sabato 14 febbraio 2004

l'amore prima del cristianesimo

Repubblica 14.2.04
LE ABITUDINI SPREGIUDICATE DELL´ANTICHITÀ
Il sentimento carnale dei nostri antenati
di ARISTIDE MALNATI


Come amavano gli antichi? Celebravano ricorrenze, in cui giovani innamorati dal cuore intenerito porgevano semplici doni alla loro amata? Il pianeta "eros", inteso come somma di sentimento e passione, godeva di particolare attenzione? Un gran quantità di ritrovamenti archeologici e una lunga serie di studi ha contribuito a fare luce sulla vita erotica dei nostri antenati e nuove scoperte chiariscono meglio questo aspetto delicato e perenne dell´animo umano al tempo degli egizi, della Grecia classica, di Roma antica. Un testo in greco antico scritto su papiro è venuto recentemente alla luce in Egitto, nell´Oasi del Fayum (100 km dal Cairo): contiene la prima, vera lettera d´amore della cultura occidentale e risale all´epoca della regina Cleopatra (I secolo a. C.), che dell´amore e della passione ha fatto lo scopo primario della propria esistenza e l´arma micidiale per tante battaglie politiche.
Lo scritto è di un tale Dionisio che confessa al fratello Ermodoto di essersi innamorato di una splendida fanciulla, descritta con abbondanza di particolari anatomici, giusto stimolo di una fruizione tangibile e sensuale: «ha capelli corvini, occhi verdi e pelle ambrata; i suoi seni ben torniti ti offuscano la mente per l´emozione, così come le sue gambe affusolate; è molto abile nei giochi erotici nelle fresche serate al chiaro di luna vicino al tempio del dio coccodrillo».
Nell´antichità classica dunque il pianeta "eros" era ampio e variegato e i costumi sessuali, all´ombra delle piramidi come del Partenone, erano spesso lascivi e disinibiti. La lettera appena vista si lancia in descrizioni ardite e fonde puro sentimento amoroso a mera passione erotica; altri papiri poi illustrano con rara efficacia le pulsioni erotiche di comuni cittadini nei villaggi anche periferici dell´antico Egitto. Un testo del II secolo d.C., quindi con il rigore morale della religione cristiana ormai radicato, presenta le preoccupazioni di una nobile matrona romana per la figlia Lucra, che ancora adolescente è lo scandalo del villaggio, dato che cambia uomo una volta alla settimana e si comporta, secondo il giudizio severo e inesorabile della non più giovane genitrice, da «autentica sgualdrina».
La lascivia e la spregiudicatezza, attestate dalle fonti dirette, trovano conferma nel «mare magnum» della letteratura classica a tutte le epoche. Una poetessa come Saffo offre nelle sue odi testimonianza di passioni a tinte forti, consumate nel circolo dove educava giovani fanciulle in fiore a una corretta vita sessuale; la Lisistrata di Aristofane presenta con rara intensità e con spregiudicata comicità l´attaccamento e quasi la dipendenza dei maschi greci al sesso femminile, che quindi assurge a strumento di potere politico. Per non dimenticare Catullo che nei suoi carmi propone all´amata Lesbia baci peccaminosi, da darsi in numero spropositato, senza curarsi dei pruriti di bacchettoni benpensanti.