domenica 7 marzo 2004

Irigaray: «l'umanità non è neutra»

Repubblica 7.3.04
Perché il pianeta donna non è stato ancora esplorato a fondo
La parità con gli uomini non è un traguardo
Anche la definizione della de Beauvoir, il secondo sesso, implica comunque una posizione subalterna
L'umanità non è neutra e la differenza sessuale ha un senso: proprio per questo serve la massima autonomia
di LUCE IRIGARAY


Non sono sicura che l´importanza della cosiddetta liberazione delle donne sia stata bene percepita. Eppure l´espansione così rapida delle lotte femminili in tutto il mondo ne è una testimonianza.
Ma siccome si tratta di un passaggio epocale della storia dell´umanità, la cosa è difficile da immaginare. Ognuna, ognuno ne coglie un aspetto solo, inoltre a partire da sé e da oggi. Bisognerebbe anzi saltare in un altro tempo, o anticipare il futuro. E non solo come nella fantascienza ma come un altro mondo possibile, non nell´aldilà ma quaggiù.
Diventare degli uomini. L´interpretazione più immediata della liberazione femminile corrisponde alla sua identificazione con l´uguaglianza all´uomo. Questo non ha bisogno di nessun cambiamento nel modo di pensare, di nessuna (r)evoluzione culturale. Basta far entrare la donna in una categoria esistente - gli operai, gli schiavi, gli oppressi. Rimaniamo così nella stessa logica padrone-schiavo, con il volere dello schiavo di diventare il padrone e, al massimo, con una certa accondiscendenza del padrone rispetto allo schiavo, a meno che accada un capovolgimento del rapporto. Ma siamo sempre nella stessa economia, un´economia a cui le donne accettano di partecipare, sacrificando la loro libertà per perpetuarla, e ricevere per questo qualche compenso dal padrone.
Ma lei non parla di uguaglianza - mi obietterete. Vi chiederò allora di dimostrare che la strada dell´uguaglianza possa sfuggire alla logica padrone-schiavo. Vi suggerirò anche di comprarvi, per festeggiare l´otto marzo, un album Mafalda (fumetti dello scrittore argentino Dino). Mafalda è una maestra in liberazione femminile! Se siete fortunati, troverete in questo album la risposta di Mafalda a suo padre che sostiene che «l´occhio di Dio ci vede tutti uguali»: «Ma chi è il suo oculista?» lei gli chiede.
Notate, in questa occasione, che, per argomentare a proposito dell´esistenza dell´uguaglianza, il padre ha bisogno di ricorrere a Dio - quello con cui la parità rimane sempre impossibile. In ogni caso, prendere l´uomo come modello della propria liberazione non è una scelta che testimonia una grande autonomia né immaginazione. Il successo dell´uguaglianza è basato sul fatto che il metodo già esiste, che fa parte di una cultura al maschile e che è mantenuto dal risentimento fuori da un reale cambiamento, cosa indispensabile per compiere la liberazione delle donne.
Diventare delle donne. La cosa è già più complessa perché difettiamo di mezzi culturali per compiere questa evoluzione. Inoltre essa richiede che le donne preferiscano essere donne e non uomini. E´ il primo, e più decisivo, passo per incamminarsi verso la propria liberazione. Ma poche donne l´hanno già superato, nemmeno sospettato. Per esempio, le famose parole di Simone de Beauvoir: non si nasce donna ma si diventa donna, non manifestano una grande stima per l´identità femminile, che sarebbe soltanto il risultato di stereotipi sociali imposti alle donne. Lo stesso vale nell´affermare che l´altro è necessariamente il secondo rispetto all´uno, come attesta il titolo Il secondo sesso. Non voglio con questo disprezzare il lavoro che Simone de Beauvoir ha compiuto ma dire che esso non basta per assicurare la liberazione della donna in quanto tale. E´ necessario capire che: se sono nata donna, devo anche diventare la donna che sono, e che questa donna è differente, ma non seconda, rispetto all´identità maschile. Certo, diventare donna, sviluppare un´altra identità umana non può ridursi a trasferire nei luoghi pubblici tutti gli affetti e passioni che avevano luogo in casa, in parte perché la donna non godeva di altri mezzi di espressione. Si tratta di elaborare un´identità culturale nuova, che permetta alla donna di fare sbocciare tutte le sue capacità, sia nell´intimità che nella vita pubblica. La prima mediazione indispensabile è il diritto a un´identità civile appropriata. E´ il mezzo che può assicurare la svolta dallo statuto naturale, in cui la donna è stata confinata, a uno statuto civile che consenta alla donna di essere riconosciuta come libera e autonoma nella vita pubblica - cioè che conferisce alla donna un diritto paritetico, pur essendo differente, alla cittadinanza. Una piattaforma civile appropriata alle donne è anche ciò che permette di costruire una democrazia mondiale al femminile.
Diventare degli umani. Questo passaggio dalla naturalità alla civiltà è pure necessario per superare la parte di animalità che troppo spesso regola le relazioni uomo(ini) donna(e). Se queste si fondano solo sull´istinto - sia a livello dell´attrazione sessuale che su quello della procreazione - non possono essere realmente umane. E´ vero nei rapporti amorosi e parentali ma anche nel resto della vita. E´ dunque decisivo che le donne sfuggano a uno stato di semplice naturalità non solo per loro ma per l´insieme dell´umanità. D´altronde chiedere cambiamenti a livello economico e sociale senza modificare i rapporti sessuali non conduce a un granché. Si constata, per esempio, che in certi paesi dove la parità sociale è migliore che altrove, le donne sono più violentate. Manca il riconoscimento della donna come persona, per di più portatrice di valori diversi.
Ma quali sono questi valori, domandano quelli e quelle che pensano che l´essere umano è unico e che la sua cultura è necessariamente al neutro (per non dire al maschile)? Per rispondere a questa interrogazione, ho raccolto tante parole e disegni di ragazze e ragazzi, di donne e uomini. L´analisi di questo materiale non permette nessun dubbio sul fatto che fra i sessi esiste una differenza. Questa differenza non è solo biologica o sociale, come si è immaginato. Si tratta piuttosto di un modo diverso di essere in relazione con sé, con l´altro, con il mondo.
Questa identità relazionale propria di ciascun sesso corrisponde a una maniera specifica di costruire passaggi fra natura e cultura. Non è il sintomo di un´alienazione, come ho sentito dire a proposito del discorso delle ragazze. Questo discorso si dimostra, d´altronde, molto più precoce e creativo che quello dei ragazzi, una ricchezza che si può spiegare per il fatto che la vita relazionale della ragazza è più vivace di quella del ragazzo. La differenza fra identità relazionali interviene nell´attrazione fra i sessi in un modo più umano che la semplice attrazione fisica. Essa rappresenta una fonte di energia, di creatività, di cultura che merita di essere considerata e coltivata per lo sviluppo e la felicità dell´umanità.