LA LEZIONE
Franca Rame e Dario Fo stasera su RaiTre
"Caravaggio dipinse la vita del suo tempo"
"Sulle sue tele restava impresso quel che tutti all'epoca, cercavano di coprire"
di ANNA BANDETTINI
MILANO - Passare da Berlusconi a Caravaggio deve essere stata una boccata d´ossigeno, un rifarsi la mente. «In verità lo scopo resta lo stesso: raccontare qualcosa senza fermarsi alla superficie, cercare di scovarne gli aspetti tenuti nascosti, fare controinformazione», spiegano Dario Fo e Franca Rame che, infaticabili, tra una trionfale tappa e l´altra del loro "Anomalo bicefalo", lo spettacolo sulla carriera politica-economica-giudiziaria di Berlusconi (chiuderà grandiosamente la tournée il 7 marzo a Milano in una seratona al Filaforum organizzata con i girotondi), lo scorso dicembre misero in scena all´Auditorium di Roma per sole due serate, davanti a quattromila persone, una lezione-spettacolo, Caravaggio ai tempi del Caravaggio, che sullo stimolo della mostra virtuale sul pittore ospite a Roma a Castel Sant´Angelo, raccontava l´artista nei suoi quadri e nel Seicento. Quella lezione viene ora presentata da RaiTre, stasera con la regia di Felice Cappa, in una di quelle belle occasioni che fanno dimenticare l´impoverimento culturale della tv purtroppo solo alle 23.20. In scena il Nobel e Franca Rame teatralizzano la vita del Caravaggio come già avevano fatto anni fa con Leonardo: davanti agli spettatori 87 gigantografie di quadri, molto materiale storico e documentario e l´inserto di alcuni pezzi di teatro, a cominciare dal bellissimo monologo Maria alla Croce recitato da Franca per sottolineare quanto legame ci fosse tra Caravaggio e le sacre rappresentazioni in volgare della tradizione popolare lombarda.
Il "grande pittore realista ricco però di invenzioni fanstatiche" che ci raccontano è l´uomo pieno di contraddizioni, è l´artista che ha imparato la lezione della grande tradizione pittorica lombarda dal Correggio in poi, è il pittore in cattivi rapporti con il conformismo della Roma della Controriforma e con il partito spagnolo della curia romana «che ogni giorno faceva esecuzioni in piazza e il fine settimana tanto per gradire mandava al rogo qualche sedicente eretico». In questo clima, ci dicono Fo e Rame, Caravaggio era uno che non le mandava a dire. «Nei soggetti religiosi dei suoi quadri metteva figure e temi del suo tempo e non era un pittore piegato alla semplice devozione come mostriamo con vari esempi. La sua grandezza sta anche in questo: che dipingeva la vita che ai suoi tempi tutti cercavano di coprire».
da leggere:
Anna Maria Panzera, Caravaggio e Giordano Bruno fra nuova arte e nuova scienza. La bellezza dell'artefice. 1994 - Fratelli Palombi editori
Fiora Bellini e Riccardo Bassani, Caravaggio assassino, La carriera di un «valenthuomo» fazioso nella Roma della Controriforma. 1994 - Donzelli Editore