domenica 7 marzo 2004

due poeti

Repubblica, edizione di Firenze 7.3.04
Alla esposizione del manoscritto anche il presidente della Cassa Benedetti. Mercoledì incontro per partecipare all´asta
Così Luzi ritrovò Campana
"Con i suoi versi innovatori mi sono formato"

L'autografo portato nella casa del poeta fiorentino in omaggio ai suoi novanta anni: "Una emozione grandissima"
"È importante che rimanga a disposizione della comunità. Anche se in questa epoca di barbarie politica tutto può accadere"
"Dalla perdita di queste pagine forse dipese la sua follia. Quanta fatica per noi ermetici far riconoscere il suo genio all'Italia anni Trenta"
di FULVIO PALOSCIA


C´è silenzio nel piccolo attico che si affaccia su via di Bellariva: solo il muto frusciare di pagine antiche e un po´ ingiallite. Le mani di Mario Luzi sfogliano con delicatezza, quasi con timore il manoscritto de Il più lungo giorno di Dino Campana, «mi colpisce l´impaginazione così ordinata, precisa. E questa calligrafia: nelle prime pagine è delicata, poi di colpo si stanca e diventa più tormentata, veloce». Luzi lo dice più volte, sottovoce: «Che emozione... un´emozione grandissima: per questo manoscritto Campana ci ha rimesso la vita, forse non ha torto chi sostiene che la sua follia sia dipesa dallo smarrimento di questo quaderno». Anche se il prezioso documento, che il 18 marzo sarà battuto all´asta a Roma da Christie´s e che ieri mattina è stato presentazione alle istituzioni culturali fiorentine, dove la casa d´aste auspica di trovare un acquirente pubblico che offra degna conservazione. Qualcosa si sta muovendo: ieri mattina, infatti, c´erano tutti; Vieusseux, Biblioteca Nazionale, Marucelliana, Fondazione Conti, il vicesindaco Matulli in rappresentanza del Comune. E soprattutto c´era Aureliano Benedetti, presidente della Cassa di Risparmio, che si è dichiarato interessato ad aiutare il Comune nell´acquisto del manoscritto: mercoledì incontrerà l´assessore alla cultura Siliani.
Nel pomeriggio, Il più lungo giorno è stato portato a casa di Luzi come «dono simbolico» per i suoi 90 anni: lui aveva già studiato quel prezioso documento nel 1971 quando fu ritrovato dagli eredi di Soffici, che lo aveva smarrito nel 1914; «lo tenni per una settimana proprio qui, a Bellariva. Fu la figlia, Valeria Soffici, a portarmelo. Lo lessi più volte, giungendo ad una conclusione che mi sento di sottoscrivere ancora oggi: il ripensamento, la ricostruzione mnemonica de Il più lungo giorno dopo lo smarrimento da parte di Soffici, ha senza dubbio giovato a questi versi. Le disperazione, i crucci provocati dalla scomparsa di questo quaderno dettero i loro frutti: questi versi sono meno intensi dei futuri Canti Orfici, soprattutto dal punto di vista linguistico». L´articolo di Luzi con la notizia del ritrovamento, apparso sul Corriere della Sera, provocò una curiosità smodata: «L´attesa della ricomparsa di questo manoscritto, fino ad allora latente, esplose tutta insieme - racconta - da Palermo si fecero vivi gli eredi di Campana, il documento tornò a loro anche se auspicai la sua conservazione non tra le carte di una casa privata, ma presso un´istituzione pubblica. Da allora non ne ho saputo più niente». Il manoscritto è scomparso una seconda volta fino a quando altri eredi del poeta non hanno deciso di metterlo all´asta.
Per Luzi, sfogliare quel quaderno significa tornare ancora più indietro di quel formidabile 1971: «Campana è il primo poeta che ho letto, da adolescente, nel 1928. Nei suoi versi vibra il sogno non solo del poeta, ma dell´Italia intera con i suoi miti, la sua cultura: un sogno che Campana da una consistenza lirica dove il passato confluisce in un desiderio di avventura poetica, stilistica mossa da un´ansia di rinnovamento, di sperimentazione: nei Canti Orfici c´è Carducci, c´è Pascoli, dai quali aveva ricavato la sua purezza d´anima». Campana sarebbe poi diventato la bandiera dei poeti della generazione degli anni Trenta del Novecento, quella appunto di Luzi: «Ce ne volle perché fosse accettato dai letterati italiani, che lo consideravano poco di più di un personaggio bizzarro. Eppure io, Bigongiari, Parronchi sentimmo in modo profondo il tema campaniano. E lo interiorizzammo con tale forza da ricrearlo e ravvivarlo. I letterati lombardi furono i più ostinati: non ce la facevano a superare l´anomalia letteraria di Campana, che loro vivevano come scandalo, mentre per noi era naturale». È anche per quest´affezione degli ermetici fiorentini a Campana che, oggi, Luzi invoca il ritorno del manoscritto - la cui base d´asta è la più alta battuta da Christie´s riguardo ai manoscritti italiani del Novecento: 180 mila euro - a Firenze, «epicentro dell´esistenza di Campana. Mi auguro che questo documento venga accolto da un´istituzione pubblica che lo metta a disposizione della comunità, visto che appartiene alla memoria storica e letteraria del paese. Ma mi rendo anche conto che in questi tempi di assoluta barbarie politica potrebbe accadere di tutto».