orologeria
"Si chiama delirio da rovina ecco i segni premonitori"

Perdita di interesse per la vita e foschi pensieri ricorrenti
Una patologia che si può curare purché la si individui in tempo
di DANIELE DIENA


ROMA - Una situazione ad alto rischio, del tutto simile ad una bomba ad orologeria innescata, che purtroppo è piuttosto difficile prevedere. In certi casi però il dramma può essere prevenuto e la problematica mentale che ne è all'origine curata: tutto sta a saper riconoscerne i sintomi premonitori, sempre che la persona che ne soffre non li camuffi, cosa che succede molto spesso.
È questa, in estrema sintesi, la lettura della strage di Viganò Brianza, secondo il professor Pier Luigi Scapicchio, Past President della Società Italiana di Psichiatria.
Come succede che una problematica personale, per quanto grave, sfoci in una strage familiare?
«È il classico omicidio-suicidio scaturito da una patologia depressiva grave, cui s'accompagna la volontà di risparmiare ai congiunti una sofferenza analoga. È quello che definiamo "delirio da rovina". Nella percezione d'una rovina imminente, chi progetta il suicidio pensa: "In un mondo così avverso, senza di me, non avete domani"».
Si parla di possibili preoccupazioni di salute e di problemi economici.
«Qualunque fattore somatico può generare la depressione, ma fa solo da supporto all'instaurarsi della malattia in chi è predisposto».
C'è forse un'età a più a rischio?
«Può succedere a qualunque età».
Una depressione tanto grave ha dei segni premonitori?
«L'evoluzione della depressione verso la violenza aggressiva è difficilmente prevedibile. Esistono però segni premonitori della depressione e del suicidio. Segnalano la prima il mutamento di umore, accompagnato da perdita d'interesse e di piacere nell'attività quotidiana. Quando si medita il suicidio, a questi atteggiamenti mentali s'accompagnano spesso pensieri ricorrenti sull'inutilità della vita».
Cosa rende difficile il riconoscimento di questi segnali?
«Innanzitutto la spiccata capacità di alcuni depressi gravi di camuffare il proprio stato. Ma talvolta intervengono anche fattori contingenti, come un improvviso problema economico che viene scambiato dai familiari come la causa del mutamento d'umore».
Come evitare queste tragedie, quando il malessere mentale è stato individuato?
«Occorrono psicofarmaci e psicoterapia integrata. E quando lo specialista di un Dipartimento di salute mentale teme possibili atti autolesionistici o a danno di terzi, la legge prevede il trattamento obbligatorio presso il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura».
Spesso però il malato non arriva al Dipartimento.
«Se il malato non è consapevole del suo stato tocca ai familiari farsene carico, ma spesso sono riluttanti, pensando che il problema sia irrisolvibile. Oppure non hanno la percezione reale della situazione, ingannati da fattori esterni, come potrebbe essere il caso in questione».