lunedì 23 febbraio 2004

Edipo e la sanità mentale

una segnalazione di Paolo Izzo

Repubblica 23.2.04
Sofocle riletto dall´attore con la collaborazione e regia di Sergio Fantoni
L'Edipo di Gioele Dix ritrova la sanità mentale
Alla fine si sbarazza dei complessi attribuitigli da Freud Cento minuti di risate
FRANCO QUADRI


Non credo che sarà il monologo a salvare il teatro riportandolo alle sue origini, ma certo il dilagare dell´affabulazione non è solo una moda che, sostituendo il racconto dei testi all´azione, soddisfa esigenze politiche ed economiche. Del resto sono partite così intere generazioni di comici, basti ricordare il Dario Fo radiofonico che rifaceva la Storia; e qualche grande s´è divertito a smontare e rimontare a vista i classici, come Brook in un suo "Amleto". Ora Gioele Dix, dopo essersi trovato a suo agio frugando tra le pieghe della Bibbia, si butta su "Edipo re", con la collaborazione di Sergio Fantoni, coautore e regista: ma non contento di raccontarne la vicenda, la rivive, travasandola nell´attualità. Interpreta infatti un intellettuale in crisi rinchiuso in una clinica avveniristica dove, tra esercizi di step sui pedali e "bagni etruschi" in piscina, rimedita maniacalmente la storia di quel prototipo umano ossessionato dai complessi di colpa e ne ricostruisce la figura e le avventure all´infermiera inglese incarnata da Luisa Massidda con stupori da finta ingenua, coinvolgendola fino ad affibbiarle la parte di Giocasta.
Partendo dalle parole di Sofocle, tra pareti di specchio, sullo sfondo di un cielo magrittiano e di uno scultoreo busto grecizzante, Dix si appropria del suo personaggio calandolo nella quotidianità, come un globetrotter rincorso dai ragazzini che gridano «Edipo sei un mito!»; ne segue le peripezie e si sdoppia, facendolo dialogare con Creonte e col romanzesco Tiresia, ognuno con un suo dialetto caricaturale, cita Lord Jim, fa un giallo del confronto tra i due pastori toscanizzati che svelano la doppia identità del protagonista e, dopo che la madre-moglie, vista come una autentica passione, s´è impiccata, cambia radicalmente il finale: l´Edipo di oggi non si acceca né se ne va ramingo ma, dopo tanto macerarsi, rifiuta la responsabilità di atti compiuti in piena innocenza, manda a farsi fottere i complessi attribuitigli dal professor Freud e rientra risanato nel proprio io. Così la rilettura, oltre a informare un pubblico abbastanza sorpreso, riesce anche a dare un lieto fine alla tragedia, dopo aver fatto ridere con Sofocle per cento minuti, non disdegnando la facilità ma senza umiliare l´intelligenza.