giovedì 19 febbraio 2004

il MoMA di New York a Berlino
oltre duecento capolavori senza dover attraversare l'Atlantico

Corriere della Sera 19.2.04
Il MoMA a Berlino
di Paolo Valentino


info: www.das-moma-in-berlin.de

BERLINO - Da oggi e per i prossimi sette mesi, se volete visitare il leggendario MoMA, il Museum of Modern Art di New York, non prendete l’aereo per gli USA. Venite a Berlino.
Oltre duecento capolavori della più celebre collezione d’arte moderna del mondo, saranno infatti in mostra fino al 19 settembre nella semplice geometria bauhaus della Neue Nationalgalerie, unico edificio berlinese di Mies van der Rohe. Complici i lavori di ristrutturazione in corso al museo newyorkese, la mostra «Das MoMA in Berlin» è un avvenimento straordinario e irripetibile: non è mai successo infatti, e probabilmente non succederà per almeno un altro secolo, che un pezzo così importante della sua collezione sia stato prestato in blocco, per essere esposto altrove.
«Una fortuna per la nostra capitale», ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, che insieme al collega americano, Colin Powell, ha patrocinato l’iniziativa.
L’allestimento è una straordinaria cavalcata attraverso il Ventesimo secolo, senza escludere le opere che ne annunciarono l’alba, dal Bagnante di Paul Cézanne, padre dei moderni, alla Notte Stellata , forse il quadro più celebre di Vincent Van Gogh, realizzato nel 1889. Il posto d’onore spetta a Pablo Picasso e Henri Matisse, presenti con decine di capolavori: per tutti, i Tre Musici , dipinti dal maestro spagnolo nel 1921 e la prima versione de La danza , realizzato da Matisse nel 1909. Ci sono i grandi cubisti, George Braque e soprattutto Ferdinand Léger, con le Tre donne ( Le grand déjeuner) del 1936; i futuristi italiani, da Giacomo Balla, a Carlo Carrà, a Umberto Boccioni; i metafisici come Kasimir Malevitch e Piet Mondrian e i surrealisti, da Joan Mirò al Salvador Dalì di Persistenza della memoria .
Fu dall’incontro tra il mondo degli artisti europei in fuga dal nazismo e i loro giovani emuli americani, che prese le ali la cosiddetta Scuola di New York, premessa della transumanza del centro mondiale dell’arte da Parigi a Manhattan. Così, la seconda parte della mostra punta soprattutto sugli artisti d’Oltre Atlantico.
Edward Hopper, in primo luogo, che fissò la Grande Depressione in tele ormai iconografiche e la cui Casa sulla ferrovia fu il primo dipinto acquistato per la collezione del MoMa. E poi l’espressionismo astratto di Jackson Pollock, Mark Rothko e Willem de Koonig, veri capiscuola di uno stile squisitamente americano; la Pop Art di Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Andy Warhol; il minimalismo di Donald Judd e Dan Flavin.
In un certo senso, quello del MoMA a Berlino è quasi un ritorno a casa.
Fu proprio nella capitale tedesca, infatti, che Alfred H. Barr, primo direttore del Museum of Modern Art, scoprì negli Anni Venti l’arte moderna europea e trasse l’ispirazione per la sua impresa senza precedenti, quella di creare dal nulla a New York la più importante collezione artistica contemporanea. Anche per questo, presentando l’evento, Peter Klaus Schuster, sovrintendente dei musei berlinesi, ha potuto dire che «Das MoMA in Berlin» non è solo una mostra ma anche «un prodotto dell’amicizia tedesco-americana». A un anno dal Grande Freddo della guerra in Iraq, un altro segnale del cambiamento di clima.