giovedì 19 febbraio 2004

i Francesi e Marco Bellocchio

La Stampa 19 Febbraio 2004
MARCO BELLOCCHIO E CESARE BATTISTI: I FRANCESI CI GIUDICANO
BUONGIORNO ITALIA
di Cesare Martinetti


MARCO Bellocchio e Cesare Battisti sono i due italiani di cui più si parla in questi giorni a Parigi. Bellocchio è il regista di "Buongiorno notte", il film che ricostruisce e rielabora i 55 giorni di reclusione di Aldo Moro nella «prigione del popolo» delle Brigate rosse osservati dal punto di vista dei quattro carcerieri. Ricostruzione libera, ma realista e spietata («Ha capito di noi cose che noi stessi non avevamo compreso», ha detto Adriana Faranda, una delle brigatiste del caso Moro, citata da Libération) nel mostrare - ha spiegato lo stesso Bellocchio a Le Monde - «la perversa normalità di persone capaci di uccidere a sangue freddo nel nome di un'idea, la loro disumanità totale».
Battisti è l'ex fondatore e leader dei «Pac» (proletari armati per il comunismo), una delle formazioni degli anni di piombo a Milano, responsabile di quattro omicidi e tre ferimenti, condannato a due ergastoli, da ventitré anni latitante di cui tredici a Parigi dove s'è ricostruito una vita e un'identità di scrittore. Giallista, molto apprezzato, pubblicato anche da Gallimard (e in Italia da Einaudi), rielaboratore di storie nere nelle quali fa da sfondo il passato di terrorista e il tumulto sanguinario di quegli anni lontani. Battisti è stato arrestato qualche giorno fa e nel carcere della Santé attende di sapere se ci sarà un nuovo processo (dopo quello che nel '91 respinse la domanda italiana di estradizione) e se dovrà tornare in patria a scontare le sue condanne.
L'Italia e il terrorismo sono due temi che appassionano molto i francesi, fanno colare fiumi di inchiostro, lacerano e dividono, ma soprattutto rivelano quanto siano contradditori, fantastici, addirittura mitologici immagine e giudizi sul nostro paese. Da una parte il bel film di Marco Bellocchio che fa scrivere a Marc Semo su Libération: «Questi terroristi che si arrogavano il diritto di vita e di morte ci sembrano orribili... sul piano politico la loro sconfitta fu totale». Dall'altra la vicenda Battisti, «vittima della vendetta delle camice nere», scrive la stessa Libération che nell'editoriale di ieri attacca il governo francese per l'arresto del terrorista-scrittore: «...è la berlusconizzazione dello spirito giudiziario... si confonde la sanzione con la vendetta». Ora chiunque sappia minimamente come vanno le cose in Italia, sa che parlare di «berlusconizzazione» della giustizia più che sbagliato è ridicolo.
Ora come si puo' allo stesso tempo esaltare il film di Bellocchio che racconta soprattutto - e finalmente - il delirio isolato e sanguinario di «giovani fanatici» (ancora Libération) e al tempo stesso scandalizzarsi se un paese (da sempre e non da quando Berlusconi è al governo) reclama l'estradizione di un condannato per eseguire una legittima sentenza? La spiegazione la leggiamo su l'Humanité che dedica tre pagine al caso: «Battisti è stato condannato nell'87 da un giudice speciale - un tribunale militare - riservato ai processi contro i militanti dell'estrema sinistra». Per far tornare i complicati conti italiani, ai francesi piace pensare che l'Italia degli anni 70-80 fosse come il Cile di Pinochet. Alla faccia di Bellocchio che non se n'era accorto